Forse sapete che l’AGCOM, cioè il Garante delle Comunicazioni, ha imposto agli operatori telefonici di metterci al più tre giorni per il trasferimento del proprio numero di telefono a un altro operatore. Meno probabile sappiate la storia successiva; il TAR del Lazio ha sentenziato che la direttiva AGCOM era illegittima, e la scorsa settimana il Consiglio di Stato ha sospeso la succitata sentenza. In attesa che si pronunci direttamente Napolitano, la Triplice ha emesso un comunicato al riguardo.
Il sindacalese, come sapete, è forse ancora peggiore del politichese. Quello che ho scritto sopra è stato riportato così: «Il 14 settembre 2009, il Consiglio di Stato con ordinanza n° 4602 ha sospeso la sentenza del TAR del Lazio che dichiarava l’illegittimità della delibera dell’AGCOM la quale imponeva, agli operatori di Telecomunicazioni, di effettuare la portabilità del numero mobile entro tre giorni dalla richiesta.». Vi giuro che ho fatto fatica a comprendere la frase, e ce l’ho fatta solo per il contesto successivo. Ma il pippone è per qualcos’altro.
Il documento continua infatti parlando di «ricadute negative in termini occupazionali che il provvedimento sta generando con la perdita di centinaia di posti di lavoro, dei quali 400 già annunciati in Calabria da parte di Abramo Customer Care.» che immagino sia un subappaltante Telecom, anche se non è detto visto che il problema dovrebbe essere comune a Vodafone. Quei posti di lavoro sono infatti i callcentristi che ti chiamano a casa per la cosiddetta retention, vale a dire il tentativo di trattenerti usando le subdole arti delle offerte speciali in cui scopri che puoi pagare molto meno di quanto sganci adesso. Il callcentrista, poveretto, non ci può fare molto; ma a me il pensiero di qualcuno che mette su un lavoro sfruttando la burocrazia e cercando di allungare a dismisura i tempi personalmente fa davvero schifo. (Ammesso naturalmente che sia così e non una scusa: per fare una singola telefonata di retention, non è che ci voglia comunque un mese, no?)
E anche il sindacato, invece di chiedere di continuare ad allungare i tempi per far lavorare questa gente e pietire le aziende di ricercare con loro soluzioni per il loro riutilizzo, sarebbe meglio iniziasse subito a fare proposte e chiederle di discuterle., no?
Ultimo aggiornamento: 2009-09-25 07:00
Esattamente quali conseguenze comporta questo ritardo? Non ti funziona più il numero da quando lo richiedi finché non te l’hanno trasferito, oppure semplicemente resti con il gestore vecchio finché non viene effettuato il passaggio?
No, perché nel secondo caso fra 400 posti di lavoro e l’atteggiamento di principio di non voler aspettare una o due settimane per cambiare operatore, io scelgo i 400 posti.
che io sappia, si aspetta un mese e più prima di avere il nuovo operatore, ma continui a telefonare col vecchio.
Larry, quindi se io mi mettessi a buttare immondizia per la strada saresti contento perché creo un posto di lavoro per uno spazzino? (grazie .mau. questo è un esempio perfetto del perché in italia tutta la concezione del lavoro non funziona)
No, perchè, tra avere l’idraulico in mezz’ora, o il giorno dopo perchè devo passare attraverso le sue 3 segretarie, io preferisco le 3 segretarie (astenersi commenti salaci)…
No, perchè, tra avere un’auto in un mese direttamente dal concessionario o in quattro perchè deve passare tra 12 concessionari e intermediari, grossisti e mediatori che occupano 200 persone, preferisco le 200 persone…
No, perchè, abzichè avere il medico al pronto soccorso pronto e disponibile se ho un infortunio sul lavoro e passare attraverso 12 check in, 14 infermiere, 2 stagisti, 2 primari, ecc. scelgo la seconda perchè ci sono 30 persone che lavorano…
No, ma ci rendiamo conto?
Io ho sentito dire persino che avere due persone che lavorano in un posto contemporaneamente e la prima mette un francobollo mentre la seconda lo toglie è da interpretarsi come una forma di assistenza sociale …
Vedo che i fan delle politiche brunettiane (ossia dire un sacco di cazzate a effetto contro questa o quell’inefficienza, senza poi fare nessuna azione concreta per eliminarle) si stanno diffondendo a macchia d’olio.
