la ricerca scolastica ai tempi di Wikipedia

C’è un certo qual dibattito (guardate ad esempio Galatea e la discussione FriendFeed relativa, oppure Orientalia4All) sull’utilità di far fare agli studenti delle ricerche che finiscono con l’essere il copincolla di roba presa dalla rete, senza alcun senso critico.
Quando ero giovane io si faceva il taglincolla delle immagini e il resto lo si copiava a mano dalle enciclopedie; la probabilità di trovare bufale era minore rispetto al prendere una pagina web solo perché è la prima ritornata da Google, ma non è che comunque si imparasse qualcosa in ogni caso; e sicuramente il senso critico non veniva sviluppato. Però è vero che almeno si era costretti a perderci su un minimo di tempo, cosa che adesso non avviene.
Come si potrebbe fare per ottenere qualcosa di meglio? Beh, mi piacerebbe vedere che tutti gli studenti sulla propria sandbox utente (evitiamo per il momento di toccare la voce vera e propria) provassero a modificare una specifica voce di wikipedia, cercando informazioni in giro, magari riducendo la dimensione togliendo un po’ di roba che loro non ritengono importante e soprattutto rimettendo il tutto in formato scorrevole – il che non è banale, visto che purtroppo a volte la qualità delle voci dell’enciclopedia non è il massimo. Purtroppo una cosa di questo tipo richiede molto lavoro non solo dagli studenti ma anche dai professori, e richiede anche che i professori stessi sappiano usare gli strumenti elettronici, cosa che non è ovvia. Però potrebbe essere un esperimento interessante: voi che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2010-08-05 07:00

11 pensieri su “la ricerca scolastica ai tempi di Wikipedia

  1. Marco

    L’esperimento è interessante. Ho letto che negli USA qualche insegnante assegna come compito agli studenti (highschool) l’editing di pagine di Wikipedia. Se mi torna sotto mano il link, lo posto. Di sicuro questo “compito per casa” è molto diffuso nelle università scientifiche in USA e altrove. In Italia ai miei tempi non lo era (Wikipedia era agli albori), forse ora qualcosa è cambiato.
    Nella mia scuola superiore pre-Internet (nel senso che Internet e persino il Web esistevano, ma pochi avevano accesso) molte interrogazioni erano il copia e incolla orale di quello che c’era scritto nel libro di testo o aveva detto l’insegnante. Faccio l’esempio di filosofia solo per spiegarmi meglio, ma il problema non è limitato alla filosofia. Una tesi di un filosofo era presentata come un insieme di nozioni non correlate perché per amore di brevità l’argomento era parafrasato saltando i nessi logici che, secondo me, erano fondamentali. Niente di sorprendente quando si sa che un noto testo di filosofia delle superiori è il riassunto dell’opera enciclopedica di un noto filosofo italiano. Io non capivo, mi mancava qualcosa e volevo capire. Internet mi avrebbe dato la possibilità di trovare le opere originali e magari trovare anche le lezioni di qualche bravo professore universitario.
    Insomma secondo me Internet non è una minaccia per il senso critico. Anzi, può essere una palestra per sviluppare il senso critico. Google ti sa dire la data della battaglia di Lepanto in pochi secondi. Quello che Google non sa è dirti cosa devi o vuoi fare. Forse è questo che gli studenti e gli insegnanti dovrebbero avere presente quando rispettivamente copia-incollano pagine Web e assegnano ricerche. Ciao ciao.

  2. Bubbo Bubboni

    Come sempre tutto dipende dagli obiettivi didattici. Se si vuole insegnare ad elaborare in proprio del materiale (quello che un ignorante totale capisce come “dire quello che ne penso”) si useranno talune tecniche, se lo scopo è taglia-incolla per tot pagine se ne useranno altre.
    Resto dell’idea che i lavori migliori sono quelli che riguardano domande senza risposta (solito motto da Baharier Haim “le buone domande non hanno risposta, le altre non meritano risposta”) ma nella logica di apprendimento dell’ignoranza ‘mericana questo tipo di domande sono vietatissime perché porterebbero subito a delle cause contro gli insegnanti. Se la risposta al quiz non è contentuta nel materiale didattico ufficiale sono guai!
    L’idea di scriversi una propria voce è ottima! Io ero arrivato solo a pensare di scrivere una pagina di sciocchezze per vedere che tutti abboccavano. Ma devo ammettere che la mia idea era meno, ma molto meno, originale…

  3. zar

    Io ho i miei che spesso cercano formulari su internet, e magari li tengono nascosti per paura che io mi arrabbi. Poi io li vedo, li prendo, e dico: “bella roba, lo sai che questa formula è sbagliata e tutte le altre sono sul libro?”.
    Prima di aprire il libro si guarda su internet…

  4. Elvetico

    Per cominciare, non sarebbe già male l’obbligo di scrivere a mano le tesi, come del resto noi quarantenni facevamo tutti a scuola. Il dono della sintesi deriva anche dal crampo del pollice.
    L’idea della sandbox di wikipedia non è male, ma in fin dei conti anche una voce semi-abbandonata in ns0, perché no? Basta avvertire nella pagina di discussione che la voce è oggetto di ricerca scolastica fino alla data X, chiedendo un po’ di pazienza con l’utente. Ciò anche agli occhi dello studente avrebbe più senso (educazione al senso civico e alla responsabilità, consapevolezza della natura pubblica di Internet) e sarebbe più gratificante di una sandbox. Se non sbaglio su Wiki si parlava di proposte di collaborazione con scuole, non so come siano andate a finire.

