La “tassa Santoro”

I quotidiani della destra, dopo la prima puntata di questa stagione di AnnoZero, sono partiti in quarta chiedendo a gran voce che la gggente si rifiuti di pagare il canone, visto che la Rai lo usa per proporre queste trasmissioni faziose. A sinistra – meglio, a non-destra – sono state fatte tante controproposte, più o meno scherzose e fattibili: dal privatizzare la Rai così può prendere tutta la pubblicità che vuole alla destinazione specifica delle trasmissioni per cui si vuole pagare il canone, fino a sostituirlo con un sistema pay-per-view che finalmente premierebbe i programmi davvero apprezzati dalla gggente.
Io non sono molto interessato a questo teatrino: a me Santoro non piace, ma non mi piace nemmeno Vespa, Sanremo, Miss Italia, i quiz in preserale e così via. Però mi piacerebbe sapere quanti di coloro che hanno firmato le petizioni feltriane abbiano fatto un piccolo ragionamento. Gli spot pubblicitari hanno da un bel po’ di tempo un valore (e quindi un costo) diverso non solo a seconda della fascia oraria e del canale, ma anche della trasmissione in cui verranno mandati in onda. AnnoZero è una trasmissione (a) schierata (b) con un ampio pubblico (c) che è più difficile da catturare su una televisione generalista, quindi posso immaginare che sia un target appetibile: non per chi vuol venderti Hummer, ma per tante altre aziende sì. Il tutto significa che per quanto Santoro possa costare, immagino che il risultato economico netto della trasmissione – anche considerando la quota parte di costi fissi della struttura – sia di gran lunga positivo. Il che è anche doveroso, del resto, visto che il “servizio pubblico” di cui si riempiono tutti la bocca deve anche produrre e trasmettere programmi che sono sicuramente in perdita (a parte le tribune elettorali…) Insomma, non c’è una “tassa Santoro” nel senso di soldi che noi paghiamo, ma al limite nel senso che occorre che la Rai lo mandi in onda per avere i soldi e poter mostrare la consegna delle case regalate dai trentini agli abruzzesi.
Un’ultima curiosità: secondo voi la fiction su Barbarossa coprodotta da Rai Fiction e Rai Cinema per la modica cifra di 30 milioni di euro, sommando la pubblicità in TV, i passaggi ai cinema italici e stranieri, l’immancabile DVD e chissà quali altri tipi di merchandising, genererà utili, oppure abbiamo semplicemente una “tassa Pontida”?

Ultimo aggiornamento: 2009-09-30 10:20

14 pensieri su “La “tassa Santoro”

  1. davideprof

    Tassa Pontida, senza dubbio. Se Santoro non creasse utili lo avrebbero fatto fuori già da un bel pezzo, peraltro.

  2. mestesso

    Cominciamo dalla base: il cosiddetto canone RAI è una tassa di possesso di apparecchio televisivo. Chiunque ne possieda uno, anche se lo tiene spento, deve pagare. Che veda o meno la RAI è del tutto ininfluente. Famoso il caso di un signore che ha messo i sigilli al sintonizzatore TV e fatto causa alla Corte dei Conti per non pagare l’odiato balzello. Perse e dovette pagare tutti gli arretrati :-).
    Il mancato pagamento del Canone nulla altro è che evasione fiscale, che del resto è lo sport preferito dagli italiani.
    Come tutte le tasse, vanno all’erario. Attenzione: la RAI *non* riceve, ripeto per i non sintonizzati, non riceve i soldi del canone. La RAI riceve dallo Stato un contributo che è proporzionale al gettito erariale della suddetta tassa di possesso ma NON è uguale.
    Ciò detto, i bilanci della RAI: chi li ha visti? Nessuno sa quanti soldi la RAI spenda, o meglio, si sa quanti ma non si sa come. Certo, Annozero è in attivo of course. Certo togliendolo si toglie un margine attivo. Certo è che la RAI è come un buco nero: ingoia tutto e non esce niente. Fosse solo la fiction su Barbarossa! Un mio amico lavora in RAI. Sai quanti amici degli amici sono a stipendio facendo poco o niente? E non stiamo parlando di minimi sindacali ;-).
    Troupe del TG[1,2,3]: 1 giornalista (minimo), 2 operatori, 1 montatore, 1 autista del furgone, 1 cameramen (minimo), 1 aiuto regia.
    Troupe del SBTG: 1 giornalista, 1 cameramen, 1 aiuto. E via.
    Le strutture aziendali triplicate, i funzionari triplicati…poi ci sono le quote di partito, quanti soldi per mantenere il consenso! A tutto questo, presi dal furore conto Santoro i fan di SB non ci hanno pensato.
    Il mio amico mi ha detto: la RAI finirà come l’Alitalia: la gestione è identica.

