L’intervista che Repubblica ha fatto al governatore piemontese in bilico Roberto Cota è interessante per vedere come un politico – persino leghista – riesca a mischiare cose corrette e strafalcioni nella propria difesa.
La sua affermazione che se si rivotesse oggi il suo margine di vittoria sarebbe ben maggiore di quello dello scorso maggio è chiaramente fuori classifica; diciamo che è la classica frase a cui non si dà attenzione alcuna, perché è richiesta dalla posizione in cui ci si trova. Per il resto, Cota ha perfettamente ragione quando afferma che per quanti dubbi ci siano lui non si dimetterà per indire nuove elezioni: non lo deve fare non tanto per i venticinque milioni teorici di spesa di una nuova elezione, ma perché i dubbi sono appunto dubbi e finché non ci sono certezze in un senso o nell’altro il governatore è lui. Ha anche ragione quando dice che anche se putacaso tra i voti dati alle due liste cancellate ci fossero più dei novemila voti del suo vantaggio rispetto alla Bresso non significa che la vittoria passerebbe alla sua avversaria: nessuno può dire che avrebbero fatto gli elettori se quelle liste non ci fossero state. (Nemmeno nel caso della momentaneamente stralciata lista “Pensionati per Cota”, no; è vero che nel simbolo c’era scritto “Cota”, per quanto ne sappiamo potrebbero aver pensato “mi fido di una lista pensionati, non mi interessa chi appoggi”)
Però Cota ha torto quando afferma che la lista di Scanderebech ha potuto evitare di presentare le firme proprio come il PD per una leggina voluta dalla Bresso. O meglio, ha ragione da un puro punto di vista formale, e non importa se presumibilmente anche l’allora opposizione avrà votato a favore di quella legge. Però si è dimenticato di aggiungere che Scanderebech non ha presentato le firme dicendo di far parte dell’UDC, che l’aveva appena espulso dal gruppo consiliare e soprattutto aveva deciso di allearsi con l’altra fazione. Piena facoltà di scegliere in che campo appartenere, ma allora ci si prenda le proprie responsabilità. E soprattutto ha torto marcio quando dice che le elezioni sono state indubbiamente valide perché il voto è stato libero. Che vuole dire “libero”? Che nessuno ha avuto una pistola puntata alla tempia nella cabina elettorale? Facciamo un esempio probabilmente più chiaro a metà della popolazione italiana. Si gioca il campionato di calcio, e vince una squadra, diciamo la Dinamochi?[1]. Durante il campionato qualcuno si accorge che la squadra ha mandato in campo calciatori che non potevano essere tesserati, e terminata la stagione il Tas afferma che in effetti è così. Direste forse che il campionato è stato libero?
Per i miei amici e conoscenti piemontesi di centro-destra: non preoccupatevi. Finirà come nel campionato di calcio, a tarallucci e vino; qualche sentenza che sanerà il tutto la si troverà, ci potrei scommettere. E sennò il PD perseverà nell’errore e ripresenterà la Bresso, che perderà di nuovo :)
[1] “Dinamochi?” col punto interrogativo finale, sì. È un insider joke che non credo sarà riconosciuto da nessuno dei miei ventun lettori :)
Ultimo aggiornamento: 2010-07-19 07:00
Il PD può far di peggio. Potrebbe presentare Chiamparino e fare tutta la campagna contro i grillini[1] invece che contro i verdastri.
[1] Non ce i grillini mi stiano particolarmente simpatici.
Fantacalcio?
Se il tale non ha la certezza di un buon posto a Roma, nella direzione del partito in attesa delle prossime elezioni, è sicuro che sarà il candidato!
Tanto le votazioni sarebbero insieme alle comunali dove non è ripresentabile (per il vincolo dei due mandati, eh, non per altri motivi!).
Però non sono così sicuro che si aggiusterà tutto senza problemi. E’ possibile ma la ressa di ricorsi questa volta copre uno spettro di motivazioni e di buchi legislativi ben ampio.
@paopasc: acqua ;-)