due barzellette matematiche

Non so se sia una cosa bella o brutta, iniziare la settimana con due (vecchissime) barzellette matematiche. Tant’è.


Vincere alle corse
C’era una volta un boss mafioso newyorkese rispettato e temuto da tutti, ma che aveva un cruccio: non riusciva mai a vincere alle corse dei cavalli. Certo, poteva usare ottimi argomenti per convincere gli altri fantini a non tagliare per primi la linea del traguardo; ma quello sarebbe stato per così dire lavoro, e allora il boss non si sarebbe certo divertito.
Pensa che ti ripensa, alla fine gli viene un’idea geniale. Rapisce un matematico di prim’ordine, lo fa portare in un laboratorio nascosto, e gli fa un bel discorsetto. “Guarda, hai due mesi di tempo per trovarmi un metodo sicuro per vincere alle corse. Ti darò tutto quello che ti serve, ma voglio un metodo sicuro. Se ci riesci, sarai ricco e tranquillo per tutta la vita; altrimenti non dovrai più preoccuparti del tuo futuro. Chiaro?” Il matematico non ha molte scelte, e tremando come una foglia si accinge all’opera.
Bisogna dire che il boss non era affatto convinto del micromanagement, e lasciò in pace il matematico per tutto il periodo. Solo alla fine dei due mesi tornò al laboratorio, fece chiamare il matematico, e gli chiese: “Allora? Questo metodo?”
L’altro balbettò “Sì, ho ottenuto qualche risultato preliminare…”
“Quali risultati?”
“Beh, che la soluzione esiste ed è unica.”
Dopo essersi assicurato che l’ormai fu matematico fosse diventato un’ottima armatura per un pilone di cemento, il mafioso pensò che forse avrebbe dovuto scegliere uno scienziato un po’ meno teorico e face rapire un fisico, a cui ripeté lo stesso discorsetto. Anche quest’ultimo si mise al lavoro di buona lena, chiedendo ogni tanto fondi per acquistare varie componenti meccaniche. Alla fine dei due mesi, quando il boss tornò nel laboratorio, il fisico era scarmigliato ma felice, con un pacco di fogli in mano e un non meglio identificato macchinario su un lato.
“Ci siamo! Non posso garantire la vittoria sempre, ma dai miei conti si evince che la simulazione raggiunge almeno il 99% di successo!”
“Va bene”, commentò il mafioso, “una volta ogni tanto posso permettermi il lusso di non vincere. Simulazione, hai detto?”
“Sì, per mezzo di questa macchina qua. Ho solo dovuto fare qualche approssimazione per riuscire a portare avanti i conti…”
“Approssimazione? Cosa vuoi dire?”
“Beh, in questo modello si suppone che i cavalli siano sferici…”


Contare le pecore
Durante una gita in campagna, un tizio vede un pastore che bada a un gregge di pecore e si ferma a scambiare qualche parola con lui.
“Certo che non dev’essere facile accorgersi che manca una pecora, vero?”
“No, non è un problema. Basta contarle ogni tanto.”
“Sì, ma sono così tante! Ad esempio, quante ce ne sono in quel gruppo là alla nostra destra?”
Il pastore si gira, dà un rapido sguardo, e risponde “settantanove”.
Il tizio si mette a contarle a una a una, e dopo un paio di minuti si gira e fa “Perdinci, è proprio vero! Ma come ha fatto?”
“È semplicissimo. Ho contato il numero di zampe e ho poi diviso per quattro…”

Ultimo aggiornamento: 2010-06-28 07:00

11 pensieri su “due barzellette matematiche

  1. MassimoM Eyjafjallajökull

    Un matematico e un fisico vanno in campagna ma non hanno l’orologio e vogliono saprere che ora è. C’è lì un pastore stravaccato all’ombra di un albero col suo gregge. Il matematico va e chiede: “Scusi, sa mica che ore sono?”. Il pastore allunga il braccio, alza le palle del montone, e decreta: “sono le 16.17”. Il matematico si ritira perplesso, incomincia a calcolare il volume delle palle, a determinare la curvatura degli ellissoidi, ma non riesce a trovare alcuna possibile relazione con l’ora. Alla fine racconta tutto al fisico che decide di riprovarci. Va dal pastore e chiede: “Scusi, potrrebbe dirmi di nuovo l’ora?”. Il pastore, sempre fermo nella stesa posizione, allunga un braccio, alza le palle del montone e sentenzia: “17.34”. Il fisico determina il peso specifico delle palle del montone, il loro attrito radente e volvente, il periodo della loro oscillazione, ma anche lui non viene a capo di nulla. I due scienziati scornati tornano dal pastore e confessano: “ci scusi, noi qui in due abbiamo una medaglia Fields e un…

  2. delio

    (la piú bella barzelletta matematica che io conosca, sul teorema di lyapunov sulla stabilità dei sistemi di equazioni differenziali lineari. purtroppo funziona solo in inglese).
    a plane is flying from warsaw to berlin. at some point it enters turbulence, becomes unstable and starts wobbling dramatically. the pilot grabs the microphone and cries: “all the poles in the left halfplane!”

