Tremonti e le pensioni

Il nostro ministvo dell’Economia Giulio Tremonti è tutto felice, tanto che racconta a destra e manca che non era affatto un refuso la norma inserita nella manovra finanziaria che fa saltare il tetto dei quarant’anni di contributi per avere il diritto di andare in pensione, e anzi che «la riforma è stata fatta passare in Italia con un emendamento senza alcuna protesta, nella pace sociale, senza un solo giorno di sciopero».
Lasciamo perdere che a me sta estremamente sulle palle uno che si vanta di avere fatto le cose di nascosto, come se fosse un merito; c’è un’altra cosa che non mi torna per nulla. Ormai la parte di lavoratori che va in pensione con il sistema retributivo (tot % della media degli ultimi stipendi per ogni anno di lavoro) si sta riducendo, e tra qualche anno arriveranno quelli col metodo misto come me. Per noi la fregatura era già insita nella riforma Dini, che dice a grandi linee “più giovane tu vai in pensione, meno soldi ti do ogni anno, perché il sistema deve funzionare con la tua speranza di vita”. Niente da eccepire, la cosa di per sé è giusta. Questo però significa che allo Stato – se le cose sono state fatte bene – non cambia nulla se io voglio andare in pensione prima o dopo, visto che i soldi che tirerà fuori saranno sempre gli stessi. E allora perché bisogna togliere obbligatoriamente il tetto dei quarant’anni di contributi?

Ultimo aggiornamento: 2010-07-13 21:57

8 pensieri su “Tremonti e le pensioni

  1. marcoxa

    Ma ancora ti stupisci delle giravolte equilibriste del Presidente del Consiglio?!?
    Perché non bisogna mettere le mani nelle tasche degli italiani…soprattutto di quelli ricchi (veramente ricchi). Mi sembra ovvio.

  2. .mau.

    @marcoxa: che c’entra il PresConsMin? Vabbè che è immanente, ma questa è tutta farina del sacco di Tremonti!

  3. pietro

    Semplicemente NON è Vero che per lo stato non cambia nulla.
    Il sistema pensionistico italiano è un finto contributivo, il calcolo della pensione avviene in base ai contributi pagati, ma il bilancio dell’INPS si basa sul pareggio tra prestazionie contributi incassati OGGI.
    QUindi i contributi che paga chi lavora servono a pagare le pensioni di chi è a casa.
    Solo quando saranno morti tutti quelli che incassano o incasseranno la pensone in base al sistema retributivo e o a quello misto si otrebbe fare questo discorso.
    C’è da dire poi che i contributi pagati all’INPS servono anche per la CIG e per sostenere le casse previdenziali in passivo come gli artigiani e i preti.
    Finchè lavori sono soldi incassati dallo stato, quando sei in pensione spariscono.

  4. .mau.

    @pietro:
    – le integrazioni al minimo delle pensioni inferiori alla sociale, le pensioni di invalidità, le prestazioni assistenziali non sono coperte da contributi ma da versamenti che il Tesoro fa all’Inps, quindi non contano. Vedi http://bit.ly/az9aTm
    – l’emendamento Azzolini comincerebbe ad applicarsi nel 2016 con tre mesi in più. Nel 2016 chi aveva maturato 18 anni di contributi nel 1995 (e ha continuato a lavorare) avrà 39 anni di contribuzione; quindi saranno molto pochi i lavoratori con il retributivo che saranno toccati dalla cosa, non foss’altro che perché chiederanno di andare in pensione prima. Vedi http://bit.ly/9sRF8Q
    – per gli altri, ci saranno comunque al più 15 anni di retributivo, quindi la cosa conterà relativamente poco.

  5. pietro

    Gli articoli basati sulle acrobazie contabili dell’INPS nascondono alcuni particolari, e il principale è che neanche nel più ottimistico dei casi il contributivo italiano è un contributivo REALE.
    Non solo perchè un contributivo reale comporterebbe il fatto che i tuoi contributi vengono versati su un conto PERSONALE e poi verranno usati per pagare la TUA pesione, mentre attulamente i tuoi contributi servono a pagare le pensioni attuali e poi quando andrai in pensione ci si arrangerà con le disponibilità economiche del momento ( che non sono garantite da nulla ).
    Questo articolo spiega un PICCOLO particolare:
    http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/150_Miliardi_di_…_%22solidariet%C3%A0%22
    Risulta che una parte dei contributi che paghi tu NON vanno a finire nei tuo montante contributivo e quindi quando tu andrai in pensione non saranno più nelle casse dell’INPS e quindi non potranno servire per pagare la tua pensione, che questo poi sarà giustificato con esigenze di bilancio non toglie che per te non ci saranno…..

  6. .mau.

    @pietro scusa, ma a parte che il sistema pensionistico italiano è così dalla sua nascita nel Ventennio e che è ovvio che parte dei tuoi soldi finiscano fuori dal tuo montante, ti sentiresti così sicuro con un fondo pensione che non sai come investa i TUOI soldi?

  7. pietro

    Esistono sistemi pensionistici a capitalizzazione REALE che funzionano e che pagano pensioni effettivamente correlate con il montante contributivo, in cui puoi decidere TU come investire i tuoi contributi e hanno costi bassissimi essendo gestiti da un ente pubblico senzo scopo di lucro.
    Per esempio in Australia.
    Quindi certe cose sono ovvie in Italia, se vogliono usare i miei cotributi per coprire altre spese abbiano perlomeno il coraggio di chiamarli TASSE, e non contributi pensionistici.
    I fondi pensione oscuri e di cui ci si può fidare poco sono quelli contrattuali gestiti dai sindacati e dalla confindustria, io investendo i soldi che altri hanno messo nei fondi contrattuali ho avuto una differenza di rendimento tale da guadagnare più del contributo dell’azienda…..

  8. .mau.

    @Pietro: perdonami, ma il concetto di “capitale garantito” su banche e assicurazioni mi sembra sempre molto teorico. I soldi che tu versi vengono ben investiti, no? Quindi continuano a essere virtuali finché non te li daranno.

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