Occhei, non sono austro-ungarico. Leggendo il Buongiorno odierno, non riesco a non immedesimarmi con il buonanima del professore di latino e greco che passava cinque anni a mazzuolare gli studenti e poi passava loro la versione alla maturità (in versione personalizzata a seconda dei risultati scolastici). D’altra parte alla mia maturità ho passato il passabile, direttamente sui fogli di brutta perché il nostro membro interno ci aveva consigliato di evitare i foglietti, troppo visibili. Ho anche rischiato grosso, tra l’altro, quando dopo tre ore il commissario di matematica si era accorto del troppo viavai e venne a chiedermi come mai ero ancora lì (mia risposta: “mah, visto che ho tempo volevo completare lo studio di funzione calcolando le tangenti nei punti di flesso”. Tecnicamente non è una supercazzola, ma all’atto pratico sì).
Il punto è proprio quello riportato da Gramellini: l’esame di maturità è qualcosa che in un solo tentativo può cambiarti in meglio o in peggio la vita, e non è giusto. Meglio dare più possibilità a tutti, tanto c’è il resto della vita che ci penserà a rimettere a posto le cose. Insomma, non mi pento.
Ultimo aggiornamento: 2010-06-17 11:42
Mi stai dicendo che gli studenti di una scuola privata puzzalnaso, già liberi per cinque anni dall’immonda compagnia dei ceti sociali bassi, hanno potuto pure copiare il compito di matematica? Ed era pure una scuola dei preti. Mi vergogno per te.
Aggiungo solo che l’hanno potuto copiare mentre eravamo tutti ospiti del liceo scientifico statale di zona (dove ho comunque il sospetto che il mix sociale fosse più alto del nostro, essendoché stava in collina)
Scusate l’ignoranza, ma le tangenti nei punti di flesso valgono zero, no?
questo non ti fa riflettere che nel caso umano l’incoerenza è una cosa benefica? pensa se dovessimo dire solo e sempre la verità. chi potrebbe condannarti? (pensi che ci sia qualcuno? no perchè l’ho buttata lì immaginando che non ci sia nessuno, non vorrei farti rischiare: ah già! ma c’è la prescrizione!)
@Kualunque: no. Prendi ad esempio y = 3√x. Ha un flesso in 0, ma la tangente è l’asse y, non l’asse x.
Azz… che vergogna. Ho fatto la maturità scientifica 10 anni fa, l’ultima con i tre problemi e senza le domandine e la prova di matematica l’avevo passata con il massimo e senza copiare! Vabbè, sono cose che si perdono se non ci si tiene allenati!
Non voglio entrare nel merito della discussione perché nonostante sia un insegnante non riesco ad avere una idea chiara sulla funzione odierna dell’esame di stato (forse serve solo a fare studiare un pò di più gli studenti ed a far lavorare un pò di più noi insegnanti). Non sono d’accordo però sulla frase: “tanto c’è il resto della vita che ci penserà a rimettere a posto le cose” mi sembra un classico esempio di “wishful thinking”. Basti pensare a come vengono effettuate tante assunzioni e svolti tanti concorsi, il pensiero va a molti professori universitari e primari ospedalieri autentici pericoli pubblici o a certi personaggi che ricoprono rilevanti cariche istituzionali, una per tutte la ministra Gelmini, mediocre studentessa liceale che si è diplomata dopo essersi trasferita dalla scuola pubblica a quella privata, antimeridionalista convinta che però si trasferisce a Reggio Calabria per diventare avvocato perché lì vi era una commissione che promuoveva tutti, figlia di un sindaco democristiano e nominata ministra senza nessun merito ed esperienza nonostante una marea di pettegolezzi pesanti sul suo conto.
Perdonatemi la pedanteria da insegnante i flessi vengono classificati in flessi a tangente verticale, orizzontale ed obliqua dunque ce n’è per tutti i gusti.
@leo: mah, ai tempi non c’erano nemmeno concorsi a numero chiuso e il voto della maturità liceale contava solo relativamente, visto che poi c’era una sbalardata di esami universitari da passare :-)
(per la cronaca, i flessi in questione erano obliqui, altrimenti non ci sarebbe voluto molto a calcolarli)
Perdonatemi la pedanteria da rompiballe professionista, ma sono contenta che Leo e il suo “pò” non insegnino italiano–per quanto.
