Cito (via voglioscendere) una parte del testo con cui il nostro PresConsMin di sua propria mano ha accompagnato la querela al gruppo editoriale l’Espresso per le famigerate “dieci domande” che tutti i giorni appaiono su Repubblica.
«Il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti.»
Traduciamo dal legalese in italiano: secondo i silvioavvocati, anche in cima alla lista ci sia scritto “Dieci domande” e che ciascuna delle frasi termini con un punto interrogativo non significa nulla: i telespettatori medi – quelli che in tempi non sospetti il signor B. definì “undicenni neppure troppo intelligenti” – non si accorgono della cosa e pensano che quelle siano delle realtà vere e proprie. Mi domando se l’undicenne italiano sia così poco sveglio: ma se lo dice Lui allora dev’essere vero.
E adesso non venitemi a dire che Berlusconi avrebbe potuto semplicemente rispondere alle domande e farla finita lì, ché tanto non è sotto giuramento e comunque può sempre spergiurare di essere stato frainteso. Io sono ragionevolmente convinto che la querela sia stata fatta solo e unicamente perché il PresConsMin ha visto troppi film e vuole avvalersi della facoltà di non rispondere :-)
Ultimo aggiornamento: 2009-08-29 07:00
Sono certo che sono tutte calunnie? E che B. vuole solo il bene del Paese?
E che il suo operato sia moralmente ineccepibile?
Oh santa mariastella, e’ venuto il tempo di riscrivere
anche la grammatica italiana? Cribbio???
@.mau.
> E adesso non venitemi a dire che Berlusconi avrebbe potuto
> semplicemente rispondere alle domande e farla
Fondazione anno zero: il primo ministro (ah, i casi della vita…) è un robot?
Lasciar cadere la domanda voleva dire avvalorare i dubbi, rispondere voleva dire uscirne umiliato.
Ok, poi era davvero un robot, ma quello è solo un altro caso della vita.
@maxxfi
> riscrivere anche la grammatica italiana?
Al di là di B e delle possibilità legali, se qualcuno si chiedesse su un giornale: “E` vero che la mamma di Fang faceva la …?”, pur con tutto il punto interrogativo, io me la prenderei.
Veramente. Siamo alla mistificazione. Alle domande si risponde. Se una persona non risponde a domande che gettano un sospetto, con un sì o con un no, allora ha ragione Silvio a dire che “Il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti”.
Ma questa fantomatica induzione è innescata dalla mancanza di risposte e, secondo me, la responsabilità di questa induzione non è di chi formula la domanda, ma è solo di chi non risponde alle domande che gli vengono poste.
Concordo col post e con maxxfi: oltre che alla magistratura, SB dovrebbe rivolgersi anche all’Accademia della Crusca e cercare d’imporre la grafia castigliana del punto interrogativo rovesciato ad inizio domanda ¿?
@Fang: mi stai dicendo che S.B. è un robot? e le Tre Leggi gli sono state messe dentro così male?
Ciò detto, non mi pare che le dieci domande siano del tipo “lei è un pappone?” o cose del genere. Prendiamo l’ultima: un conto è dire “soffre di satiriasi?” (cosa a cui non credo), altro conto è chiedere “Quali sono le sue condizioni di salute”. Negli USA è una domanda comunissima, chiedere a Dick Cheney o a John McCain per informazioni.
B è sempre oltre: ha scoperto la legge -1 e noi non abbiamo gli strumenti per comprendere i suoi astuti piani. :P
Per il resto: chiariamo. Vorrei poter dire: “Sarò breve”, ma perché mentire spudoratamente? :)
Repubblica ha fatto bene ciò che aveva intenzione di fare ponendo quelle domande, perché ha messo B in una posizione di perdita certa[1] (e non può neanche rispondere con una risata, quindi prova con la legge).
Riguardo a come quelle domande sono nate, è ovvio che sono state rese possibili dalla gestione che B ha dei rapporti umani e della politica; e chi è causa del suo mal…
Le domande sulla salute a McCain *erano* alla base di una strategia politica e “preoccupavano” più i suoi avversari dei suoi sostenitori (ok, McCain sarà un eroe, avrà esperienza, ma è vecchio: vorrete mica che sia la Palin a prendere il comando?). Questo non vuol dire che non fossero lecite o che fossero poste in modo scortese, ma che avevano un preciso motivo. E non era sapere se il vegliardo avesse qualcuno degli acciacchi tipici della sua età (piuttosto ovvio, anche se avrà in buona parte negato), né se fosse stato ricoverato il giorno prima (nel qual caso lo si sarebbe ben saputo), né se fosse sul punto di esalare l’ultimo respiro.
Al di là del punto di principio, che spero sia chiaro (un punto interrogativo non fa la differenza tra un insulto e una domanda neutra), le domande di B nascono da precisi articoli e contesti. Di per sé stesse sono innocenti (e del tutto irrilevanti) quanto queste altre che si sarebbero potute rivolgere a Prodi[2]:
“Quando ha conosciuto Sircana?”