  3. Diego

    Hai usato la parola “ragionamento” associata – se pur implicitamente – a Feltri o Belpietro.
    In entrambi i casi è un grosso errore di logica ;-)

  4. .mau.

    @mestesso: il canone Rai è una tassa di possesso di apparecchi atti a ricevere trasmissioni televisive; il problema del tizio è che non ha chiesto che venissero messi i sigilli alla TV dalla persona preposta. Ma queste sono quisquilie tecniche; i soldi del canone vanno alla Rai (qua dice semplicemente che c’è una quota per le spese di riscossione e una per il contratto di servizio, vedi anche qua, ma nulla più). Poi è chiaro che tutto questo discorso che stiamo facendo è solo per vedere chi di noi due ce l’ha più lungo, visto che non sta né in cielo né in terra…
    @diego: il De Mauro alla voce ragionamento dà anche l’accezione “2. TS filos., log. procedimento di illazione” :-)

  5. Stefano Gorgoni

    ma a parte il discorso utili (giustissimo eh), se ognuno dovesse decidere se pagare il canone in base ai criteri di cui si parla, scommettiamo che ci sarebbe altrettanta gente che il canone smetterebbe di pagarlo per la faziosità dei tg, o di vespa, o di N altri programmi?
    personalmente, pago il canone a prescindere da quel che la rai trasmette (lo pago semplicemente perché va pagato, anche se non guardo quasi mai la tv – rai, mediaset o altro), ma sono proprio i programmi di santoro, dandini, gabanelli etc che mi addolciscono la pillola.
    la rai è da sempre territorio di spartizione politica (motivo per cui la gestione fa schifo e potrebbe tranquillamente fare la fine di alitalia), ma l’attuale parte politica al governo ha sorpassato la vecchia spartizione, e segue il modello del “non facciamo prigionieri”.

  6. Piotr R. Silverbrahms

    Già che sei sintonizzato in Rai, .mau., forse potresti fare un post sulla sottile strategia d’attacco di questi ultimi tempi. Report magari continueranno a mandarlo in onda, ma nel frattempo alla Gabanelli la Rai sembra che voglia togliere la tutela legale, così che la trentina di cause che ha in corso (indovina con chi) se le dovrà gestire da sola.

  7. Fabio Forno

    Proprio per quello che racconti la Rai va privatizzata: Santoro sarebbe rincorso da tutti, proprio perché uno dei pochi in grado di far accendere la tv ad un certo target e, se qualcuno produce un Barbarossa, siamo sicuri di non doverlo pagare noi. Il ridurre tutto al “non pagare la tassa santoro” è un assurdo proprio se lo vedi da una posizione di destra liberale.

  8. .mau.

    @piotr: non ho seguito la vicenda Report a sufficienza per capire qual è la differenza con l’anno scorso in cui era apparsa la stessa cosa – in pratica la Gabanelli è dipendente Rai e quindi protetta salvo che per dolo o colpa grave, mentre la sua squadra è contrattista, il che significa che guadagna di più ma non ha tutele.
    Che poi in Italia viga un sistema tale per cui uno può fare causa per una richiesta milionaria e non dover pagare nulla nel caso la causa venga rigettata come infondata lo so benissimo (vedi voce Angelucci-Wikipedia)

  9. Fabio Forno

    A dire il vero il legal-squatting, ovvero bloccare gli avversari sommergendoli di cause infondate per cui non si hanno le risorse per difendersi, non è una peculiarità italiana e neppure limitata alla diffamazione. Basta pensare a cosa sta avvenendo nel campo della proprietà intellettuale e dei brevetti.