  3. Leo

    ^In slang internettiano direi: “fail”. E anche “old”.
    Comunque le mie barzellette matematiche preferite sono quella della pecora nera e del e^x che incontra l’operatore differenziale.

  4. .mau.

    @Leo: “old’ sicuramente, ma non le avevo ancora nella mia raccolta. Per “fail”, è roba da matematici…

  5. .mau.

    @delio: ce ne sono parecchie di barzellette matematiche inglesi americane sui polacchi. Ma è anche vero che partivano avvantaggiati, perché il polacco per loro è come il carabiniere per noi… il doppio senso matematico è un di più!

  6. delio

    beh, non credo la barzelletta sia nata in inghilterra (dove per quanto ne so io i sempliciotti sono gli irlandesi, non i polacchi), l’ho sentita solo all’interno della comunità matematica – al di là dell’appartenenza nazionale. del resto, non avrebbe alcun senso se la si traducesse trasformando i polacchi in belgi o in carabinieri. viceversa secondo me è la scelta di varsavia ad essere unicamente finalizzata alla possibilità di usare la parola “poles” riferita ai passeggeri.
    ho sempre pensato che il 100% della battuta vertesse sul fatto che il sistema di equazioni differenziali associato alla matrice A è stabile tutti gli autovalori (cioè i poli della funzione a variabile complessa \lambda |-> \lambda – A) sono nel semipiano negativo. o mi sono perso io parte della battuta?

  7. .mau.

    @delio: hai ragione, ho scritto “inglesi” quando pensavo “americane”. Vedi anche qua. La barzelletta non usa affatto il significato americano “pole = stupido”, claro: il mio era solo un commento sull’esistenza di barzellette sui polacchi.

  8. Stefano

    Three men went into a diner, and each ordered a cup of coffee. The waitress brought the three cups of coffee and a dish with twelve lumps of sugar. Each man took an odd number of lumps of sugar, and when they had finished, there was no sugar left. How many lumps did each man take?
    It requires only a few moments to recognize that the sum of three odd numbers must be odd itself. So there must be a trick somewhere, and there is.
    The first man took one lump, the second man took one lump, and the third man took ten lumps. “Aha!” you will cry, “ten is not an odd number!” And then, we slyly inquire, “Do you know anyone who takes ten lumps of sugar in his coffee?”
    – M.H. Greenblatt, Mathematical Entertainments, 1965

  9. Stefano

    Hai pubblicato la prima barzelletta solo per metà!
    Ecco la versione completa che ho preso dal primo posto trovato con Google ( http://paso.wordpress.com/2008/02/16/ingegneri-vs-resto-del-mondo-la-saga-continua-la-rivincita-degli-ingegneri/ )
    Un miliardario ha il vizio di giocare ai cavalli e stufo di non vincere mai decide di investire del denaro nella ricerca di un modello matematico che gli assicuri la vittoria. Dà una grossa somma a un gruppo di matematici che si mettono a lavorare al progetto.
    Dopo due mesi il capo ricercatore dice al miliardario: “Abbiamo finito e possiamo dire che la soluzione al problema esiste!”
    “E qual’è?” domanda il giocatore.
    “Noi siamo matematici e siamo solo in gradi di dirle che esiste”.
    Il miliardario riflette e capisce che in fondo i matematici sono astratti e che doveva rivolgersi a qualcuno di più pratico, quindi chiama i fisici. Stessa solfa e dopo due mesi il risultato è:
    “I matematici hanno ragione – dice il capo dei fisici – la soluzione al problema esiste e noi l’abbiamo trovata, nell’ipotesi semplificativa che il cavallo sia una sfera!”.
    Il miliardario capisce di aver sbagliato un’altra volta e pensa di rivolgersi a qualcuno ancora più pratico: gli ingegneri. Versa per la terza volta la somma e, stavolta, va a controllare giorno dopo giorno i progressi del lavoro. Gli ingegneri non si applicano affatto chi parla al telefono, che naviga in Internet, chi legge il giornale. Dopo due mesi comunque arriva il capo progettista e dice:
    “Domani lei vada alle Capannelle e punti alla prima corsa su Tizio vincente, nella seconda su Caio vincente,…” e così via.
    Il giorno seguente il miliardario va a giocare e vince a tutte le corse. Organizza un party per celebrare la vittoria e a notte inoltrata prende da parte il capo ingegnere e gli chiede come avessero fatto. “Semplice con tutti i soldi che ci ha dato abbiamo comprato tutti i fantini”

  10. .mau.

    @Stefano: a parte che più che un ingegnere quello sarebbe un consulente, il boss ha esplicitamente detto che non voleva fare le cose di lavoro…

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