Click Fail

Stamattina, mentre uscivo di casa, al GR di Radio Popolare si diceva che dalle 7 del mattino il sito del ministero dell’Interno dove i datori di lavoro devono inviare le domande per l’ottenimento dei permessi di soggiorno per i propri dipendenti era del tutto bloccato. È probabile che fosse lunedì anche per il giornalista di RadioPop; da quanto leggo qua il sito era semplicemente stato bloccato per ogni altra operazione, in modo da permettere ai richiedenti di avere più risorse a disposizione.
Ma questo non toglie nulla all’estrema stupidità del sistema congegnato dal governo per scegliere i fortunati vincitori. Partiamo pure dal principio che non si possa elargire a tutti il sospirato pezzo di carta, perché ci potrebbero essere chissà quali sommovimenti nazionali. A me sembrerebbe più logico dare il permesso di soggiorno a tutti quelli che lavorano, così quando trovi uno che non lo ha gli chiedi “come mai sei qui? che stai facendo?”, ma forse è per questo che al Viminale non ci sono io ma un leghista. Ma anche prendendo per buono questo assioma, non vedo perché scegliere un sistema aleatorio come “il primo che prende la linea ha la precedenza”, manco fosse un quiz su quanti fagioli ci stanno dentro quel barattolone. Se sorteggio ha da essere, sia un sorteggio vero e proprio; tra tutte le domande pervenute nel giorno preposto si sorteggeranno i fortunati. (poi vabbè, Tvemonti potrebbe fare un suggerimento per rimpinguare le finanze statali e dire “per ciascuna domanda si possono comprare più biglietti della lotteria. Il primo è gratuito, dal secondo in poi si paga: n biglietti, per n maggiore o uguale a due, costano n2·100€”. Io non lo farei perché sarebbe una tassa iniqua, ma lo troverei comunque meno iniquo del sistema attuale.
È vero che siamo una nazione che si aggrappa alla sorte, anche se è notizia di oggi che le lotterie classiche eccetto la Lotteria Italia sono state abolite per mancanza di biglietti venduti; ma che si possa scegliere il tipo di sorte!

Ultimo aggiornamento: 2011-01-31 12:08

7 pensieri su “Click Fail

  1. Barbara

    “forse è per questo che al Viminale non ci sono io ma un leghista”
    Sono schiantata dal ridere. Così tanto che non mi dà neppure fastidio lo spiffero dalla parentesi rimasta aperta :-P.
    Ovviamente l’intera faccenda non è affatto da ridere ma oggi sono già abbastanza di cattivo umore per i fatti miei.

  2. Bubbo Bubboni

    Uh, ma il meccanismo del click day non ha assolutamente niente a che fare con chi lavora già sul sacro suolo! Ok, sarà anche una finzione (a meno che sei recluso in un campo di concentramento) ma, lavoro o no, le frontiere sono chiuse a chi è costretto a cercare di risiedere in Italia.
    Sarà che è un pezzo che i programmi dei vari governi non vogliono assolutamente dare attuazione all’Art. 10 della Costituzione?

  3. ArgiaSbolenfi

    Quando sento dire “click day” metterei mano alla pistola. Da notare che centinaia di imprese hanno vinto un ricorso contro questo metodo applicato agli sgravi fiscali per gli investimenti in ricerca. Non solo è deprimente perchè certifica l’incapacità della nostra pubblica amministrazione di compilare delle graduatorie, ma mi chiedo se non ci sia qualcono che si è divertito ad analizzare il protocollo dell’applicazione per l’invio dei documenti, per realizzarne una versione taroccata che aumenti le probabilità di successo…

  4. vb

    Tu non consideri il vantaggio di un sistema così aleatorio: chi lavora lì può tranquillamente inserire in cima alla lista le richieste che vuole, sostenendo che sono arrivate dopo un secondo dall’apertura…

  5. IB

    Hai dimenticato un paio di altri vantaggi:
    1) togli le code dagli uffici postali (a Torino la mafia albanese questa volta rimane a bocca asciutta, mentre nel 2007 aveva fatto affari d’oro con la gestione delle code) e accontenti i vecchietti (che notoriamente votano Lega).
    2) metti le code nei phone center: chi non ha il computer si è visto chiedere (a partire da) 100 euro per prenotare un posto da cui inviare la richiesta (e qui la mafia ringrazia)
    3) fai un favore ai commercialisti, che chiedono (a partire da) 250 euro per la compilazione di ogni pratica (per loro che hanno tutti i dati: 20 min di lavoro; per farlo in casa: fino a 2 ore…)
    4) per ogni richiesta si pagano 15 euro di marca da bollo: quindi a fronte di 52.080 posti, lo stato incassa 400.000 marche da bollo (un bel guadagno dell’800%) mentre nel 2007 all’esaurimento dei posti corrispose l’esaurimento degli acquisti di marche da bollo (nel senso che quella marca da bollo non l’hanno usata per la pratica, ma per qualcos’altro).
    Sul sito scrivono che il software gira su Windows, MacOS e GNU/Linux: per girare, gira… peccato che l’installer per GNU/Linux non funzioni (c’è una grep pedestremente sbagliata, vedi forum ubuntu-it).

  6. .mau.

    @IB: occhei per il punto 1. Sul 2 avrei dei dubbi (i phone center sono generalmente gestiti da non italiani, tanto che hanno cercato di fare una regolamentazione bloccante). Per 3 e 4 non ci sarebbero differenze se si sorteggiasse tra tutte le richieste arrivate nel giorno X, no?

  7. ArgiaSbolenfi

    Bisognerebbe prima o poi fare una galleria dei peggiori programmi distribuiti dalla PA per l’espletamento delle pratiche più svariate. Quelli che richiedono una versione precisa (ed obsoleta) della JVM; quelli che non funzionano senza diritti amministrativi; quelli che non funzionano dietro ad un proxy con autenticazione NTLM; quelli distribuiti tramite jnlp ma che poi funziona a metà quindi scaricati lo .zip con il .bat …
    Oddio qualcuno che funziona c’è :) .. comunque un bel repertorio per tenere impegnato il sysadmin di turno.

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