Per quanto mi riguarda, continuo a pensare che in questo caso specifico (non spazzatura, idraulici o altri esempi buffi) se uno vuole cambiare gestore può anche aspettare un mese, se questo permette di dar lavoro a centinaia di persone. In ogni caso non sarò certo io a impedirvi di bearvi della vostra superiore percezione della sacralità del cliente. Al limite posso darvi un avvertimento: quando si inizia a obiettare sull’utilità o inutilità del lavoro altrui è molto difficile fermarsi, e in men che non si dica anche il proprio lavoro diventa inutile. E quando sei a casa in cassa integrazione (quando va bene), dei sacri consumatori che devono cambiare gestore in tre giorni te ne frega un po’ meno.
@Larry: se per questo, si narra che nell’Unione Sovietica c’erano delle vecchiette messe a regolare il flusso di persone sulle scale mobili.
Io capisco il concetto di retention. Però capisco anche che se io oggi alle 15 vado da un negozio Tim e dico “voglio passare a Vodafone, ecco qua i miei dati”, visto che questi dati viaggiano per via telematica allora alle 15:15 massimo non solo Tim sa della mia decisione, ma ha anche una bella tabellina che permette al callcentrista di sapere quali offerte può fare (per dire, se mia mamma facesse qualcosa del genere non perdono nemmeno tempo a chiamarla!) A questo punto io mi chiedo perché il tipo non può telefonare il giorno dopo, vedere se ce la fa a trattenerlo e via; il lavoro da parte del callcentrista è esattamente lo stesso.
I casi sono due: o un’organizzazione fatta così richiede molte meno persone, e allora mi spiace ma qui siamo davvero al pagare le regolatrici di flusso sulle scale mobili, oppure richiede le stesse persone, e allora qualcuno deve venirmi a dire perché questi benefattori dell’umanità (la Abramo, per intenderci) non sono capaci ad organizzarsi. Il tutto indipendentemente dalla lunghezza dell’iter necessario davvero all’operazione.
Quindi se cose inutili non sono così evidenti che le nota anche un bambino delle elementari vanno bene ;) diamole il nome vero, “carità di stato”, e poi potremmo anche discuterne senza nasconderci dietro degli stuzzicadenti.
@ff: “di stato”?
Io solito penso che sia un bene che i sindacati esistano (o meglio, alcuni più di altri… anzi, diciamo uno più degli altri…) però ci sono davvero volte che mi verrebbe voglia di esclamare “ma andate a lavorare”…
Questo è uno di quei casi purtroppo non così isolati in cui si guarda al particolare perdendo di vista il contesto…
Come quando fai le barricate per difendere magari 30 o 40 posti di lavoro di un’azienda ormai fuori mercato, che appesta un intero quartiere (e che rende difficile il lavoro alle altre aziende lì vicino) ma che con il vecchio giochino del ricatto occupazionale ottiene deroghe alle normative ambientali, autorizzazioni ad ampliarsi ecc. ecc. e poi 6 mesi dopo licenzia lo stesso metà della manodopera perché con tutte le agevolazioni che hanno avuto hanno potuto fare uno stabilimento nuovo e non hanno più bisogno di quei lavoratori… (naturalmente non sto facendo un discorso ipotetico, è successo). Quando invece costringendo l’azienda ad adeguarsi alle normative ambientali o chiudere e investendo le stesse risorse (o forse anche meno) nella formazione dei dipendenti in esubero…
Ok, tuteliamo 400 posti di lavoro… 400 precari (perchè lo sappiamo tutti come funzionano i call center, forse sulle navi negriere c’era un po’ di libertà in più) che avranno la possibilità di continuare a fare un lavoro schifoso, pagato poco e che probabilmente a molti di loro fa venire (giustamente) il voltastomaco. Domanda… e quanto costa all’economia nel suo complesso questo modo assurdo di gestire le telecomunicazioni in Italia?
Di questo passo prima o poi ci diranno che bisogna smetterla di mandare in giro Polizia e Carabinieri… perché si sa, anche quello di ladro è un mestiere da tutelare…
@mau: sì di stato perché queste cose sono quasi sempre possibili quando le crea direttamente lo stato (non è il caso) o le creano i privati sfruttando certe norme imposte dallo stato (e qui ci siamo vicini, visto che è il consiglio di stato ad avere annullato il tutto). Terzo caso in cui si può verificare è quello di cartello, ma credo che alla fine sia sempre transitorio, perché se si scopre che la cosa è inutile prima o poi finisce, come infatti dimostra questa storia, nata come cartello e si perpetuata come imposizione statale.
