Simon’s Cat (libro)

[copertina]Molti dicono che con il Web e il concetto del “tutto gratis” gli artisti inizieranno a fare la fame; io non ne sarei così certo. Prendiamo ad esempio Simon’s Cat, il gatto casinista eternamente affamato – disegnato con uno stile simile a quello di Bristow, per chi ha una certa età – i cui filmini postati su YouTube hanno spopolato tra i gattofili e si possono vedere nel sito http://www.simonscat.com. Sono certo che molti dei fan del gatto (quorum ego) hanno comprato questo libro (Simon Tofield, Simon’s Cat Canongate 2009, pag. 231, Lst 12.99, ISBN 978-1-84767-481-4) con una serie di tavole raffiguranti il nostro eroe. A dire il vero, l’ambientazione delle vignette, un po’ più bucolica e campagnola, non rende pienamente giustizia, anche se le scene con lo gnomo da giardino meritano; ma garantisco che molte immagini mi hanno fatto davvero sghignazzare!

Ultimo aggiornamento: 2009-11-26 07:00

10 pensieri su “Simon’s Cat (libro)

  1. mfisk

    Be’, Bristow faceva ridere poco anche allora. Come Peanuts, per dire (ma mi piaceva di più: sarà che avevo l’impiegataggine già nel sangue, fin da piccino)

  2. mestesso

    Molti dicono che con il Web e il concetto del “tutto gratis” gli artisti inizieranno a fare la fame; io non ne sarei così certo
    Uno su mille guadagna come Simon. Solo i “migliori” vengono premiati dal meccanismo web: gli altri vengono tritati. Simon’s cat mi piace, vedevo i filmati su youtube, ma è vero che oggi un artista, e sono buono perché di artisti secondo me in giro ce ne sono ben pochi e molti meno di quelli che si professano tali, fa molta fatica a fare soldi, e quelli che li fanno più che artisti li chiamerei marchettari.
    Simon è bravo sia come artista che come marchettaro. Onore al merito!

  3. .mau.

    @mestesso: ma abbiamo bisogno di tutti questi sedicenti “artisti”, poi, con tutto quello che ne consegue? O non è forse meglio “pochi ma buoni’?

  4. mestesso

    @.mau.: domanda retorica, vero?
    Chi decide chi è un artista? Il pubblico (il mercato). Chi decide se un artista è più bravo di un altro? Il pubblico (il mercato). Lo sfruttamento del mercato implica necessariamente “il più possibile”, non “il pochi ma buoni”.
    Il ueb, per sua stessa natura, promuove e diffonde la spazzatura|fuffa più della roba bbuona, non fosse altro che per motivi quantitativi, anche se c’è chi promuove la fuffa spacciandola per buona apposta (nota non polemica: Wikipedia fa tanto male quanto bene in questo ambito ;)).
    Questo nell’ottica dell’immediato.
    Il vero artista lo si vede nel lungo periodo. Il ueb non è in generale il mezzo migliore per promuovere un artista. Al più è un mezzo buono per vedere cosa ci sia in giro. Un immenso catalogo, ma niente di più, davvero.

  5. .mau.

    @mestesso: credo che stiamo parlando di due cose diverse. Premesso che i mecenati che promuovono la robba bbuona siano finiti ai tempi di Mozart e che è ben noto che miliardi di mosche non possono sbagliarsi sulla bontà della merda (e che anche se uno fa cose buone non è che sia garantito che venga scoperto) quello che dico io è che anche se uno trova le cose aggratis non è che non sia disposto a comprare quello che ritiene meritevole.

  6. mestesso

    @.mau.:anche se uno trova le cose aggratis non è che non sia disposto a comprare quello che ritiene meritevole
    Giusto, è corretto ma non completo. Aggiungi “Quando la roba gratis abbonda, io non sto a tirare fuori i soldi, ma aspetto il prox giro di roba gratis, che arriva abbastanza presto (dato che sul ueb si fa tutto per soddisfare i bisgni compulsivi)”.
    Questo trend premia pochi, e deprime molti ;).

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