“Quali sono i suoi rapporti con lui?”
“Avete amicizie o conoscenze in comune?”
“Ha mai fatto viaggi con Sircana? In auto, magari?”
…
Domande innocenti, cortesi e lecite, ma che se affiancate all’articolo con la famosa foto (che poi poteva anche essere lì a chiedere un’indicazione stradale, come B potrebbe davvero essere amico di famiglia della ragazza[3]) e fossero state riproposte dai quotidiani pro-B e poi ancora da Fede per mesi[4], avrebbero fatto gridare al buon-dio-solo-sa-cosa[5].
Tornando al punto -perché queste sono solo le premesse… no, scherzo!- ci stanno le domande, e se Repubblica continua a farle si vede che i suoi lettori apprezzano; ma queste domande *sono* a scopo politico e *sono* insinuanti.
Magari poi legalmente B non arriverà a nulla, ma tanto Silvio gli avvocati li pagherà forfettariamente, un tanto all’anno. Ma la mia speranza è che invece ottenga un mega risarcimento che faccia scuola, perché non vorrei che un giorno il giornaletto della circoscrizione incominciasse a chiedermi pubblicamente quando ho conosciuto i miei amici e le mogli dei miei amici, e cosa bevevamo il giorno X e se nel locale c’erano persone dalla dubbia reputazione[7] perché tanto domandare è sempre lecito e la libertà di stampa è sacra e blablabla.
Uff, che fatica. E pensare che B non mi paga neanche. :P
[1] Qualsiasi risposta, oltre che umiliarlo, sarebbe inutile, perché verrebbe insinuato che abbia mentito.
[2] Lecitamente si potrebbe obiettare: cosa c’entrava Prodi con una cosa che riguardava un uomo nel suo governo?
Altrettanto lecitamente si potrebbe obiettare: cosa c’entra B con una sparata fatta da una ragazzina figlia di un suo amico?
In entrambi i casi la risposta, di prammatica, sarebbe: “Forse niente, poniamo queste domande proprio per appurarlo.”
[3] E in ogni caso entrambi hanno commesso un errore imperdonabile: il primo ha scelto la persona sbagliata a cui chiedere informazioni; il secondo ha degli amici che non sanno infilare nella zucca della figliola, magari con paio di scapaccioni, quel tanto di sale necessario per capire che dire: “Forse entrerò in politica. Ci penserà Papi Silvio” parlando del PdC è quantomeno inopportuno. Anche se fosse vero. Anzi, sopratutto se fosse vero.
[4] Sircana in effetti fu attaccato dal Giornale e da Libero (se ricordo bene) per quelle foto, ma evidentemente la stampa indipendente[6] berlusconiana non ha l’ardire di puntare in alto e la costanza di insistere per tanto tempo. B dovrebbe comprarsi in blocco la stampa indipendente[6] di sinistra.
[5] Direi: dittatura, regime, clima da colpo di stato, uso politico distorto dei mezzi d’informazione, conflitto di interessi, metodi mafiosi. Più che altro perché son le cose che si dicono sempre su B.
[6] Non è che la stampa dimostra di essere indipendente solo se attacca B e difende Prodi/Veltroni/Franceschini/[Inserire Prossimo Nome] ed è piena di leccaculo se fa il contrario.
[7] Nulla è peggio di un “E che ne so io?” Infatti, se sei colpevole di qualcosa, sai almeno di cosa e quindi puoi prevedere i successivi attacchi e sai come difenderti. Ma se sei innocente puoi solo ripetere: “Non lo so.”, “Io non c’entro.”, “Non ricordo.”
@Fang: però ammetterai anche tu che un conto è chiedere delle *tue* frequentazioni, un altro conto chiedere delle frequentazioni *del tuo portavoce*, no? (che poi appunto Libero e il Giornale ci sono andati giù pesante, anche se poi se ne sono casualmente scordati). D’altra parte la stampa di sinistra non si è nemmeno buttata così tanto sulla storia di papi, giusto Repubblica lo sta facendo.
@.mau.
Sì, c’è una differenza. E, come diceva un po’ di tempo fa quel prelato, più alta è la carica che occupi e meno devi dare scandalo.
E ammetto che io non apprezzo neppure B da questo punto di vista e mi provoca un discreto piacere che per un po’ lo si sia “messo alle corde”. Disgraziatamente per farlo si sono dovuti usare mezzi che, se usati su un altro -su di me, per dire- avrei trovato ben poco corretti.
B meritava una lezione, tanto per fargli rimettere i piedi per terra (sì è il leader della mia parte politica, e questa è una ragione in più: rischiare di perdere le elezioni perché una sua conoscente parla troppo mi roderebbe non poco); ma i mezzi usati mi lasciano molto perplesso.
Compatiscimi: in fondo in questo momento vivo un terribile dramma psicologico. :)
Nessuno si è mai meravigliato del fatto che le dieci domande sono in realtà quattordici? :-)