Neil Gaiman ha un modo tutto suo di scrivere fantasy; un suo marchio di fabbrica è prendere le frasi che si usano tutti i giorni e dar loro un significato non solo reale ma anche piuttosto truculento, non certo annacquato come nelle fiabe di oggi. In questo caso, però, (Neil Gaiman, Stardust [Stardust], Mondadori 2004 [1999], pag. 245, € 15, ISBN 978-88-04-53037-4, trad. Maurizio Bartocci) il risultato è molto più simile a una classica storia di fate, tipo quelle raccolte da Yeats. Questo non significa che la storia sia una scopiazzatura di chissà quale racconto popolare, intendiamoci. La quest è assolutamente originale, pur con tutti i riferimenti alle opere classiche che penso saltino subito agli occhi di un lettore madrelingua, mentre per noi italiani rimangono purtroppo oscure; non certo per colpa del traduttore, visto che Bartocci ha fatto un ottimo lavoro anche nella scelta del lessico, ma proprio per la diversità dei punti di partenza. La magia ovviamente la fa da padrona, ma a differenza chessò di Harry Potter qui non si tenta di dare una sua spiegazione scientifica, ma la si assume come costante, come del resto è sempre stato. Un libro insomma che si legge d’un fiato e con piacere.
(Come sia il film, naturalmente non lo so… queste cose non dovete chiederle a me!)
Ultimo aggiornamento: 2010-04-09 07:00
Letto un bel po’ di tempo fa, e mi era piaciuto tantissimo (vero, si legge tutto d’un fiato!).
Per il film, merita anche quello, anche se non sono una persona che apprezza film tratti da libri, Stardust e’ stato un piacere :)
Il film merita assai. De Niro capitano è uno spasso.
Di Neil Gaiman vale leggere praticamente qualunque cosa.
La serie “Sandman” (degli “Endless”), specie a partire dal terzo dei 10+1 volumetti a fumetti è fantastica. “Neverwhere”, dove si descrive la “città di sotto”, Londra è pure una chicca che è lì pronta per essere trasformata in un film. “Coraline” fa veramente paura (ma non ho visto il film, che pare sia pure molto bello). Tra i miei preferiti, ci sono però di sicuro “American Gods” (qualcuno sa dove sono finiti gli dèi greci? In America non ci sono :) ) ed “Anansi Boys”.
@marcoxa: se tu fossi stato più attento avresti visto la mia recensione di Nessun dove; per American Gods posso capire che è passato troppo tempo. Anansi Boys è nello stack.
@mau: stai assumendo che io non le abbia viste (le di te recensioni). :)