Non sono praticamente d’accordo con nulla di quanto scritto qua, e generalmente non sono d’accordo nemmeno sul resto (vedo ad esempio un bannerino in altro a sinistra, “Comitato Il Ponte subito”; e non riesco proprio a vedere l’utilità del ponte sullo Stretto di Messina).
Ma ci sono questioni di principio, e mi sembra molto più preoccupante che quelli del Legno Storto siano stati citati a giudizio, naturalmente solo civile, per diffamazione a mezzo stampa. Ho letto quelli che sono indicati come articoli incriminati, e per quanto mi riguarda non vedo nulla di diffamatorio; però è chiaro che io non sono un magistrato e quindi la mia parola conta poco. Ma detto questo continuo a ritenere che la risposta è una causa penale e non civile, cosa che non mi pare sia capitata nemmeno in questo caso.
(Sulla rapidità della causa essendo coinvolto un magistrato penso solo che se un anno per arrivare alla causa è poco siamo davvero messi male)
(via Fabio Forno, per la cronaca)
Ultimo aggiornamento: 2010-07-06 07:00
Palamara però li accusa minacce e lì si va sul penale. Io continuo a non capire quale sia il motivo per cui molti sono “innamorati” del penale per questioni di opinione. Proprio perché la libertà di parola è un principio costituzionale (tra uno dei pochi senza limitazioni imposte dalla legge, come purtroppo ci sono in altri articoli) la limitazione da un punto di vista penale è assurda, perché mette nelle mani di un terzo, il giudice, stabilire cosa si può dire o meno. Questo è un residuo fascista del codice Rocco ed è palesemente incostituzionale, perché limita un diritto in modo arbitrario.
Poi le azioni e le parole di un persona possono provocare danni, anche se non proibite dalla legge, e quindi trovo giusto che si possano intentare delle cause civili per riparare. Se il problema sono i risarcimenti eccessivi la risposta non è il penale, ma normare in modo corretto la parte civile. Ad esempio in inghilterra hanno appena eliminato la parte penale e stanno pensando di riformare quella civile, perché si sta creando una vera e propria industria della causa civile per diffamazione che serve solo a spillare soldi al malcapitato di turno.
Per me la soluzione non dovrebbe essere difficile: il danno deve essere quantificato in modo oggettivo (es: perdita di lavoro, rescissione di un contratto) e “approvato” dal tribunale prima di esaminare il merito della presunta diffamazione; il danno poi viene riconosciuto solo se le affermazioni sono false. Ad esempio: se io dico che mi sembri tonto, questo non rientra tra le affermazioni falsificabili e amen, libertà di dire cavolate; se invece dico sbagli regolarmente i riferimenti matematici e poi non sono in grado di portare esempi, ti sto diffamando.
Mi sembra semplice: con questo criterio Davigo non sarebbe riuscito a fare causa e neppure Schifani a Travaglio (tanto per fare un esempio bipartisan), perché in entrambi i casi non sarebbero riusciti a dimostrare un danno o sarebbe stato molto più piccolo rispetto alle somme richieste. E se anche ci fossero riusciti, si tratta poi di quelle affermazioni non falsibicabili, ma banale insulto cazzaro
@ff: il penale dà paradossalmente più garanzie del civile, tutto qua. (tra l’altro, in casi di supposta diffamazione la prima cosa da fare sarebbe chiedere l’oscuramento ex art. 700 codice di procedura civile…) e comunque il danno verrebbe comunque quantificato da un giudice civile dopo la condanna penale. Tieni comunque conto che il danno per la diffamazione, come quello biologico, non è banalmente quantificabile. Presumo come Mantellini che il Legno Storto non abbia una visibilità tale da muovere l’opinione pubblica per quello che scrive, ma se uno si sentisse ridere dietro ovunque vada come fai a quantificare il danno? Fare un tariffario per la diffamazione insomma non è facile; più semplice trovare un sistema perché chi chiede un risarcimento X sia costretto a risarcire il presunto danneggiante se il danneggiamento non viene riconosciuto dal giudice oppure viene ritenuto eccessivo.
Darà anche più garanzie, ma è lo strumento sbagliato ;) Se dico ora che la querela di Davigo mi sembra fatta da un individuo meschino (è un esempio per provare il punto neh), sono a tariffario penale da sei mesi a due anni, senza se e senza ma. E per una cosa del genere anche un euro di multa mi sembra troppo (senza contare le miglia di euro spese per difendersi), per non dire degno di paesi che spesso vanno sulla cronaca perché non brillano in libertà.
Sulla quantificabilità del danno: lo so che non è facile, ma passare dal penale sposta solo il problema ad un istante successivo e siccome lo scopo è quello di risarcire le persone che il danno l’hanno ottenuto per davvero mi sembra una non soluzione.
Non capisco. Se la frase “la querela di XY mi sembra fatta da un individuo meschino” è passibile di condanna penale per alcuni valori di XY (immagino sia diversa la cosa se XY sono io, sei tu, è Davigo oppure è Ghedini) allora perché non dovrebbe esserci anche una condanna penale?
