Secondo questo articolo della Stampa, che stranamente non ho visto ripreso in giro, c’è stato un accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla proposta di direttiva destinata a limitare i ritardi di pagamento delle fatture. Tranne che nel settore sanitario, dove il limite è portato a 120 giorni, le pubbliche amministrazioni europee dovranno emettere pagamento a 60 giorni, o altrimenti pagare un interesse legale dell’8% annuo. Per le trattative tra privati, i 60 giorni sono consigliati, «salvo accordi differenti tra le parti» (e sarà divertente…) Si direbbe una rivoluzione copernicana: ma…
Innanzitutto la direttiva non esiste ancora. Anche quando sarà pubblicata, sono concessi due anni prima che i vari parlamenti nazionali si adeguino, senza contare le solite procedure di infrazione che noi italiani conosceremmo molto bene se solo qualcuno ce le ricordasse. Poi c’è un simpatico problema che non sembra sia stato recepito da nessuno. Se è vero che il debito della PA italiana è tra i 30 e i 60 miliardi, diciamo 45, e possiamo supporre che adesso i pagamenti siano a 180 giorni (se non è vero, qualcuno commenti), significa che spostiamo all’indietro pagamenti intorno ai 15 miliardi di euro, quasi un punto di PIL. Belle cose per chi quei soldi li aspetta, ma cosa diciamo agli inflessibili custodi di Maastricht? Che sforiamo sì, ma solo perché stiamo diventando buonini? Mi sa che anche questo finirà in una bolla di sapone.
Ultimo aggiornamento: 2010-09-16 07:00
Ignoro gli altri casi, visto che (fortunatamente) non mi tocca lavorare con le PA, ma quella comunale di Brescia pagava già a sessanta giorni, spostati a 120 l’anno scorso.
Fonte: http://www.quibrescia.it/index.php?/content/view/14441/218/
PS: chissà perché il “salvo accordo tra le parti” lo interpreto con un “ai miei amici e parenti pago subito, gli altri aspettano”. :/
Anni fa ero dipendente di un fornitore della società per cui lavori tu (all’epoca pubblica). Da quel che ne sapevo io, 180gg era la regola anche se non ufficiale. Non il limite massimo comunque.
In realtà il problema non si pone, anzi!
Se le cose stanno come dice La Stampa, la nuova normativa europea sarebbe peggiorativa (i.e. migliorativa per i conti pubblici) rispetto a quella ora vigente ai sensi del Decreto Legislativo 9.10.2002, n. 231, a sua volta attuazione della direttiva 2000/35/CE.
Questa prevede che il pagamento delle transazioni commerciali debba avvenire entro trenta giorni, e che in caso di ritardo si applichi un tasso di mora pari a sette punti in più del tasso di rifinanziamento BCE (e quindi, ad oggi, l’8%)
In teoria i termini di pagamento sono disciplinati dal contratto, quindi siamo sicuri che possa essere retroattiva?
Comunque 15 miliardi non sono molti (anche nei momenti peggiori lo Stato mi pare abbia 70 miliardi in cassa, e al massimo ci si fa fare un prestito a breve dalla Cassa depositi e prestiti che ha decine o centinaia di miliardi inutilizzati) e spero bene che il bilancio dello Stato sia per competenza e non per cassa, quindi dal punto di vista del deficit non dovrebbe cambiare nulla.
@mfisk: conosci qualcuno che abbia citato a giudizio lo Stato italiano per farsi dare gli interessi legali?
@nemo: permettimi di dubitare. Ho visto troppe finanziarie con anticipi di entrate e ritardi di spese (e una finanziaria, quella 1997 con Prodi, con ritardi di entrate e anticipi di spese) per credere che il bilancio statale sia solo di competenza.
@nemo – dalle mie reminiscenze (ma non è materia che mastico) in realtà il bilancio degli enti pubblici non è né per cassa né per competenza, bensì un mischione dei due. In ogni caso siamo d’accordo sul fatto che il problema dei pagamenti anticipati rispetto alla scadenza lunga dia di natura finanziaria e non economica, ma bisogna rammentare che:
a) la competenza finanziaria si riverbera sul conto economico allorquando (come oggi avviene) l’ente pubblico paga ai fornitori interessi che, se fossero pretesi da una banca, sarebbero al limite della soglia moratoria;
b) comunque l’uscita di cassa va finanziata. E se è vero (lo do per accertato, dato che lo affermi) che lo Stato ha disponibilità di cassa liquide, ben diversa è la situazione finanziaria delle Regioni, che sono tra i maggiori spenditori, e degli altri enti pubblici territoriali.
Non conosco nessuno che abbia citato lo Stato né le Regioni per farsi dare gli interessi moratori (che sono ben diversi dagli interessi legali, il cui saggio è attualmente pari all’1%), dato che lo Stato e le Regioni li pagano, con i tempi biblici con cui pagano le fornitire, senza battere ciglio.
Non a caso la cassione pro-soluto di crediti verso le ASL è uno dei più fruttuosi settori d’impiego per le banche.
(forniture) (cessione)
(ah, che la legge non sia retroattiva non importa, perché quello che conta sono i pagamenti nuovi)
@mfisk: questa mi giunge nuova. Quindi la PA potrebbe risparmiare tanti bei soldini pagando in tempo?
oh, yes. Il problema è che le ASL non hanno le disponibilità di cassa per pagare per tempo, e quindi anche volendolo non potrebbero.
Le regioni Sicilia e Calabria, le più dissestate nel settore sanità, pagano a 240-320 giorni (fonte Report).
La mia (grande) azienda non ha mai visto una lira di interessi legali. È grassa portarsi a casa il capitale, spesso si devono concedere sconti. O cedere il credito, rimettendoci qualche punto percentuale.
Ma da quanto un termine definito come numero di giorni a partire da un certo evento è un problema?
E’ la legge (IVA) che stabilisce *quando* va emessa la fattura, se sarà necessario bastano tre o quattro parole per toglie allo stato qualsiasi problema di rispetto dei termini e di rispetto delle grida e delle statistiche europee.