Repubblica fa un articolo sulla crisi delle biblioteche italiane, cui sono tagliati i fondi e che rischiano di chiudere e/o di non poter più acquistare nuovi libri, tanto che si chiede alla gente di regalare loro i libri già letti oppure si studiano nuove possibilità di sponsorizzazione dei nuovi acquisti.
A parte stupirmi che chi ha scritto l’articolo non ha nemmeno accennato alla direttiva europea che impone un pagamento agli editori per le opere nele biblioteche (vedi Non pago di leggere) mi chiedo se chi ha scritto l’articolo si è spostato dall’isola ancora felice di Emilia e Toscana. Nella biblioteca di quartiere che io frequento relativamente spesso è vero che i nuovi acquisti sono ridotti da un pezzo al lumicino; ma è anche vero che non ci sarebbe comunque spazio per collocare altri libri, a meno di buttarne via alcuni. Il prestito interbibliotecario funziona molto bene, per fortuna, e non è mica quel problema riportato nell’articolo: se il problema è che il lettore deve sempre poter sfogliare le ultime novità prendendole dagli scaffali aperti, si può tornare al vecchio sistema delle case chiuse, dove le ragazze… pardon, le opere comprate da poco vengono ruotate da una biblioteca all’altra durante i primi mesi.
Ma poi la domanda sorge spontanea: sono davvero cresciuti gli utenti delle biblioteche che prendono libri in prestito? La nostra nazione sta finalmente tirando su una razza di italici lettori? Io inizierei da lì, e poi tornerei indietro ai problemi delle biblioteche.
Ultimo aggiornamento: 2010-10-06 14:13
infatti qua ci siamo fatti una biblioteca nuova di pacca, per la modica cifra di 12 milioni di euro (ora il Comune ha un deficit pregresso e un deficit strutturale, però c’è un sacco di posto per i libri.)
le opere comprate da poco vengono ruotate da una biblioteca all’altra durante i primi mesi.
Questo è vero (fattibile) per i centri urbani più grandi. Le città con una solo biblioteca (Como, giusto per dire la mia città natale) si debbono appendere al tram? Inoltre, vuol anche dire che se poniamo tre persone cercano un unico libro, beh due aspettaranno parecchio per (forse) vederlo.
(dall’articolo di Rep)”le biblioteche senza libri freschi muoiono..”
E’ vero, nel senso che l’utenza va in biblioteca per motivi solidi, precisi e facilmente comprensibili: si risparmiano soldoni e non si hanno problemi di spazio e stoccaggio in casa. Dato che il mercato è sensibile alle novità, mentre i “classici” galleggiano a medie pressochè costanti, è ovvio|facilmente intuibile che il numero di frequentatori delle biblioteche senza novità diminuisce.
Io sono un forte lettore, ho tantissimi libri a casa, ma credo fermamente nella parabola del seminatore: un seme va sulla roccia e viene perso, un secondo seme va sulle sterpi e viene soffocato, infine uno cade sulla terra buona e cresce rigoglioso. Porta gente in biblioteca, e qualche seme crescerà.
Se noi togliamo la semina, allora possiamo stare freschi. La squola (faccio appsta l’errore) NON insegna in alcun modo ad amare la lettura. Tira un pco tu le conclusioni, e vedi se ci sono i presuposti per aumentare il numero di lettori in itaglia…
@mestesso: Monza, Brianza e Vimercatese fanno già prestito interbibliotecario tra di loro; potrebbero anche fare la rotazione delle novità. Lo stesso immagino potrebbe capitare con l’Insubria, a meno che tu non mi dica che Como Varese e Lecco sono così distanti.
Per il resto, i libri sono davvero tanti; quindi o si accrescono a dismisura le dimensioni delle biblioteche oppure si decide di lasciarne una parte per classici e saggi e un’altra parte per le novità usa-e-getta, sapendo fin troppo bene che gli editori non apprezzeranno affatto.
Lo stesso immagino potrebbe capitare con l’Insubria, a meno che tu non mi dica che Como Varese e Lecco sono così distanti.
Il problema non è tanto la distanza fisica, ma quella cultural/istituzionale :-).
Per dire, il tuo esempio è sotto l’ombrello di una unica provincia (Monza e Brianza). Alias, più semplice da creare o sviluppare con servizi nuovi tipo la rotazione dei libri da acquistare. L’Insubria, come tu ben sai, è come la Padania una entità che esiste nelle menti dei leghisti, ma molto meno nelle altre persone ;-). Con difficoltà che ti lascio immaginare.
Inoltre tutto questo è lasciato totalmente alla buona volontà delle singole istituzioni territoriali, con l’unico risultato di balcanizzare la qualità dell’offerta. E qui ricadiamo nel esempio che tu citi: ma sei sicuro sicuro sicuro che in Emilia Romagna il prestito interbibliotecario funzioni (od a Catania, tanto per dire)?
E poi, davvero c’è il problema (generalizzato, intendo dire) della saturazione dello spazio? Io sapevo che nella mia ex-biblioteca, ogni 2-3 anni, si mettevano a fare repulisti eliminando ad esempio i doppioni, oppure a stoccare i libri antichi/poco letti in aree non facilmente raggiungibili liberando e razionalizzando gli spazi per il resto. Se uno chiedeva i libri stoccati, te li fornivano il giorno dopo o la settimana successiva.
