Vuoi farti una nuova Wikipedia? [2/2]

Ieri ho spiegato perché Wikipedia non può essere considerata un monopolio di fatto; in poche parole, quello che la caratterizza è il suo contenuto liberamente riutilizzabile, che fa sì che eventuali altri attori non abbiano il “costo di avviamento” perché possono sfruttare i dati già presenti in Wikipedia. Il lettore intelligente – e i miei lettori lo sono per definizione! – potrà a questo punto chiedersi perché non ci sia nessuno che faccia una cosa del genere. La risposta è banale: perché non gli conviene. La fregatura della licenza di Wikipedia è che è virale: quindi è vero che uno può sfruttare tutto quello che trova, ma deve a sua volta permettere agli altri di sfruttare il suo valore aggiunto. Anche se Wikipedia non inserirà la biografia di Porfirio Villarosa, potrebbe sempre sfruttare le “biografie migliorate” di cui sopra; quindi i soldi impiegati sarebbero buttati via – dal punto di vista dell’azienda; per i fruitori ci sarebbe comunque un vantaggio. D’altra parte un semplice lavoro amatoriale non può più avere la forza sufficiente per diventare un valido competitore, se non su temi molto ristretti: su questo i detrattori hanno ragione. Però non ditemi che credete ancora alla favola del nuovo prodotto “fatto dal basso”, dai!
Due ultime parole sul perché –almeno a mio giudizio – sono miseramente falliti i due approcci alternativi più imortanti a Wikipedia. Iniziamo dal più facile da spiegare, cioè il googliano Knol. L’idea di Knol è che ognuno possa mettere la propria versione su un qualunque argomento; saranno poi i fruitori a scegliere la voce a loro giudizio più adatta. In questo modo si ovvia ai problemi di editwar; però il risultato pratico è che si è arrivati a un sistema “write only”. Anche se è possibile per gli autori aprire il proprio knol e permettere a chiunque oppure a un gruppo scelto di contribuire, non sembra che la cosa sia molto seguita. Finisce così che la gente non ha nessuna possibilità di comprendere quale sia la versione migliore tra le varie su una voce; un po’ come su Internet in genere, si può giusto fare una ricerca interna e trovarsi un po’ di risultati non meglio identificati. Non per nulla mi sa che la maggior parte di voi non abbia mai sentito parlare di Knol.
Citizendium ha invece un punto di vista ben diverso, anche se condivide con Knol la logica che gli autori delle voci hanno nome e cognome. Nato da Larry Sanger, che in fin dei conti aveva fatto nascere Wikipedia assieme a Jimmy Wales, Citizendium era formalmente nato come un fork di Wikipedia, anche se poi si è scelto di enfatizzare la creazione di nuove voci; i contibutori devono avere nome e cognome, e le voci vengono rimesse in sesto da un esperto, che ci mette la sua firma e dà il valore aggiunto. Citizendium ha avuto una certa eco in rete anche da noi, anche se esiste solo la versione inglese; e l’approccio, almeno a prima vista, sembrerebbe più interessante. Ma i risultati, almeno se ci si limita a contare il numero degli articoli esistenti, sono ancora più deludenti di quelli di Knol. Credo che la ragione sia molto semplice, e spieghi anche perché Wikipedia ha avuto tutto questo successo. Perché uno deve metterci il suo nome e la sua fatica se non ci guadagna nulla? Con Wikipedia perlomeno si fa una scelta di vita, uno sa che il suo contributo rimane anonimo ma vuole far parte di un grande progetto globale; dire “faccio l’editor ufficilae di Citizendium” non porta nessun vantaggio, e a questo punto tanto vale gestirsi in proprio i documenti che si vuole creare. Certo, se Citizendium avesse la sua importanza magari uno potrebbe anche trascurare il vil denaro e guadagnare la fama di essere un “redattore ufficiale”, ma questo non è il caso. Che vuol dire? Semplicemente che un po’ dei soldi necessari per l’avviamento servirebbero per trovare una partnership importante. Non dico la Treccani – che comunque ha fatto una scelta diversa: per il proprio dizionario chiedono collaborazioni, ma il risultato verrà comunque rivisto redazionalmente e non mi pare ci sarà traccia dell’autore iniziale – ma comunque qualche istituzione culturale che non ci metterebbe i soldi ma appunto il suo nome.
In definitiva, fare una nuova e ci si augura migliore Wikipedia non è facilissimo, ma nemmeno impossibile. Il vero problema è che sarebbe quasi sicuramente un progetto in perdita economica secca. Non che Wikipedia sia in attivo, anzi; ma per il momento i suoi costi sono sufficientemente bassi da poter prosperare. (Oops, ho dato un’altra freccia all’arco dei detrattori dell’enciclopedia: Wikipedia è l’equivalente dei negozi gestiti dai cinesi!)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-02 07:00