  5. Orientalia

    idea ottima e ottimissima, delle voci di W sono bufale dall’inizio alla fine e riscriverle sarebbe l’ideale. Anche fare l’editing di altre. Ma, come ho scritto da me, ci vuole tempo. E alcune sono così piene di errori e inesattezze che sarebbero da buttare giù e rifare.
    Un altro punto è anche che alcuni argomenti di alcune materie sono così specialistici che bisognerebbe che li scrivessero gli specialisti degli specialisti (ti faccio un esempio, lo stridharma, che è una categoria molto importante del dharma inteso come raccolta di leggi, che sono un mio special field), ma loro (noi) non ci si mettono. Ma magari sì, prima o poi, chi sa, in fondo è una bella cosa e pure utile.

  6. .mau.

    @Orientalia: ci sono gli imbecilli che devono rovinare i palazzi con le loro tag per far vedere quanto sono bravi e quelli che devono rovinare Wikipedia per far vedere quanto sono bravi.
    Per gli argomenti ultraspecialistici, quanta gente va poi a cercare informazioni? Io non mi preoccupo più di tanto delle voci di nicchia, sono quelle più cercate che sono da tenere sott’occhio.

  7. Anonymous

    @Marco: http://outreach.wikimedia.org/wiki/Best_practices_in_assigning_Wikipedia_articles_as_coursework_to_students ecc., c’è un sacco di materiale. Evoluzione: megaprogetto con diverse università http://outreach.wikimedia.org/wiki/Public_Policy_Initiative
    Alle elementari nella mia classe non si copiava affatto.
    Non capisco a che serva fare un lavoro simile nella sottopagina utente (o è utile a tutti e allora lo fai nella voce, o non è utile e allora te lo fai in locale dopo aver esportato in ODT o anche con copincolla).
    In generale è ovvio che bisogna insegnare agli studenti a usare le fonti e rielaborarle (non che sia qualcosa di nuovo, vedi sopra); per quanto riguarda Wikipedia e i wiki, Wikimedia Italia ha fatto qualcosina, WM-DE sta cominciando in grande stile con 20 wikimediani in giro per il paese a fare presentazioni, cfr. http://meta.wikimedia.org/wiki/Wikipedia-Schulprojekt (.mau., questa è per te che sei cruccofono).

  8. Luca Logi

    Quattro o cinque anni fa insegnavo alcuni moduli di un corso regionale per tecnici audio, e dovevo dare una infarinatura di musica in 20 ore a una ventina di studenti, tutti tra i venti e i trenta anni. Visto che era richiesta, per motivi puramente formali, una prova di esame, assegnai di preparare una tesina su argomento musicale a piacere, prescrivendo di specificare *tassativamente* in coda al testo tutte le fonti consultate, di qualsiasi natura, fossero esse online od offline, e che i copiaincolla non espressamente dichiarati sarebbero stati sanzionati; così come sarebbero state controllate le fonti dichiarate (in realtà provai a fare non più di due o tre controlli).
    Su 20 studenti 19 presentarono tesine di varia estensione ed originalità, attenendosi alle istruzioni. Ma non poteva mancare il furbastro che fece ampio uso di copiaincolla, che in cinque minuti ho ritrovato pari pari su google.
    Gli comunicai che non consideravo valida la tesina e che doveva presentarne un’altra su argomento diverso e di stesura originale, rispettando le regole come avevano fatto gli altri. Il ragazzo mi chiese come avevo fatto ad accorgermene.
    La risposta vera sarebbe stata: i pezzi che hai scritto tu sono pieni di errori di grammatica e quelli che hai copiato sono corretti, per cui chiunque (intendo, chiunque abbia fatto dei dettati da bambino) potrebbe accorgersi che c’è qualche cosa di strano. Lasciai perdere e gli risposi che i veri musicisti hanno un sesto senso.
    Penso che l’idea di richiedere la dichiarazione delle fonti sarebbe già un primo passo verso l’uso corretto delle risorse in rete. Certo che se poi i professori – per pigrizia non inferiore a quella degli allievi – si bevono tutto (o fanno finta di bere), allora nessun sistema potrebbe funzionare.
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