Massì, FF è l’unico che chiama la cosa con il suo nome al di fuori della correttezza politica.
Uno fa un lavoro inutile (anzi dannoso) ma almeno riceve uno stipendio. Se lo scopo è dargli uno stipendio non sarebbe più semplice dargli i soldi e far la number portability in tre giorni?
Larry: c’è un metodo *molto* semplice per giudicare l’utilità di un lavoro: si chiama mercato. Lo so, è un discorso duro e poco poetico, ed più molto più bello pensare che il salario è variabile indipendente, che i soldi sono una cosa brutta e che babbo natale esiste.
@TJ: tanto lo sappiamo che tu e FF fate sempre communella. Per quanto mi riguarda, “carità” mi sta assolutamente bene anche se non politicamente corretto; “di stato” no, a meno che non mi troviate come lo Stato foraggi i corrieri espresso per far fare loro queste cose.
@thumper: di SDA ho già sparlato più e più volte, più o meno ogni volta che compro libri da IBS.
@mestesso: basterebbe che i (pochi) soldi che danno ai corrieri fossero distribuiti diversamente, e cioè con un bonus se consegnano al primo colpo.
@.mau.
> Il tutto indipendentemente dalla lunghezza dell’iter necessario davvero all’operazione.
Sia per mia esperienza personale che per esperienze riferitemi, questi centri -non parlo solo dei call center delle compagnie telefoniche, ma di qualsiasi servizio in abbonamento: anche girando per i blog nostrani si possono leggere esilaranti resoconti- non fanno *una* chiamata, ma cercano di prenderti per sfinimento. :)
Quindi, visto che ogni dimezzamento del periodo concesso porta -grosso modo- a un dimezzamento dei tentativi che si possono fare[1], meno tempo hai e meno personale serve.
Il fatto che il “lavoro” a me sembri terribilmente simile ad un servizio di spam con i bot sostituiti da degli esseri umani, la dice lunga su ciò che ne penso.
PS.: “Voi leggete troppo e troppo in fretta, finirete per citare la Bibbia confondendola con il Corano” (Angelica al Gran Visir in “Angelica e il Gran Sultano”). :)
[1] Se in tre giorni mi contattassero 7 volte, non solo non cambierei idea, ma mi incazzerei pure un pochetto.
Mi sono perso un pezzo di contesto, da dove spuntano i corrieri?
@ff: no, sono io che mi sono perso un pezzo di cervello e ho mischiato due thread diversi. COmunque continua a non essere carità di Stato nemmeno con gli operatori telefonici.
@Thomas Jefferson: e chi ha detto che dobbiamo usare il mercato o solo il mercato per determinare l’utilità di un lavoro? Altri potrebbero dire che un lavoro è utile quando è sostenibile e dà da vivere a una persona: in tale ottica (citando impropriamente Keynes) se il lavoro di scavar buche e poi riempirle di nuovo fosse sostenibile da uno stato o da un’azienda o più in generale da una società, allora esso sarebbe “utile”.
Poi ovviamente esistono vie di mezzo fra questi due estremi, e di solito tutti (tranne gli illusi, gli stupidi e quelli in malafede) si pongono in qualche punto su questa via, più vicini a un estremo o a un altro. Ad esempio un atteggiamento che va molto di moda ultimamente è quello di usare questo fantomatico “mercato” per determinare l’utilità dei lavori (quindi aumentando flessibilità e precariato), ma poi fare in modo che lo stato (come un vero babbo natale) fornisca i codiddetti “ammortizzatori sociali” per tutti quelli che vengono scartati dal mercato. Il che se ci si pensa è anche peggio di pagar qualcuno per scavare buche e riempirle di nuovo.
La mia impressione (senz’altro sbagliata, voialtri Chicago Boys ne sapete sicuramente più di me) è che l’unica realtà evidente è che se lasciamo agire il “mercato” nell’attuale situazione geopolitica mondiale, il risultato è che non c’è abbastanza lavoro per tutti. Quindi è inutile far le anime belle e riepirsi le bocche di mercato.
@mau sei scusato, hai il permesso di essere distratto di questi tempi :P avevo spiegato sopra ma forse non sono stato chiaro: *in genere* queste cose succedono quando c’è di mezzo lo stato e talvolta in regime di monopolio/cartello (che è il caso degli operatori telefonici). La differenza è che nel secondo scenario prima o poi succede qualcosa che spariglia (tipo si scopre che che è un costo inutile) e tutto finisce, a meno che ci pensi lo stato con norme assurde per “conservare i posti di lavoro”