Quello che i titoli non dicono

Guardate il titolo di questo articolo: «Sondaggi sulle Regionali: Formigoni come nel 2005, Penati al 36%». Notato nulla di strano?
Se leggete il resto dell’articolo, vedrete che le informazioni sono assolutamente corrette; la percentuale di Roberto (uno di noi) è scesa dello 0,06%, mentre l’ex presidente della Provincia di Milano ha anzi un decimo di punto percentuale in più – scartamenti che comunque si possono tranquillamente trascurare.
Peccato che dal titolo vengano nascoste due informazioni molto importanti. La prima è che Formigoni ha più di 17 punti percentuali di vantaggio su Penati; la seconda è che il consenso a Formigoni è rimasto invariato nonostante dalla sua maggioranza si sia staccata l’UDC con Pezzotta che ha un 6% di consensi, quindi in pratica c’è più consenso per lui (mentre pur sommando la quota di Agnoletto a sinistra si perdono quattro punti e mezzo).
Insomma il titolo di quella notizia, consciamente o no, dà un’impressione opposta alla realtà. Eppure è assolutamente corretto. Visto che potenza, la matematica?

Ultimo aggiornamento: 2010-03-12 15:13

6 pensieri su “Quello che i titoli non dicono

  1. mestesso

    Scusa, il 6% al’UDC è ora, non nel 2005. Nel 2005 (vado mooolto a memoria) mi sembra fosse il 3% scarso. In ogni caso l’UDC in lombardia è sempre stata marginale. Lombardia=(Compagnia delle Opere+CL). Nessuno mai potrà togliergli lo scettro: è una casta chiusa che per motivi puramente riproduttivi ed ideologici aumenterà fino a saturazione.
    Nessuno dice di quanto aumenteranno gli astenuti…questo sì che mi sembra grave.

  2. .mau.

    @mestesso: hai ragione, ho mischiato mele con pere. il 6% è a Pezzotta, ora correggo.

  3. .mau.

    p.s.: gli astenuti e gli aventiniani hanno sempre torto, almeno fino a che non ci sarà una legge che preveda di tagliare cadreghe in proporzione a chi non ha votato.

  4. Coloregrano

    In realtà, per quanto sia paradossale, guardando lo storico delle elezioni in Italia, la precisazione che fai sulla presenza dell’UdC risulta abbastanza irrilevante. Dico paradossale perché sembrerebbe ovvio che se nel 2005 l’UdC aveva il 3% e addirittura adesso è cresciuto si sarebbe dovuto portar dietro almeno quel 3% di voti uscendo dalla coalizione.
    Nella realtà le elezioni in Italia sono da anni un autentico referendum pro o contro il berlusconismo, e conseguentemente lo spostamento di un partito attraverso lo spartiacque delle coralizioni (in una direzione o nell’altra) porta molti elettori ad abbandonare quel partito per rimanere nella vecchia coalizione e per contro gli fa trovare, nella coalizione opposta, elettori delusi dagli altri partiti che lo votano considerandolo una sorta di novità, il tutto risulta in un sostanziale nulla di fatto a livello di voto alla coalizione.
    Se ci fate caso, a livello nazionale, la coalizione berlusconiana ha ottenuto nelle varie elezioni degli ultimi 16 anni quasi sistematicamente la stessa percentuale complessiva, vincendo o perdendo le elezioni a seconda della legge elettorale e di quanto gli avversari sono stati capaci di compattarsi.

  5. mestesso

    @.mau.: un sondaggio per dirsi completo dovrebbe fare una proiezione anche sugli astenuti, dato che il loro numero nella valutazione complessiva della tornata elettorale NON è irrilevante ai fini dell’interpretazione del risultato.
    Per sua natura l’inferenza statistica non fa considerazioni morali o di liceità del voto stesso: le statistiche non emettono giudizi, le persone che le leggono sì ;-).

  6. marcoxa

    Il consenso per Formigoni è comunque irrilevante ai fini dell’elezione. Dato che Formigoni non si può presentare alle elezione per scadenza dei termini (“term limits”), non è detto che questo consenso si riversi automaticamente sul candidato di centrodestra.

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