Uno dei guai di essere un compratore compulsivo di libri e non avere tempo per leggerli è che finisce che me ne può capitare uno tra le mani dopo quindici anni. I cinque euro attuali (Franz Kafka, Tutti i racconti, Newton Compton 2005, pag. 368, € 5, ISBN 9788854103795, trad. L. Coppè e G. Raio) erano 3900 lire… A parte queste considerazioni secondarie, devo dire che Kafka non fa per me. Non so se il problema è esacerbato dalla traduzione, vecchiotta e quindi un po’ pesante; ma è proprio la struttura del racconto kafkiano, che oscilla tra la disperazione e l’inconclusione, che mi mette a disagio. Prendiamo “Nella colonia penale”, per esempio. C’è questa ineluttabilità delle esecuzioni, che si fanno senza che nessuno sappia esattamente la ragione; e anche il visitatore, che pure sembrerebbe uno dei protagonisti, è come se non esistesse davvero. Tra i molti racconti postumi inseriti nella raccolta, spicca “Il maestro di scuola del villaggio”, dove l’incomunicabilità così cara a Kafka arriva a un livello persino comico; “Blumfeld, un vecchio scapolo” inizia benissimo con le due palle che seguono il protagonista, ma poi la trama si perde. Inutile: in generale non riesco ad appassionarmi a questo tipo di racconti.
Ultimo aggiornamento: 2014-07-11 12:43
E non sei ancora passato al Kindle… se lo fai, rimarrai sommerso dai libri che vuoi leggere ma non ce la fai neanche a cominciare..
A mio parere, anche se non ti sono piaciuti, hai fatto centro. La disperazione dei racconti di Kafka nasce dall’inconclusione e tutto per far conoscere al lettore il disagio (come sai a quei tempi, ma anche oggi, il disagio era visto come una malattia censurabile dal borghese sempre a suo agio). Qualche cattivo critico cominista dice che Kafka stava parlando di una strana cosa: alienazione (infatti il signore che si trova mutato in scarafaggio la prima cosa che pensa è che farà tardi al lavoro). Vabbè, dai, ora la smetto di sbrodolare.
Scusa tanto ma mi ero dimenticato di dire la cosa più importante: la maggior parte degli ebrei internati in un campo di concentramento e che aspettavano di essere bruciati vivi nei forni, dicono tantissimi scampati e testimoni, non sapevano perchè erano lì. Non conoscevano ragione.
Forse li hai letti nel momento sbagliato… A me Kafka piace tantissimo, avevo visto su Anobii le tue due stelline e mi ero chiesto perché.
Provo a citare un pezzetto dell’ultimo libro di Bartezzaghi, L’elmo di Don Chisciotte. Magari ti fa venire voglia di rileggere qualcosa, in un’altra traduzione (io rileggerei La tana). Molto del fascino di Kafka per me sta anche qua: “molti anni fa ho letto un’intervista in cui Gabriel Garcia Marquez raccontava il modo in cui diventò scrittore […] Mi pare di ricordare che il giovane Gabriel Garcia Marquez fosse arrivato a Parigi per studiare, e che la sera prima si fosse coricato con l’intenzione di leggere per la prima volta La metamorfosi di Franz Kafka. Aprì il libro, prese atto del famoso incipit: ‘una mattina Gregor Samsa, svegliandosi nel suo letto da sogni inquieti, si trovò trasformato in un grande insetto’. La mattina dopo, svegliandosi nel suo letto da chissà quali sogni, Gabriel Garcia Marquez si trovò trasformato in un grande scrittore. O almeno nella larva di un grande scrittore. Raccontava […] che dopo aver letto il poderoso incipit kafkiano si era detto: ‘ma allora si può!’. Si può, cioè, scrivere così, scrivere una cosa così. Non si infrange nessuna regola, cioè, se ne infrangono molte ma non si arriva a infrangere il giocattolo della letteratura”.