Questo ricordo è divertente perché non è un’anomalia: anche al mio esame di maturità la nostra professoressa di matematica, famosa per la severità, dopo circa un’ora di esame (quando avevo terminato entrambi i temi e tutti i 10 problemi in brutta) mi si è avvicinata, ci siamo confrontati sui risultati dopo di che è passata la classe a dare suggerimenti/correzioni.
@isa: errare è umano commentare non sempre.
@Anonimo e mau: i vostri ricordi non sono un’anomalia, credo che copiare, far copiare e lasciar copiare durante la seconda prova sia molto frequente, diciamo che vale per l’80% delle commissioni, ho la convinzione personale che la grande maggioranza degli studenti non sia in grado di affrontare la seconda prova scritta: matematica, ragioneria, costruzioni o informatica che sia, il vero motivo è che i programmi scolastici italiani contrariamente a quello che si pensa sono molto ambiziosi per una scuola di massa. Penso che su questo argomento ci sia molta ipocrisia un po’ da parte di tutti.
Forse un po’ austro-ungarica lo sono (almeno per lunga residenza in terre che lo furono), ma non trovo corretto l’agire del defunto citato, così come trovo assolutamente riprovevole il comportamento dei professori che oggi in qualche scuola sicuramente hanno aiutato i loro studenti nei test Invalsi di terza media.
(Se non lo si è capito, ho un figlio che sta facendo gli esami. Ovviamente ha professori seri e onesti che non hanno assolutamente violato le norme, anzi…)
Silvia
Concordo con Silvia.
Provate a chiedere in giro come da alcuni anni (dall’avvento di internet tanto per capirci) viene svolta la seconda prova scritta al Liceo Classico, ossia la traduzione dal greco o dal latino! La morale della favola è che le prove d’esame hanno, di fatto, un peso veramente modesto nell’attribuzione del voto rispetto a quello che si fa durante l’anno scolastico.
Non sono austro-ungarico, ma dico che questa cosa di trovare/lasciar passare lo scorciatoia per passare questo o quell’esame o quel traguardo della vita è un cancro che ha raggiunto metastasi ovunque.
L’esame della patente? Si paga l’autoscuola giusta e si prende comunque.
L’esame all’università di una materia che si ritiene difficile? Lo si tenta N volte, alla fine, per strazio, il prof/la prof ti dà 18.
Un problema in ufficio? ti metti d’accordo con il tuo fornitore/capoccia e insabbi tutto.
Se fosse solo per la matura, sarei d’accordo con te, .mau.. Ma questa mentalità, scalata alla massima potenza ed avallata moralmente da molti, genera quello che vediamo tutti quanti. E’ che non ci si pone dei sani limiti. Quindi, meglio un poco di severità in più dall’inizio. Fartela sudare, e poi farti passare comunque. E’ molto, ma molto formativo.
Io sono un insegnante di latino e giuro che non so cosa pensare. Però, nei fatti, non ho mai passato traduzioni o risposte a nessuno dei miei alunni in nessun esame di stato o di altro. Quindi, visto che i fatti contano più delle parole, ne induco che non sono d’accordo con il prof citato nell’articolo, ma piuttosto sto dalla parte di mestesso. Fa un po’ sorridere (con l’apostrofo, ci mancherebbe), ma è così.
Mi sembra che Maurizio nel suo post ed il professore nel post di Gramellini non vogliano suggerire che copiare o truffare nelle prove della vita sia accettabile, l’oggetto del contendere è l’esame di stato, loro ritengono che non sia giusto essere rigorosi e severi in questa occasione. Io non sono del tutto d’accordo con maurizio ma ritengo che il problema esiste. A che serve l’esame di stato? Qual è il suo ruolo? I risultati delle prime due prove con le tracce che provengono da Roma danno sempre indicazioni significative sulla preparazione degli studenti? Ha senso bocciare o ribaltare il giudizio di un anno intero in base al risultato delle prove? Ha senso essere inflessibili? Credo che qualunque insegnante di buon senso si pone queste domande.
ricordo comunque a tutti che alla maturità ci sono poi gli orali :-)
@leo Solo qualche precisazione: io, come molti altri insegnanti, penso che l’Esame di Stato per come è ora non serva a nulla. Mi piacerebbe tutt’altra formula, ma immagino sarebbe troppo dispendiosa per i nostri ministri.