Il vero problema, per me, è la qualità della fruizione, intesa sia come accesso che come sia strutturata l’offerta.
@.mau. a parte che il crollo degli acquisti delle biblioteche è in effetti un dramma per chi ci campava (e questa è una parentesi personale in effetti) comunque in effetti una volta le biblioteche (quelle di quartiere intendo, meno quelle scientifiche) buttavano regolarmente dei libri per far spazio ai libri nuovi. Buttavano le copie in più, buttavano i libri rovinati, buttavano i libri datati.
Ora non buttano più niente perché tanto non c’è bisogno di fare spazio per i nuovi acquisti.
Mi scuso per le ripetizioni, ho scritto un po’ velocemente, spero si capisca lo stesso.
Le biblioteche dovrebbero non buttare, ma regalare o vendere a prezzo stracciato i libri che non sono più così richiesti. Così almeno fa la biblioteca di paese (14K abitanti) che frequentavo in Germania.
Invece la biblioteca di città (150K abitanti) che frequento (poco) in Italia non lo fa. Ha anche spazi carenti, orari di apertura patetici, è difficile da raggiungere in autobus e non si trova parcheggio per chilometri. In bici è riservata alle mountain bike causa strada d’accesso in forte pendenza.
Poi uno si chiede perché ha pochi frequentatori.
PS La differenza fra trovare il libro sullo scaffale e doverlo ordinare è enorme. Specie per bambini e persone poco colte (non certo per chi va in biblioteca a leggere un libro di cui ha già letto la recensione su internet).
Io ho appena richiesto alla mia biblioteca di quartiere di acquistare due libri di Neal Stephenson, e me li hanno presi, pappappero.
@Mattia, @Barbara: quest’anno tra i miei acquisti ci sono due libri presi di seconda mano dalle biblioteche (una americana e una britannica; quest’ultimo libro non era mai stato chiesto in prestito)
Da bibliotecario mi permetto alcune osservazioni:
1) il taglio di fondi mette in pericolo non solo l’acquisto di nuovi testi, ma anche l’acquisizione di una serie di fonti documentali basilari come abbonamenti a riviste/giornali (anche in formato elettronico), cd, dvd e altro materiale multimediale, banche dati locali e remote, e la manutenzione del materiale storico da preservare (rilegature, microfilmatura, digitalizzazione, backup di materiale multimediale);
2) Le biblioteche hanno da sempre praticato lo scarto di documenti secondo criteri standard come lo SMUSI (vedi ad esempio http://www.aib.it/aib/commiss/doc/scartial.htm), dove per “scarto” si intende l’invio ad archivi esterni, la cessione gratuita agli utenti, lo scambio/dono tra biblioteche e solo in ultima analisi (il libro non lo vuole proprio nessuno, o la copia risulta troppo danneggiata) l’invio al macero (o a quello che chiamiamo il deposito “C”, ovvero il cassonetto della carta…);
3) il prestito bibliotecario sposterebbe solo il problema, in quanto in presenza di tagli generalizzati tutte le biblioteche hanno difficoltà nell’aggiornare il proprio posseduto (anche la Nazionale di Firenze ha i suoi: http://firenze.repubblica.it/cronaca/2010/09/28/news/biblioteca_nazionale_ci_sono_soldi_fino_a_marzo-7499853/index.html?ref=search);
inoltre questo è un servizio che ha un costo non indifferente, soprattutto da quando le poste hanno riservato la tariffa “piego di libri” agli editori, e funziona quando è supportato da un sistema bibiotecario efficiente e adeguatamente finanziato.
Ti riporto un’esperienza personale: in Toscana esiste il servizio “Libri in rete” per il prestito bibliotecario regionale, e lo scambio dei libri avveniva tramite corriere pagato con dei coupon finanziati dalla regione: quando tale finanziamento è venuto meno mi sono sentito rispondere da una piccola biblioteca di paese che non potevano inviare il libro richiesto perché non avevano i fondi necessari per il pagamento dell’invio del pacco (in pratica dovevamo noi inviagli prima i francobolli necessari, moltiplicando così costi e tempi di attesa).
4) Per rispondere alla tua domanda finale: sì, almeno in quelle biblioteche che hanno rinnovato spazi, servizi e posseduto (alcuni esempi: La Sala Borsa di Bologna, e Oblate a Firenze, la Lazzerini di Prato…); tieni presente che una biblioteca è un luogo prezioso non solo per i lettori, ma per chiunque abbia necessità di informarsi, che sia l’imprenditore illetterato che si serve della biblioteca per consultare le novità legislative fiscali sulla Gazzetta Ufficiale o le norme ISo su qualche banca dati, sia lo studente liceale sfaccendato che utilizza la connessione wifi gratuita per aggiornarsi il profilo su facebook e poi prende in prestito qualche CD di musica o film in dvd.
Una cosa è sicura: le biblioteche non in grado di aggiornare il posseduto sono destinate a perdere il proprio pubblico, poco o tanto che sia.
Veramente nel comasco il prestito interbibliotecario esiste già da svariato tempo. Il sistema bibliotecario Ovest Como comprende 34 comuni dell’area e ne ho usufruito spesso e volentieri quando abitavo in zona.