non tutti gli scontrini sono uguali, ma…

Qualche giorno fa sul dorso locale di Repubblica è apparso questo articolo, dove due giornalisti (uno finto-straniero e l’altro finto-milanese) chiedevano a due tavolini distinti le stesse cose, per vedersi spesso fare due prezzi diversi, oppure perché la “straniera” non si vedesse dare lo scontrino fiscale. Tra i vari locali visitati c’è stato il Caffè Mercanti in via dei Mercanti (per i non milanesi: praticamente in Duomo) dove lo scontrino “straniero” è stato praticamente il doppio di quello “locale”; o se preferite, lo scontrino al bauscia è stato praticamente la metà di quello fatto alla turista.
No, non è la stessa cosa. Come il bloggher d’inchiesta mfisk ha verificato di persona, il prezzo fatto pagare alla sedicente turista estera era esattamente quanto indicato nei cartelloni appesi all’esterno del negozio. Tre euro e mezzo per una bottiglietta d’acqua da mezzo litro portata al tavolo secondo me è un furto, ma una volta che tu puoi saperlo in anticipo sei tu che scegli di essere rapinato, cosa di cui hai tutto il diritto. Se poi il barista vuole fare uno sconto a quello che potrebbe essere un futuro consumatore abituale, di nuovo quella è una sua scelta; l’Unico Prezzo Imposto – Milano (o era Unione Per Imbrogliare Meglio?) lo deve fare un ente pubblico, non certo un privato.
Faccio pubblica ammenda per esserci cascato anch’io ed essermi fermato alla prima lettura dei fatti, senza pensare a possibili altri fatti di contorno che avrebbero cambiato il quadro generale.

Ultimo aggiornamento: 2009-08-26 16:01

6 pensieri su “non tutti gli scontrini sono uguali, ma…

  1. mfisk

    Lusingato dalla nomea di “bloggher d’inchiesta”, sulla via del ritorno a casa ho anche scattato un paio di foto ai listini: giusto per far capire quanto siano visibili.

  2. hronir

    Ma è legale una cosa del genere?
    Potrei appendere un listino prezzi proibitivo per chiunque e poi fare prezzi di favore a chi mi piace e di quanto mi piace. I negozi non hanno mica l’obbligo di vendita (non possono rifiutarsi di vendere ad una persona un prodotto che vendono ad un’altra)?

  3. .mau.

    @Hronir: per quanto ne so, l’obbligo di legge è nell’avere un listino – su base provinciale – dei prezzi massimi per le consumazioni al banco, una maggiorazione – sempre massima – per le consumazioni al tavolo, e pubblicare il listino praticato nell’esercizio, che ovviamente non può superare questi massimi. Non vedo perché la legge debba imporre un prezzo unico per tutti.

  4. maxxfi

    Insomma se uno ne ha l’energia e la faccia tosta, puo’ provare a contrattare sul prezzo anche ogni volta che a prendersi un caffe’?

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