Io non leggo i comunicati di Indymedia. Piuttosto mi sorbirei dieci editoriali di Feltri, il che è tutto detto. Però oggi vb ha postato un link al testo “Repressione poliziesca sulla 90“, e ci ho dato uno sguardo.
Sospendo il giudizio sui fatti, anche perché vorrei sentire tutte le campane: mi è capitato di prendere la 90/91 la sera, di essere “invasi” da controllori con o senza polizia, ma questi prima chiedevano un biglietto e poi – se il passeggero chiaramente non italiano il biglietto non ce l’aveva – solo allora volevano i documenti (Detto in altre parole: se sei clandestino ti conviene non essere anche portoghese)
Mi chiedo però con vb come si fa a rimanere seri quando qualcuno riesce a iniziare il proprio resoconto con la frase
«Ieri 12 ottobre 2010 intorno alle 21.45 un compagno e una compagna militanti comunisti e antirazzisti, impegnati contro la repressione e per la solidarietà internazionalista, si trovavano sulla linea filobus 90 a Milano diretta verso piazzale Lotto.»
Ultimo aggiornamento: 2010-10-14 16:12
Un po’ mi dispiace criticare lo stile e la lingua di qualcuno che presumibilmente ritiene di star dando una sincera testimonianza di un’ingiustizia, ma che senso ha l’espressione “invita i compagni/e e compagne/i a scendere” quando si sta parlando di 2 (due) persone, di cui una di sesso maschile e una di sesso femminile?
Anche questa frase però strappa parecchie risate: “Gli sbirri nel frattempo si erano posizionati in centro vettura ed in particolare uno osservava tutti, tenendo sott’occhio il compagno e la compagna con un’espressione nazifascista.”
Come è fatta esattamente un’espressione nazifascista?
Io sono rimasto molto perplesso soprattutto dall’indicazione che il controllore li guardava “con un’espressione nazifascista”. E’ due ore che mi chiedo come si faccia a riconoscere “un’espressione nazifascista”… :-)
La cosa buffa è che per me è del tutto normale una frase del genere.
Nel senso che nel mio lavoro e vita precedente, una mia ex-collega (e compagna militante comunista antirazzista internazionalista etc…) mi ha abituato ad un linguaggio del genere e non lo trovo più “strano”.
Certo, si tratta di puro indottrinamento :-). Cmq mi fa ridere tanto quanto certi comunicati del PdL :-)).
«Il compagno… verrà invitato a togliere il maglione per una perquisizione».
E’ anche vero che, con il freddo che faceva ieri, togliere il maglione è quasi una raffinata tortura.
Era una notte buia e tempestosa, Marco e Luana, un compagno e una compagna militanti comunisti antirazzisti, impegnati contro la repressione e per la solidarietà internazionalista, si trovavano sulla linea filobus 90 a Milano diretta verso piazzale Lotto.
“sull’autobussolo / sull’autobissolo / l’auto dell’Essele / l’autodafé / che va da sé / a sussultoni / a balzelloni / dal capolinea / al lineapiè / …” (cit., anche se a memoria e quindi non garantisco l’esattezza)
Hai il vezzo di citare dischi della fine anni ’70, ma quello di Ricky Gianco avrà venduto un migliaio di copie, dipende forse dall’ascolto di qualche radio come Radio Popolare?
a parte che credo che il brano sia stato inserito in una raccolta fine anni ’90 di Repubblica, penso concorderai con me che in questo caso era doveroso citarlo, anche se temo che “il compagno e la compagna militanti comunisti antirazzisti” non avrebbero mai colto la citazione (dei miei ventun lettori mi fido, invece)
Ricki Gianco? Non è uno degli esercizi di stile di Queneau? Dans l’autobus / dans l’autobon / l’autobus S / l’autobusson / qui dans les rues / qui dans les ronds….
Allora vorrei citare il Maldestro :) “Io vorrei dare una testimonianza di classe di quel che ho visto ieri sull’autobus (non sulle mercedes dei signori) […] Allora, partiamo a monte – ecco, mi sono già fregato perché poi sui vostri giornali scrivete che diciamo solo frasi di un certo tipo, ma praticamente non era a monte ma in pianura perché era un autobus […] Va bene, sono un po’ suonato ma cosa deve fare un proletario che dorme solo in sacco a pelo e la police gli ha rotto la chitarra?”
@marco b.: la canzone di Ricky Gianco è “Compagno sì, compagno no, compagno un caz”. Naturalmente Eco rese magistralmente il queneauiano esercizio “Maladroit” con l’incipit “Cioè compagni, cazzo compagni, scusate compagni” che chiude il cerchio…
uhh grazie adesso ho capito il titolo del post! Non la conoscevo questa canzone.
Però mi ricordavo dei tuoi trascorsi oulipiani, non mi tornava infatti…
Il pezzo di iM ha lo stile da “verbale dei carabinieri”, mancano locuzioni tipo “Per futili motivi” ma per il resto c’è tutto :D