Questa convinzione, però, non riesce lo stesso a farmi diventare complice dei miei studenti e a passare loro il compito già svolto: semplicemente perché lo troverei scorretto; e mi parrebbe di insegnare loro la scorrettezza, visto che sono il loro insegnante. Mi è capitato (spesso) di essere molto più indulgente nelle correzioni degli scritti di esame di quanto non sarei stato per una normale verifica: perché capisco l’ansia e so che gli episodi vanno presi come tali.
Però ha ragione anche Maurizio: ci sono gli orali e c’è un punteggio di presentazione. In fondo uno scritto sbagliato incide al massimo per 5 o 6 punti su 100. E, tra l’altro, se sbagli uno scritto perché sei sotto pressione forse è il caso che impari a lavorare e ad essere valutato quando sei sotto pressione. Che poi, nella vita, capita.
Anche io non ho mai passato il compito ai miei alunni, ma trascorro il tempo seduto senza girare troppo tra i banchi ben sapendo quello che succede, questo non mette certo a posto la mia coscienza, salva solo la mia faccia. L’esame oggi non ha senso come non ha senso da 41 anni. Questo non vuol dire che prima dal 1969 le cose erano meglio, prima di quella data la società attribuiva alla scuola un ruolo coerente, la scuola doveva creare un elite, l’esame era difficile, un vero incubo, la prova più difficile della vita, non era paragonabile a nessun esame universitario, come risultato a scuola ci andava una minoranza. In questi anni non è stato fatto nulla per affrontare il problema dell’istruzione di massa. Oggi la scuola è ancora sostanzialmente la stessa di 50 anni fa dal punto di vista ufficiale dei contenuti con la differenza che adesso a scuola ci vanno tutti (il tasso di passaggio dalle medie alle superiori è attorno al 93%)e sappiamo che la maggior parte di questi ragazzi si “deve” diplomare. La maggioranza di questi studenti non ce la farebbe mai a superare un esame di stato serio. Questo è il motivo per cui non sono severo agli esami di stato.
@leo rotundo: secondo me una qualche forma di esame ha senso, ed esiste ovunque (anche in Harry Potter!). L’essere valutati da qualcuno che non ti conosce, com’era ai tempi della commissione esterna, ti prepara alla vita reale. E non è neanche così difficile: i miei compagni di classe che andavano a ripetizione di matematica (10 su 13 in un liceo scientifico) non erano poveri di spirito, ma semplici fannulloni le cui benestanti famiglie pagavano per recuperare un disinteresse almeno triennale, reso possibile da un insegnante cui del suo lavoro poco importava.
A margine: oltre che con accenti e apostrofi (un elite) hai anche un difficile rapporto col congiuntivo (credo che si pone, non vuol dire che le cose erano meglio). Fossi un tuo studente, mi sarebbe difficile prenderti sul serio.
Io dico che un conto è passare il compito tra compagni, un conto è se te lo passa l’insegnante. Anch’io da ragazzo passavo, ma da un insegnante mi aspetto un altro comportamento, a maggior ragione durante un esame.
Però è vero che è molto diffusa tra gli insegnanti l’idea che gli esami siano meno “giusti” della valutazione fatta durante l’anno scolastico. Io sono totalmente in disaccordo, ma mi accorgo di rappresentare una minoranza.
Caro maurizio mi scuso in anticipo per lo spazio che ruberò nel tuo blog ma sono costretto per questioni di dignità personale e per la serietà con cui affronto il mio lavoro a rispondere alla non meglio identificata “barbara”. Ti prego vivamente perciò di pubblicare questo commento:
Citazione di Michele Cortelazzo docente di linguistica allUniversità di Padova, dal testo: Lingua italiana (2002)
È ammesso l’uso dell’indicativo in luogo del congiuntivo in proposizioni dipendenti da verbi di opinione, o da verbi di sapere e dire al negativo (non so se Carlo sta bene; credo che Carlo non sta bene)….e dopo verbi che esprimono opinioni: credere che, parere che, sembrava che, pensare che:
credo che tu abbia ragione / credo che tu hai ragione.
