Questa biografia di Alan Turing (David Leavitt, L’uomo che sapeva troppo – Alan Turing e l’invenzione del computer [The Man Who Knew Too Much], Codice edizioni 2007 [2006], pag. 247, € 19, ISBN 978-88-7578-069-2, trad. Carolina Sargian) ha un unico pregio: convincere il lettore a comprarsi quella scritta da Andrew Hodges. Turing era omosessuale, e la sua omosessualità è stata la causa del suo suicidio, quindi è chiaro che essa è un tema fondamentale. Ma questo non dovrebbe significare leggere tutta la vita del matematico inglese in chiave omosessuale, a meno che uno non voglia farsi ridere dietro scrivendo ad esempio che “la strategia attuata da Turing di aprire il suo lavoro riassumendo tutte le rivendicazioni degli oppositori prefigura i manifesti per i diritti dei gay degli anni Cinquanta e Sessanta” (pag.189; ma avrei potuto scegliere tanti altri esempi). Aggiungete che Leavitt, a differenza di Hodges, non è un matematico e quindi non riesce a spiegare chiaramente l’Entscheidungproblem oltre a prendersi qualche topica sulla zeta di Riemann, e rincarate la dose con i danni di traduzione ed editing che riescono a scrivere la lista dei numeri naturali invece che quelli primi e a non accorgersi che se stai parlando di cifratura di una frase in inglese non puoi tradurla lasciando identica la frase cifrata, sennò l’esempio non ha alcun senso; come potete capire il risultato finale è che dalla lettura di questo libro non guadagnerete nulla.
Ultimo aggiornamento: 2010-06-03 10:49
A me è piaciuto molto, ma io sono “di parte” – e l’ho letto in inglese, quindi con la prosa spettacolare di Leavitt.
Molto bello. L’ho letto anno scorso in Italiano.
Letto l’originale in inglese, e l’ho trovato intenso ed emozionante. Della zeta di Reimann non so quasi niente, ma cosa hai trovato di non corretto nella trattazione dell’Entscheidungproblem?
@rdm: ma anche Hodgegs è un attivista LGBT, se per questo…
@paolo: non ho detto che non è corretto, ma che è incomprensibile – a meno che uno non sappia già di che cosa si parli e come lo si dimostri. Visto che tanto questo non vuole essere un saggio matematico, sarebbe stato di gran lunga meglio semplificare la dimostrazione anche a scapito della completezza formale.
piacque anche a me: http://blog.morellinet.com/categories/libri/2007/05/06.html#a2067
Dunque, io l’ho letto con grande attenzione, anche perchè avevo pensato a lungo se avessi potuto adottarlo come libro di testo per il corso di Informatica che tenevo all’università all’epoca (insieme ad altri testi, però insegnare Informatica senza Turing è un non-senso).
Quello che mi ricordo è che c’è un solo passaggio in cui le cose non marciano in modo fluido (mi pare quando ricorra al metodo della diagonale di Cantor), assumendo che uno sappia già di cosa si tratti; anche se ebbi l’impressione che sarebbe bastato rileggerlo per venirne a capo.
Per il resto, Leavitt rimane un autore straordinario, e mi permetto di suggerirti di leggere Eguali Amori.
99 anni e 365 giorni
Domani è il centesimo anniversario della nascita di Alan Turing