Su Phastidio.net ho trovato questo: http://phastidio.net/2010/07/06/dalla-parte-de-il-legno-storto-ma-anche-no/
Secondo me hanno ragione loro
Se è Davigo la condanna viene aumentata, perché è magistrato, invece te, io e Ghedini siamo assimilati (adesso lo so che mi quereli perché ti ho assimilato a Ghedini :P), ma sono dettagli, il punto è condannare o meno. Per il nostro codice penale l’onore va tutelato e va tutelato in maniera così forte da passare sopra il diritto di opinione e critica. Converrai con me che in questo caso si tratta di una delle cose, non di una diffamazione in senso stretto (un falso su Davigo) e proprio per questo dovrebbe essere tutelata dall’articolo 21. Siamo quindi di fronte ad un contrasto di interessi, entrambi legittimi, occorre capire quale dei due è più importante. Se è l’onore di Davigo è giusto che venga condannato (poi discutiamo sull’entità delle pene ed il tipo: la possibile carcerazione per una cosa del genere tanto per dire farebbe inorridire 3/4 del mondo). Se invece è la libertà di pensiero più importante, questa deve essere difesa a prescindere dal merito, perché le opinioni sono per forza soggettive. Per me meschino in questo caso potrebbe voler dire “sventurato” in quanto si espone a critiche, ma per avere ragione e rimanere libero devo sperare di poter convincere un terzo, il giudice. Se introduco il merito quindi vado contro l’articolo 21, dove ci sarebbe scritto che tutti hanno la possibilità di esprimere le proprie idee quando queste sono XXX, mettici tu una definizione.
Io ovviamente sono per reputare più importante la libertà di espressione, perché non c’è niente di più odioso si mettere sotto controllo le idee delle persone, in quanto se si apre una backdoor per limitare cosa si può dire, una volta è l’onore, la volta dopo è l’interesse dello stato e la volta dopo ancora è un dittatore che ammette critiche. (adesso prometto che qui la smetto, il punto è chiaro: sono innamorato del primo emendamento del bill of rights e niente mi farà cambiare idea)
@.mau.
> più semplice trovare un sistema perché chi chiede un risarcimento X sia costretto a risarcire il presunto
> danneggiante se il danneggiamento non viene riconosciuto dal giudice oppure viene ritenuto eccessivo.
Ma una cosa del genere non esiste già col nome di “lite temeraria”?
(Boh, ho dato una sguardo su wikipedia, ma non ho trovato una voce specifica).
@Fang (bentornato!): in teoria sì. In pratica è difficilissimo riuscire a vincere una causa per lite temeraria (rectius, per ottenere a giudizio che oltre all’assoluzione perché il fatto non costituisce reato venga riconosciuta la lite temeraria del querelante)
Cambiando argomento posso non rispettare la promessa di non parlare più ;)
Sulla lite temeraria non so che dire, l’ho scoperta adesso, però a parte le difficoltà di avere ragione, permane il problema del bullismo tramite querela (a causa di aggiunge causa per rifarsi e occorre avere le risorse per andare avanti)
Per me ci vuole un filtro all’ingresso che sia il più possibile oggettivo: ad esempio limitare tutto alla contestazione di affermazioni false (questo liberebbe le critiche e le opinioni) e nel caso poi quelle affermazioni siano vere si può controquerelare per calunnia, questa sì penale (sapevi che dicevo il vero, ma hai mentito per accusarmi di una cosa che non ho fatto).
@ff: ma sai, se esistessero criteri davvero oggettivi si potrebbero eliminare i giudici e sostituirli con un programma[1]. :)
Del resto se io mi sento insultato e la società pretende che non mi faccia da solo le mie ragioni deve anche darmi un mezzo per rifarmi in qualche modo. (Ah, per la storia del penale: piuttosto che pagare 100 mila euro, francamente preferirei farmi un paio di mesi di carcere, eh).
Devo ammettere che quel pizzico di spirito anarchico che mi rimane mi fa trovare odiosissima l’idea che il mio destino sia deciso da un terzo, e quel po’ di realismo che ho mi porta sempre a chiedermi se la decisione sarà equa, ma purtroppo non riesco a pensare a una soluzione che salvi capra e cavoli.
Il problema vero, per me, sono le spese vive e la rottura di scatole.
Insomma, nel caso del tizio che si sente offeso nell’onore perché qualcuno ha scritto che ha una faccia che non ispira fiducia, mi sembrerebbe logico il cestinamento e mi seccherebbe antipar fior di soldi per un avvocato.
L’unica soluzione sarebbe rendere quasi automatica l’applicazione di questa benedetta lite temeraria.
(@.mau.: grazie, sono commosso! :P )
[1] Sai veramente bene come fare qualcosa quando sai costruire un programma che la faccia al posto tuo. :)
@fang#10: la tua nota però è da applauso a scena aperta.