non è più il Ferragosto di una volta

Oramai Ferragosto sembra essere diventato un succedaneo di Natale e Pasqua, con la gente che invia a tutti i numeri della rubrica del telefonino gli auguri assolutamente indifferenziati e quindi fondamentalmente inesistenti.
Eppure ci sono delle cose ben diverse dal solito. Non parlo delle trecento e più persone che alle 16 stavano davanti a Brera per vedere aggratis la Pinacoteca nel duecentesimo anniversario della sua fondazione (io a dire il vero avrei voluto vedere Osservatorio e Orto Botanico, ma non c’erano code differenziate e quindi ho salutato tutti). Non parlo nemmeno delle Esselunga tutte aperte, si sa che Caprotti non se ne lascia scappare una. Ma vedere le bancarelle del mercato di Piazzale Lagosta tranquillamente posizionate… sì, quello mi fa davvero pensare.

Ultimo aggiornamento: 2009-08-15 13:23

2 pensieri su “non è più il Ferragosto di una volta

  1. Anonymous

    anche a me fa pensare, solo cose poco piacevoli.
    1. Che dobbiamo trovare i negozi aperti sempre, tutti i giorni e a tutte le ore a scanso di crisi di astinenza da shopping. organizzarsi per non averne bisogno è davvero impossibile? Ieri son passata davanti alla Despar, c’era casino come un sabato mattina normale.
    Aperto a ferragosto, il due giugno, il primo maggio, il 25 aprile, pasquetta. Si salvano natale e pasqua. No, non mi piace.
    2. Che, pur di non perdere i clienti del ferragosto e delle domeniche mattina e dei 25 aprile conviene pagare gli straordinari ai dipendenti.
    3. Che per gli ambulanti perdere una giornata di lavoro è diventato un problema molto serio.
    In compenso nessuno mi ha mandato gli auguri.
    A te che fa pensare invece?
    (orpo, ho il cello spento da… martedi’! per forza non mi sono arrivati auguri!)

  2. .mau.

    @nonima: (Francesca? ma c’è di nuovo qualcosa che non va nella configurazione del blog? poi lo sapete, non mi importa sapere nome ed email di chi posta, però un nick è sempre utile) Io penso che la nostra vita sta diventando un magma unico, quindi non si riconosce più le differenze tra lavoro svago e riposo, figuriamoci tra domenica e non domenica. Per gli auguri, è l’effetto pecora che va alla grande.

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