Sei cose impossibili prima di colazione (libro)

[copertina] Questo libro (Lewis Wolpert, Sei cose impossibili prima di colazione [Six Impossible Things Before Breakfast], Codice edizioni 2008 [2006], pag. ix-209, € 21, ISBN 978-88-7578-107-1, trad. Simonetta Frediani), dal sottotitolo “Le origini evolutive delle credenze”, parte mettendo subito in chiaro che l’autore vuole far piazza pulita di tutte le credenze, religiose e no, che non siano sostenute da prove scientifiche; la causalità la deve fare da padrona. Il leit motiv del libro è per l’apunto l’ipotesi – parlare di “teoria” è un po’ azzardato – che le credenze nascano non appena l’umanità ha iniziato a ragionare in termini di cause ed effetti; se quindi succedeva qualcosa, ci doveva essere qualcos’altro o qualcun altro che l’ha fatto succedere. Per la cronaca, Wolpert ritiene che l’uomo sia l’unico animale ad avere pensieri causali. La tesi è anche interessante, ma non è che il libro porti chissà quali prove a suo sostegno; più che altro Wolpert ripete fino allo sfinimento le stesse affermazioni, sperando che alla lunga vengano recepite dal lettore. Insomma, il titolo promette molto più di quanto mantenuto nel testo.
Due (tristi) parole ancora per quanto riguarda la traduzione di Simonetta Frediani. Come purtroppo accade troppo spesso nei libri della Codice, è assolutamente inadeguata. Passi anticipare al 1452 la bolla di Innocenzo VI sulla divisione dei territori scoperti da Colombo: uno svarione può capitare a tutti. Ma già a pagina 6 il sillogismo presentato dall’autore viene stravolto e invalidato, traducendo “alcuni cibi malsani” invece che “alcuni cibi sani”; e non è l’unico caso in cui il testo tradotto dice esattamente l’opposto dell’originale. In un saggio scientifico errori di questo tipo sono inqualificabili.

Ultimo aggiornamento: 2009-09-08 07:00

8 pensieri su “Sei cose impossibili prima di colazione (libro)

  1. Barbara

    “In un saggio scientifico errori di questo tipo sono inqualificabili”. Secondo me, dipende da quanto hanno pagato la traduttora.
    Hai letto Breaking the Spell, di Daniel Dennett? A me è piaciuto molto.
    In ogni caso, suggerisco che tu smetta di comprarti libri in italiano quando l’originale è in inglese. Costano pure molto meno, oltretutto.

  2. .mau.

    No, non sono d’accordo. Pagare poco la traduttora influisce sulla qualità intesa come scorrevolezza del testo, e sulla traduzione di frasi non troppo chiare che diventano assolutamente incomprensibili. Ma ribadisco: trovare scritto “No unhealthy foods have cholesterol / Some healthy foods are fried foods” e tradurre il secondo “healty” con “malsani” è inqualificabile. (E comunque mi chiedo se qualcuno l’ha riletto, quel libro, anche solo velocemente. Secondo me, no)
    Quanto al prezzo: questo me lo sono preso in biblioteca, quindi mi è costato zero :-)

  3. Isa

    Venir pagati poco non è un alibi per lavorare male (che si tratti di errori o di scorrevolezza). Basta con questa storia: un professionista che si ritenga tale lavora sulle tariffe e rifiuta i lavori malpagati. E lo so, è fatica e ci vuole spina dorsale, ma “forse ha tradotto male perché lo/a pagavano poco” nun se po’ senti’. 5 euro in più a cartella non fanno diventare competente un(‘)incompetente.

  4. Barbara

    Cara Isa, caro .mau., rispetto e onoro il vostro atteggiamento verso la nobile arte dellla traduzione.
    Detto questo, io ho detto e fatto cose abominevoli (per .mau.: ho cannato la definizione di sottospazio vettoriale) quando mia figlia ha messo i premolari e mi ha tenuta sveglia la notte per un po’. Se avessi dovuto fare una traduzione, chissà cosa ci avrei scritto.
    Credo sia responsabilità dell’editore assumere qualcuno che rilegga con attenzione le traduzioni e/o pagare abbastanza i traduttori in modo che questi possano prendersi un giorno libero (o almeno qualche ora) quando necessario.
    Personalmente preferisco leggere i libri in originale, almeno in quelle poche lingue che leggo senza troppa fatica.

  5. .mau.

    @Barbara: Isa ci guadagna la pagnotta, con le traduzioni :-)
    Il “controllo di qualità”, o più banalmente la rilettura del testo tradotto da parte non dico di un editor ma almeno di un redattore, dovrebbe esserci di default: ho però come la sensazione che nel caso dei saggi sia molto più raro. (I Am a Strange Loop è stata un’eccezione, ma è anche vero che il traditrio non era formato da traduttori professionisti né da scrittori, quindi la nostra prosa aveva ampi margini di miglioramento)

  6. Barbara

    Avevo capito che Isa fa traduzioni (sono una bimba intelligente). Sospetto però che fra i suoi colleghi ce ne siano di meglio e peggio pagati, e che per qualcuno sia un modo faticoso di arrotondare scarse risorse. Insisto che chi lavora in condizioni estreme può fare errori madornali anche se competente, e che se si vuole offrire un prodotto di qualità una rilettura ci vuole.

  7. Marco Ferrari

    Da quando traducevo qualcosina, i tempi sono cambiati (e tu lo sai meglio di me). Una volta DOPO la traduzione c’era un editor interno che capiva quello che leggeva e aveva a fianco il libro originale (io ho potuto lavorare solo perché assicuravo anche la redazione scientifica). Ora i libri li danno a traduttori pagati pochissimo e NON li fanno rivedere a editor interni o esterni. Mio figlio (in stage, mica assunto) sta facendo l’editor di un libro scientifico – è naturalista – e controlla tutti i nomi degli animali, magari mandando e-mail all’autore. Ma quanti fanno così?
    Il problema, in poche parole, non è il traduttore (anche se la storia di healthy non mi torna…) ma la casa editrice. Per finire, ti chiedi quanto vende un libro scientifico?
    Marco

  8. .mau.

    @Marco: immagino che un libro scientifico venderà pochissimo. Ma immagino anche che nessuno obblighi una casa editrice a pubblicare libri che sa che non venderà, a meno che la sua idea sia “cerchiamo di intortare qualcuno che ha bisogno di riempire lo scaffalino di libri a casa propria per darsi un contegno”.
    (Che poi c’è più di un lettore di queste notiziole che ha lavorato come traduttore per Codice… non posso nemmeno generalizzare)

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