In uno dei libri che sto leggendo (Sei cose impossibili prima di colazione) l’autore afferma che gli animali non sono capaci di credenze causali, cioè di pensare che da A segua B (che in effetti lo segua o no è irrilevante ne contesto del libro e nel mio). Ha qualche dubbio sui primati superiori, ma nulla di più. Sarà.
Io mi sono accorto già da un certo tempo che la nostra gatta Ariel va a mangiarsi una felce – per vomitarla subito dopo – quando ha della pappa che non le piace e noi non ci decidiamo a cambiarla pur essendo a casa. Oggi a pranzo mangiavamo del filetto, mentre il suo petto di pollo era rimasto praticamente intonso. Ariel ha iniziato a piazzarsi speranzosa vicino alla sedia di Anna, poi alla mia, poi di nuovo a quella di Anna: vedendo che facevamo gli gnorri, è partita diretta verso la felce.
Decidete voi.
Ultimo aggiornamento: 2009-08-26 14:37
A proposito delle codogatte, ci sono state crisi di gelosia da parte loro, ora che l’attenzione in famiglia e’ concentrata sui codognini? Considerato che sembrano avere un bel caratterino.
@maxxfi: finché i codognini sono in ospedale alle micie non cambia molto, le coccole se le trovano lo stesso. Ariel, dopo che per dieci giorni non si è vista la mamma, ha dormito per due notti di fila nel lettone; ma tutto qua.
Certo cominciate a essere in molti, lì dentro…
Nike, la gatta di mio fratello, quando è particolarmente scontenta della qualità/puntualità della pappa mette un cucchiaio che normalmente i suoi padroni usano per mettere i croccantini davanti alla porta di ingresso di casa. Così che quando escono/entrano di casa e lei è fuori in giardino, sappiano del suo disappunto :-).
Il solo atto di usare degli strumenti implica secondo me la comprensione del concetto di causalità (utilizzo un lungo bastoncino -> mangio le formiche). Non solo i primati, ma anche la gran parte dei mammiferi e pure qualche uccello costruiscono strumenti.
Metti la felce sul terrazzo o in altro luogo inaccessibile alla gatta ingegnosa, e poi vedi cosa succede!
Non so se ci sia davvero un nesso, i gatti mangiano ogni tanto l’erba (o quanto di più simile trovano in casa) per liberarsi lo stomaco dalle palline di pelo.
Quanto alla convivenza tra gatte e gemelli, questa non dovrebbe essere un problema – parlo per esperienza diretta – attenzione però che i gatti prediligono le culle soffici e pulite per farci un pisolino a loro volta e direttamente sugli infanti, il che fa venire i capelli dritti a mamma e papà.
Suggerirei di segregarle in un’altra stanza quando i bambini dormono, insomma, fino a sei mesi o giù di lì.
Mah, alla fine o non ho capito il senso preciso o è un’affermazione palesemente falsa.
Se un animale non fosse capace di associare a una causa un effetto, non vedo come sarebbe possibile ammaestrarlo (se faccio questo, mi viene dato il premio; se non lo faccio, vengo punito).
Il fatto che un animale che compie un atto a cui è stato addestrato *si aspetti* poi il premio (che in genere sono delle semplici coccole e raramente qualche leccornia: gli animali, bontà loro, si accontentano) e che, quando non lo riceve, si faccia “notare”, mi sembra un evidente esempio a sfavore di questa tesi.
Essendo poi questi atti appresi durante la vita e del tutto indipendenti dal rapporto che durante l’evoluzione della sua specie l’animale ha avuto con l’ambiente, non si può neppure usare una giustificazione che invochi una fumosa “programmazione genetica”.
Ovviamente si può sostenere che si tratti di un’associazione di basso livello, che non ci sia la comprensione dietro, ma questo non mi sembra rilevante.
Da http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=101608 sembra che anche i piccioni abbiano credenze causali.