E dal sito dellAccademia della Crusca:
Richiedono lindicativo, solitamente, i verbi che esprimono giudizio o percezione, tra cui accorgersi, affermare, confermare, constatare, dichiarare, dimostrare, dire, giurare, insegnare, intuire, notare, percepire, promettere, ricordare, riflettere, rispondere, sapere, scoprire, scrivere, sentire, sostenere, spiegare, udire, vedere.
Dunque non ho un difficile rapporto con il congiuntivo, probabilmente tu ce l’hai con gli esseri umani visto che senza conoscermi mi insulti, come ti permetti di affermare che non sono meritevole d’essere preso sul serio come insegnante senza sapere chi sono e che cosa faccio? Che razza di persona è una come te che interviene in una discussione su un blog e senza capire di che cosa si sta parlando offende un interlocutore perchè ha sbagliato un apostrofo? Il termine lo troviamo assieme se vuoi io qui non mi sento di scriverlo. In vita mia, mai e dico mai ho utilizzato la cultura per bastonare il prossimo, a scuola e nel lavoro extrascolastico ho a che fare con persone di tutte le classi sociali, mai davanti ad un’opinione diversa dalla mia mi sono permesso di deviare il discorso facendo notare all’interlocutore che commetteva degli errori d’italiano. Al liceo mi rimase impresso questo episodio: un mio compagno contestò all’insegnante il voto di un compito avendone tutte le ragioni. La professoressa d’italiano, in aperto imbarazzo, al posto di rispondergli nel merito se ne uscì facendogli notare un errore che aveva commesso parlando e lo rispedì al posto. Mi sembrò una miserabile. Ho commesso due errori con apostrofi, ed allora? Insegno matematica e piuttosto bene se ti interessa, ho lasciato il liceo 37 anni fa, qualche dimenticanza può scappare scrivendo su di un blog e non su un documento ufficiale. E’ sufficiente per offendere? Per te sì. Se ti fossi meno impegnata a trovare i presunti errori ortosintattici nel mio testo forse ci avresti capito qualcosa, da nessuna parte dico che gli esami sono inutili, io non faccio affermazioni così stupide. Ti faccio un riassunto visto che non capisci: ho affermato che la scuola italiana fino al 1969 aveva una sua identità, giusta o ingiusta che sia, con un esame di stato pesantissimo, successivamente si è affermata l’idea della scolarizzazione di massa (93% di studenti che si iscrivono oggi dalle medie alle superiori). La scuola italiana è rimasta identica pur dovendo servire ad uno scopo diverso, per molti alunni questa scuola è troppo difficile, da qui nasce la mia tolleranza agli esami che lo ripeto non significa passare il compito non l’ho mai fatto. Questi esami non vanno bene da 41 anni perché non va bene la scuola, nessuno si è sentito di affrontare il problema della scolarizzazione di massa, hai capito bene adesso o vuoi un disegnino? Visto che ti sei avventurata su giudizi sulla mia persona sono costretto a presentarmi ed a fare una cosa antipaticissima ma è noto che in certe discussioni è inevitabile scendere al livello del proprio interlocutore.(prendo atto inoltre che io sono rintracciabile e tu Barbara, o sedicente tale, no): [eliminato da me – leggi sotto] Attendo una tua risposta non offensiva se ne sei capace. Leo M. A. Rotundo
Ho appena bloccato i commenti a questa notiziola. Come dico da anni, io non voglio forumizzazione; se qualcuno vuole litigare se lo fa per conto proprio (basta che mi dica di accettare che io invii all’altro il suo indirizzo email).
Per Leo: ho cancellato i tuoi dati personali perché io non ho nessuna intenzione che restino pubblici a causa mia, e ti ricordo che questo blog è indicizzato fin troppo bene. Sono personalmente contrario alla “legge sull’oblio” che impone di cancellare le cose; preferisco però prevenire per quanto possibile.