L’ottavo nano? :P
Comunque l’umorismo involontario è sempre il migliore…
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marcoxa
Invece di sogghignare sul titolo dell’editoriale di Ricolfi, sarebbe bene guardare con molta attenzione ai suoi contenuti, come sempre iperconservatori. Mirabile dictu: “Se le riforme non decollano è innanzitutto perché gli italiani che le temono sono di più di quelli che sarebbero pronti a sostenerle davvero, accettandone i rischi, le tensioni, i prezzi da pagare. E proprio per questo uno schieramento politico riformista diverso dal partito della spesa, al momento, non esiste ancora. ”
Ovvero, come dicono negli USA: “it is very easy to say there’s no such thing as a free lunch, when you have the money to pay for it”.
In altre parole. Che prezzi è disposto a pagare lui, il Ricolfi (e con lui vari altri sofisti dei noti giornali della Destra italica)? Ce lo dica. Poi, *prima* paga *lui* (ed i suoi finanziatori) e *poi* sarò meglio disposto a pargare anche io.
A preust
Ntuniott
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Fabio Forno
lol il x titolo, invece proprio non capisco il commento di marcoxa. Per prima cosa Ricolfi è ed sempre stato di sinistra, secondo che ci sarebbe di conservatore nel dire che cambiare ha un prezzo e oggi non c’è nessuno che ha le palle di rischiare un briciolo di consenso per fare le cose giuste?
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.mau.
@marcoxa, @ff: non ho problemi a confessare che io l’articolo di Ricolfi non l’ho mica letto :-)
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marcoxa
@Fabio. Il Ricolfi è di sinistra quanto lo erano e sono i vari Scalpelli etc etc. Se fosse di “sinistra”, stai tranquillo che non scriverebbe sulla Stampa (o sul Corriere). Il problema di Ricolfi (e, ad esempio, di Ichino, pure lui iscritto al mio sindacato) è nel non dire mai chi pagherà. Io non ho dubbi che bisogna “cambiare” e che ci sono dei costi associati. Basta che questi costi li paghi Tremonti, e Berlusconi e la Marcegaglia ed il capannonista di Baggianate Lario (o di Treviso, cfr. l’ottimo programma “L’inchiesta” del TG1 – non sospetta quindi – dal titolo “Furbi o Ladri?” del 22 Nov 2009). Come? Con aliquote fortemente progressive (tipo quelle che esistevano nell’America di Eisenhower) ed un fisco alla IRS.
Il problema di Prodi fu essenzialmente Dini (e chi per lui, ovvero il patto di sindacato del Corriere) che si mise di traverso sull’aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie. Il Ricolfi era d’accordo o no su questa cosa? Questo è il discrimine. O era d’accordo con Dini o con marcoxa, con tutto quello che ne consegue circa le priorità del momento. Tertium non datur.
In altre parole, quello che è “giusto” per Ricolfi non è necessariamente il “giusto” tout-court, ma può darsi che invece sia il “giusto” per i soliti noti. Qui invece si invocano sempre e solo “riforme” (virgolette obbligatorie) che fanno e faranno pagare sempre i soliti altri noti, con l’aggravante che pure li si convince che è bene che votino Lega.
I rest my case.
A preust
Ntuniott
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Barbara
@marcoxa/Ntuniott: tu pensa che io ho letto due volte due “a Proust” e ho meditato su cosa ci potesse entrare il buon Marcel. L’articolo invece non lo leggo, così risparmio sull’antirughe.
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marcoxa
@Barbara. Il tuo consiglio sull’antirughe dovrei veramente seguirlo. È dai tempi di Ronchey su Repubblica per arrivare ai giorni nostri che rischio l’orchite giornaliera leggendo certi opinionisti.
A preust
Ntuniott
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I miei complimenti ai titolisti.
Fantastico! :)
L’ottavo nano? :P
Comunque l’umorismo involontario è sempre il migliore…
Invece di sogghignare sul titolo dell’editoriale di Ricolfi, sarebbe bene guardare con molta attenzione ai suoi contenuti, come sempre iperconservatori. Mirabile dictu: “Se le riforme non decollano è innanzitutto perché gli italiani che le temono sono di più di quelli che sarebbero pronti a sostenerle davvero, accettandone i rischi, le tensioni, i prezzi da pagare. E proprio per questo uno schieramento politico riformista diverso dal partito della spesa, al momento, non esiste ancora. ”
Ovvero, come dicono negli USA: “it is very easy to say there’s no such thing as a free lunch, when you have the money to pay for it”.
In altre parole. Che prezzi è disposto a pagare lui, il Ricolfi (e con lui vari altri sofisti dei noti giornali della Destra italica)? Ce lo dica. Poi, *prima* paga *lui* (ed i suoi finanziatori) e *poi* sarò meglio disposto a pargare anche io.
A preust
Ntuniott
lol il x titolo, invece proprio non capisco il commento di marcoxa. Per prima cosa Ricolfi è ed sempre stato di sinistra, secondo che ci sarebbe di conservatore nel dire che cambiare ha un prezzo e oggi non c’è nessuno che ha le palle di rischiare un briciolo di consenso per fare le cose giuste?
@marcoxa, @ff: non ho problemi a confessare che io l’articolo di Ricolfi non l’ho mica letto :-)
@Fabio. Il Ricolfi è di sinistra quanto lo erano e sono i vari Scalpelli etc etc. Se fosse di “sinistra”, stai tranquillo che non scriverebbe sulla Stampa (o sul Corriere). Il problema di Ricolfi (e, ad esempio, di Ichino, pure lui iscritto al mio sindacato) è nel non dire mai chi pagherà. Io non ho dubbi che bisogna “cambiare” e che ci sono dei costi associati. Basta che questi costi li paghi Tremonti, e Berlusconi e la Marcegaglia ed il capannonista di Baggianate Lario (o di Treviso, cfr. l’ottimo programma “L’inchiesta” del TG1 – non sospetta quindi – dal titolo “Furbi o Ladri?” del 22 Nov 2009). Come? Con aliquote fortemente progressive (tipo quelle che esistevano nell’America di Eisenhower) ed un fisco alla IRS.
Il problema di Prodi fu essenzialmente Dini (e chi per lui, ovvero il patto di sindacato del Corriere) che si mise di traverso sull’aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie. Il Ricolfi era d’accordo o no su questa cosa? Questo è il discrimine. O era d’accordo con Dini o con marcoxa, con tutto quello che ne consegue circa le priorità del momento. Tertium non datur.
In altre parole, quello che è “giusto” per Ricolfi non è necessariamente il “giusto” tout-court, ma può darsi che invece sia il “giusto” per i soliti noti. Qui invece si invocano sempre e solo “riforme” (virgolette obbligatorie) che fanno e faranno pagare sempre i soliti altri noti, con l’aggravante che pure li si convince che è bene che votino Lega.
I rest my case.
A preust
Ntuniott
@marcoxa/Ntuniott: tu pensa che io ho letto due volte due “a Proust” e ho meditato su cosa ci potesse entrare il buon Marcel. L’articolo invece non lo leggo, così risparmio sull’antirughe.
@Barbara. Il tuo consiglio sull’antirughe dovrei veramente seguirlo. È dai tempi di Ronchey su Repubblica per arrivare ai giorni nostri che rischio l’orchite giornaliera leggendo certi opinionisti.
A preust
Ntuniott