Stamattina la segretaria della nostra pediatra ha telefonato ad Anna, e le ha detto che – in qualità di genitrice di essere umano di età inferiore a 6 (sei) mesi – aveva diritto alla vaccinazione gratuita contro l’influenza A. Occhei, mi sa che hanno comprato qualche dose di troppo di vaccino e adesso devono trovare un nuovo modo per usarle, ma non è questo il punto.
Perché la mamma di un infante viene vaccinata e il padre no? forse che il padre se ne sta ben lontano dai pargoli, e quindi non corre il rischio di attaccare loro malattie? Ovviamente no, e questo capita da un bel pezzo; ma a quanto pare l’ASL milanese non è ancora convinta della cosa. (Oppure sa bene che non penso proprio di farmi quel vaccino e ha risparmiato fatica)
Ultimo aggiornamento: 2009-11-12 11:18
Magari perche’ i papa’ in genere non allattano i loro pargoli? :-)
@maxxfi: nemmeno Anna allatta i suoi pargoli, se è per questo. E nessuno le ha chiesto se allattava oppure no.
Penso che statisticamente vi sia una incidenza maggiore di mamma influenzata->bimbo piuttosto che babbo influenzato->bimbo (di solito la mamma spupazza il figlio più del padre). Non avendo dosi per tutti, si fa la scelta più probabile. Io lo trovo assai ragionevole, e se le premesse sono queste, sono assolutamente d’accordo. Poi chissà, la realtà è diversa, chi lo sa…
Forse hanno pensato che la madre è più debole di costituzione per aver partorito e quindi ha più probabilità di ammalarsi? Non so se sia vero in generale, ma potrebbe essere la ragione della politica adottata dalla ASL. Chissà :)
@mestesso: commento sessista, appunto ;-)
Ad esempio, se la mamma sta generalmente in casa mentre il padre esce per lavorare e si prende la metro tutti i giorni è più probabile che l’untore sia lui anche se spupazza meno i figli. Ci sono poche dosi a disposizione? si dice alla famiglia “guardi: il genitore che ritiene di essere più a rischio può farsi vaccinare aggratis”. Nel 99% dei casi sarà la mamma ad andare, ma quella statistica è a posteriori.
ciao .Mau.
ieri c’era una trasmissione, Exit su La7, ne ho visto una piccola parte, ma quello che si pensava noi poveri umani lo cominciano a pensare anche più in alto, fuori dalla melma: le case farmaceutiche vogliono cominciare a vendere farmaci (in massa) anche ai sani. Fabristol ha citato uno del Cochrane che ha fatto una revisione di tutti i lavori sulle vaccinazioni, da cui uscirebbe che queste vaccinazioni servono pochissimo. Queste e altre notiziole divertenti (fra cui che l’EMEA, al Garattini dire, è finanziata al 70% da privato capitale) solo per appalesarci ormai chiaramente come tutto sia in mano all’economia, e forse anche l’OMS, che in quattro e quattr’otto modifica le linee guida di inclusione pandemica.
A quando un Istituto di ricerca indipendente COMPLETAMENTE finanziato dagli utenti (rigorosamente non venditori)? io, i miei 20 – 30 euri di iscrizione annua son pronto a darli.
Ah, i complimenti te li avevo già fatti? No? ma allora rimedio subito ;)
@.mau.:Ad esempio, se la mamma sta generalmente in casa mentre il padre esce per lavorare e si prende la metro tutti i giorni è più probabile che l’untore sia lui anche se spupazza meno i figli.
E qui ti aspettavo :-).
(mestesso)..di solito la mamma spupazza il figlio più del padre…
(.mau.)…mentre il padre esce per lavorare e si prende la metro tutti i giorni è più probabile…
padre prende metro->maggiore probabilità di prendere influenza su se stesso (corretto!)
madre più attaccata ai figli->maggiore possibilità di contagio madre->figlio rispetto a padre->figlio
La tua frase sopra invece presuppone che probabilità di infettare il figlio da padre e madre sia equipotente, direi.
Suvvia, ammettilo: a livelli statistici (non tuoi personali) la scelta fatta è del tutto corretta, per il semplice motivo che il mondo reale è sessista :-).
Dico anch’io la mia sui vaccini (un poco OT, ma nemmeno troppo). Per otto autunni cosecutivi ho scrupolosamente vaccinato me stessa e il mio pargolo contro l’influenza stagionale. Per otto anni consecutivi sia io che il pargolo ci siamo presi l’influenza, entrambi, regolarmente, con complicazioni respiratorie di varia natura e necessità di assunzione di antibiotici per risolvere dette complicazioni.
L’anno scorso mi sono stufata di questo copione un filo ripetitivo e ho deciso di non vaccinare né me, né lui: così, tanto per vedere l’effetto che faceva, e ho sostituito il vaccino con una profilassi a base di echinacea e propoli, ma senza troppa convinzione, ché tanto peggio di come era andata fino ad allora non avrebbe potuto andare. L’anno scorso né io né lui ci siamo presi l’influenza.
Quest’anno, non tanto per via delle polemiche e dei dubbi sui vaccini, ma basandomi sulla mia precedente, modesta esperienza, non ci penso nemmeno lontanamente al vaccino, né a quello per la stagionale, né, tantomeno, a quello per la “A” e continuo convinta la profilassi a base di echinacea e propoli, che consiglio caldissimamente a tutti.
@mestesso: non andando a lavorare coi mezzi, il mio esempio non si applica a me. Dovresti saperlo che quando parlo pro domo mea lo dico esplicitamente.
Nel merito: la probabilità di contagio decresce ipergeometricamente con la quantità di tempo passato nelle immediate vicinanze dell’infetto (detto più terra terra: se non te la prendi subito stando vicino all’untore è sempre più difficile che tu te la prenda dopo un po’) mentre è sublineare rispetto al numero di persone avvicinate. (cresce un po’ di meno). Quindi è meglio vaccinare chi frequenta tanta gente anche se sta meno tempo vicino al pupo.
Il padre non è soggetto alle stesse patologie della madre. Che peraltro è appena uscita indenne da una. :-P
Ma tua moglie non tirava il latte? credevo che un minimo di latte materno i pargoli ancora lo assumessero!
@mau:il limite dei 6 mesi riguardo all’età del bambino mi fa ritenere che la motivazione sia semplicemente legata all’allattamento e alla copertura indotta indirettamente nel bambino con il latte. Dopo i 6 mesi quasi tutti i bimbi hanno iniziato lo svezzamento (anche quelli figli di genitori allergici che è preferibile siano nutriti per tutti i primi 6 mesi esclusivamente al seno da una madre a dieta strettissima…).
Per quelli ai quali piace la statistica: pare che in Italia l’89% dei bambini sia allattato al seno al momento delle dimissioni dall’ospedale, il 70% lo sia ancora ai 3 mesi, al sesto mese solo il 52%.
Non so eh, azzardo un’ipotesi, forse il tam*iflu (che viene dato in caso di complicanze) non è compatibile con il proseguimento dell’allattamento?
Così come eventuali altri farmaci, no?
non so quale farmaco Anna abbia dovuto prendere, ma so che conteneva ossitocina che blocca per l’appunto la produzione di latte :-(
E quindi siete a LA esclusivo o riuscite a fare ancora misto?
Qui dopo due mesi di tiralatte la produzione è via via scemata, e a detta della pediatra non c’era da sperare molto di più.