7 pensieri su “Vuoi farti una nuova Wikipedia? [2/2]

  1. Barbara

    Di Knol avevo sentito parlare, di Citizendium mai. Wikipedia la uso spesso e volentieri, di solito però non in italiano (dipende da cosa uno cerca) e non vedo perché crearne una nuova. Mi pare funzioni benissimo quel che c’è.
    Forse hai ragione: io ci compro spesso, nei negozi dei cinesi.

  2. delio

    condivisibile, però devo spezzare un’arancia per il secondo modello. citizendium non lo conosco, ma da come lo descrivi sembra un tentativo di approccio à la wikipedia a temi piú settoriali. un esperimento del genere esiste, funziona bene ed è apprezzato: si chiama scholarpedia, è nato come enciclopedia di temi neuroscientifici e ora si sta espandendo anche alla fisica dei sistemi complessi e all’analisi nonlineare, con grandi firme (in alcuni casi premi nobel) e piuttosto prestigioso e con un bizzarro sistema incentrato sull’approvazione redazionale ma con una piccola apertura ai contributi dei lettori (che per altro sono chiamati a decidere quali temi dovranno essere trattati). in un certo senso, mi sembra che scholarpedia e altre enciclopedie analoghe (eom.springer.de e mathworld.wolfram.com, per restare nella matematica) abbiano un senso e un futuro, se cominciano dove wiki smette per principio, ossia nell’approfondimento di temi settoriali e non interesssanti per le grandi masse.

  3. .mau.

    @delio: le enciclopedie settoriali continueranno ad avere il loro spazio, e i loro modelli continueranno ad essere più variegati, quello è ovvio. Ma qui parlo appunto dell’enciclopedia generalista: chi si lamenta di wikipedia non è quello che va su scholarpedia.

  4. Barbara

    @delio: i siti di chi usa i matematici come polli da spennare li eviterei (Springer e Wolfram – manca solo Elsevier e siamo a posto). Chi ha esaurito Google Scholar/mathSciNet va su Math Overflow – quello sì è un modello nuovo.
    E comunque concordo con .mau., wikipedia di rivolge a un pubblico più vasto (pur avendo alcune voci tecniche di tutto rispetto).

  5. delio

    barbara, perché evitarli? wolfram non fa troppa pubblicità a mathematica, e soprattutto nell’ambito della matematica discreta le sue voci sono solitamente molto complete. anche eom non è male, e spesso ha autori di un certo peso. non vedo perché non approfittare, una volta tanto che springer fa una cosa gratis…

  6. Cruccone

    È curioso pensare che Wikipedia nacque come progetto di supporto a Nupedia, dove gli utenti della rete potessero fare il lavoro di base che poi gli esperti avrebbero verificato e raffinato per Nupedia. Oggi probabilmente non c’è più spazio per un’altra Nupedia generalista, però i margini per creare una sorta di Nupedia settoriale partendo dai contenuti di Wikipedia ci sono. La licenza di per sè non è un ostacolo insormontabile, pensando a quante copie ha venduto il DVD di Wikipedia (il cui unico vantaggio sulla versione online è quello di non necessitare una connessione).

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