la musica innata

Gelia mi ha segnalato questo video. Bobby McFerrin (“Don’t worry, be happy!”) inizia il suo show cantando una nota e invitando il pubblico a cantarla con lui. Poi si sposta un po’ in là e ne canta una un po’ più alta; dopo un po’ di allenamento, e partendo con solo quattro note, inizia a spostarsi su e giù per il palco, armonizzando il coro del pubblico. Ma la cosa più stupefacente è quando si sposta oltre le quattro note iniziali: il pubblico indovina (o magari sa dentro di sé?) qual è la nota giusta da cantare.
Per la cronaca, la scala utilizzata è la pentatonica: le note cantate inizialmente sono – a meno di trasposizione – do, re, mi e la basso. McFerrin dice poi che ha sempre avuto la stessa reazione dal pubblico dovunque si trovasse, come se la scala pentatonica fosse effettivamente innata in noi. Sarà vero? non lo so, però garantisco che il video dà da pensare.

Ultimo aggiornamento: 2009-08-28 12:02

5 pensieri su “la musica innata

  1. Daniele A. Gewurz

    Sul video di McFerrin ci sono considerazioni interessanti nel blog di “Good Math, Bad Math” e soprattutto nei commenti. Tra l’altro, qualcuno asserisce che la dimostrazione è meno stupefacente di quello che sembra perché McFerrin dà – sempre a meno di trasposizione – due note, do e re, e il pubblico “indovina” il mi, il che viene abbastanza naturale in buona parte del mondo. Poi, soffermandosi su queste tre note e prima di introdurre le successive, ci canta sopra usando la scala pentatonica. E a quel punto ha già un po’ “accordato” il pubblico, almeno quello più intonato e che presumibilmente canta con più forza e decisione degli altri.

  2. .mau.

    @Daniele: indubbiamente dopo do e re cantare il mi è abbastanza naturale (a meno naturalmente che tu sia un bluesman, un rocchettaro oppure un tipo molto triste, e allora ti viene fuori un mi bemolle). Però già fare indovinare il la e non il sol o il si, per quanto Bobby McFerrin abbia dato qualche aiutino, mi sembra un ottimo risultato, non trovi?

  3. Fabio Forno

    Più che altro la cosa stupefacente non è tanto l’avere cablata o meno la scala pentatonica (cosa che non mi sembra venga dimostrata), quanto il cervello sia in grado di riconoscere “differenze” in contesti differenti (di frequenza e spaziale), associarle e fare automaticamente calcoli (se sommo tot nello spazio, sommo tot anche in frequenza). In pratica è stupefacente quanto con con semplici esempi siamo in grado di astrarre e fare dei ragionamenti complessi senza nemmeno rendercene conto. Anzi, il concetto di pensare che si basa tutto sul fatto che abbiamo “cablato” qualcosa mi sta anche un po’ sulle scatole!

  4. Bubbo Bubboni

    A me pare incredibile che vai a un concerto, ti fanno cantare e devi pure farlo accordato!
    La logica 2.0 sta pullulando ovunque. Se continua così quando vai a donare il sangue devi portarti il tuo croissant!

  5. zar

    Dice una mia amica che ha fatto il conservatorio che la scala pentatonica è “naturale” — cito:

    quando insegnavo ai poveri fanciulli li divertivo con un gioco: io eseguivo un certo accompagnamento e loro potevano suonare qualsiasi cosa sui tasti neri: veniva sempre. Nessuna stonatura, dissonanza, risultato garantito (suonavo in FA diesis maggiore….). Non mi facevano più smettere.

    (non riesco a linkare direttamente il commento, comunque è qua https://www.blogger.com/comment.g?blogID=31426916&postID=1378511628208577126&pli=1)
    Altro non so, il mio rapporto con la teoria musicale è molto tenue…

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