  10. mestesso

    @.mau.: non pensavo di fare la gara a chi ce l’ha più lungo :-). Ah, guarda che apposta ho messo la dicitura “non uguale” parlando dei soldi versati dall’erario alla RAI, per il semplice motivo che, almeno negli ultimi anni, prima non saprei, la cifra data è *superiore* a quella raccolta dal canone ;-). I motivi sono vari, essenzialmente legati al pagamento degli stipendi ai dipendenti. Insomma, la RAI prende dallo stato non solo il canone, ma anche altro, sia ben chiaro!
    @.mau.: mentre la sua squadra è contrattista, il che significa che guadagna di più ma non ha tutele
    Se volevi dire “guadagna di più [della Gabanelli]”, ti posso dire (sempre tramite il mio amico) che divisi i soldi fra tutta la truppa, e contando il fatto che con l’anzianità di servizio lo stipendio della stessa aumenta in automatico, la cosa non è molto vera…
    @Piotr, .mau.: da molti anni (forse dall’inizio di Report) la squadra di cronisti è a partita IVA e l’unica dipendente RAI è la Gabanelli. La tutela giuridica *non* era ad-personam, ma era un ombrello per l’intera produzione. Detto in parole povere: non era importante la posizione giuridica dei collaboratori ma una determinata clausola contrattuale erogata dalla produzioe del programma alla redazione di Report (contrattualmente Report è come se fosse una testata interna alla RAI).
    Detto per inciso, il 99% delle trasmissioni RAI (tutte a parte i TG) è fatto per una quota molto significativa da contrattisti a partita IVA, ma non divaghiamo.
    In ogni caso, una perdita, Report è una bellissima trasmissione.

  11. .mau.

    @mestesso: intendevo “guadagnano di più che come assunti Rai”; non so come sia poi la divisione ma immagino che la Gabanelli guadagni almeno come loro se non di più.

  12. vb

    Io l’anno scorso ho girato varie televisioni cittadine per fare le interviste da candidato presidente della Provincia. Nelle TV private lo staff consisteva di: una giornalista che mi faceva le domande; un operatore con la telecamera che riprendeva. Il tutto, in uno studio multiuso in cui facevano tutte le trasmisisoni della rete o quasi (Videogruppo ne ha uno solo, GRP ne ha due o tre, Primantenna uno grosso con vari angolini), in cui al massimo c’era una segretaria/centralinista all’ingresso dell’intera sede aziendale.
    Alla RAI, lo staff per farmi l’intervista – senza nemmeno un intervistatore, era quella ufficiale in cui parlavo da solo davanti alla telecamera – consisteva di cinque o sei persone: regista, aiuto regista, segretaria di produzione, aiuto segretaria di produzione, titolista, mixerista, addetta caffé ecc. Il tutto in un piano del palazzo di via Verdi che aveva sei studi TV e quasi altrettanti radio, con apparecchiature di ogni genere (tutte risalenti alla prima guerra mondiale, ma vabbe’), e con uscieri a ogni piano più un paio all’ingresso.
    Il caffé che mi hanno offerto in via Verdi era buono, però da contribuente se faccio il confronto dell’efficienza economica delle due strutture mi metto le mani nei capelli…
    P.S. @mau: Non è un caso che nel programma del neonato MN5S Beppe Grillo abbia messo anche “chi fa causa per diffamazione è costretto a versare una cauzione pari alla cifra richiesta come danno, che perderà se non vince la causa” :-D

  13. mike

    @vb: mi sembra che la programmazione media di Primanetenna o Videogruppo non sia esattamente paragonabile a quella della Rai. Quando lavoravo nella produzione audio/video la ditta aveva sei teatri di posa, regia audio e regia video, postproduzione, a stare dietro allo streaming eravamo in due, ed a volte anche in quattro…
    Ah… le apparecchiature risalenti alla prima guerra mondiale forse sono quelle del museo :) che nessuno o quasi, specialmente se torinese, conosce.

  14. .mau.

    @mike: beh, a Torino fino a una quindicina di anni fa trasmettevano Rai1 in VHF canale C perché erano partiti col trasmettitore televisivo portato dagli americani alla fine della IIWW :-)

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