Forse la scorsa settimana avrete letto che il reporter americano David Rohde, da sette mesi prigioniero dei talebani in Pakistan, è riuscito a liberarsi insieme al suo collega pakistano fatto prigioniero con lui.
Domenica scorsa il New York Times, testata per cui lavora Rohde, ha pubblicato un articolo dove spiegano che per tutto quel tempo hanno chiesto alle principali testate giornalistiche di mantenere un basso profilo e non parlare della vicenda, nella speranza che i talebani non ritenessero il reporter così importante come in realtà è. A me la cosa pare tanto wishful thinking, ma non è così importante, soprattutto adesso. Più interessante è scoprire che quelli del NYT sono riusciti anche a zittire Wikipedia; le modifiche postate (da un anonimo che scriveva da un indirizzo IP della Virginia, per la cronaca, vedi cronologia) venivano regolarmente cancellate come “senza fonti affidabili”, con la benedizione di Jimmy Wales e immagino di una cricca di amministratori di Wikipedia in lingua inglese), sempre su richiesta informale del NYT. Tra l’altro, spulciando bene la cronologia della voce si trovano queste modifiche immediatamente successive al rapimento ma prima che la notizia cercasse di filtrare. Visto che l’utente Michaeljohnss è il giornalista del New York Times citato nell’articolo, posso immaginare che quelle aggiunte erano state fatte per mostrare ai rapitori che Rohde non era un servo del potere: strano che nessuno abbia fatto notare questa cosa.
Ci si può invece chiedere se la censura che è stata fatta, pur essendo a fin di bene, sia o no una cosa corretta da fare. La mia risposta è “non lo so”. Probabilmente sì, visto che le informazioni tenute nascoste non avrebbero comunque dato vantaggio a nessuno, a differenza ad esempio del coprire uno scandalo; credo comunque di essere in minoranza, come si può leggere sulla stessa wikipedia (in lingua italiana; non sono andato a verificare su quella in lingua inglese). Alla seconda domanda, se in Italia potrebbe succedere qualcosa del genere, la mia risposta è un molto più convinto “no”. Non tanto per il maggior rigore morale dei sysop di wikipedia, quanto perché – ammesso e non concesso che un grande quotidiano si vedesse rapito un reporter e decidesse di non rendere pubblica la notizia – al giornale in questione non verrebbe affatto in mente di contattare Wikipedia, che serve fondamentalmente a scopiazzare i coccodrilli senza ovviamente citare la fonte perché “non sta bene”.
Ultimo aggiornamento: 2009-06-30 10:56
Io non so se essere d’accordo o meno. Tendenzialmente mi fa piacere che WP sia stata intelligente e non bacchettona sulle regole (dopotutto WP: Ignora le regole vuol dire proprio questo, no?)
Subito dopo il rapimento, come scritto nell’articolo linkato da Jimbo un collega del rapito ha scritto un po’ di cose per metterlo in una luce migliore..
Secondo me in questo caso la censura poteva essere utile…
Resta da stabilire, visto il rapporto dei talebani con la tecnologia, quanto censurare certe fonti potesse servire, ma in ogni caso mettere in sordina l’importanza del giornalista del NYT non poteva danneggiare nessuno (appunto non era come nascondere uno scandalo o simili) e poteva invece servire a salvagli la vita…
ma poi fu vera censura? pare che ci fosse un accordo tra lo stesso giornalista prigioniero (che ha chiesto che non fossero divulgate certe info su di lui), i proprietari del mezzo, gli amici del giornalista – insomma praticamente tutti i coinvolti nella vicenda.
non è che si sono volute nascondere informazioni che qualcuno voleva divulgare. (a parte quello che continuava ad aggiornare wikipedia, e che magari andava informato dei fatti e avrebbe smesso di incaponirsi pure lui)
bel dilemma, comunque ;)
Da leggerle il commento finale dell’articolo sul Corriere(1):
“Tutto bene, quindi, se non fosse che il caso ora si presta a una duplice lettura. Da una parte rappresenta un bellesempio di collaborazione tra vecchi e nuovi media. Dallaltra è anche una riprova di quante cose siano cambiate su Wikipedia: lapertura e lo spirito democratico dei primi tempi ormai sono un po sbiaditi; nel frattempo è nata una piccola “oligarchia” di amministratori che controlla cosa può essere pubblicato e cosa va censurato. Ma come dimostra il caso Rohde, a volte questo controllo dall’alto può essere fatto anche a fin di bene.”
Pare che il Corriere sostenga l’esistenza della (famigerata) “crikka”… oltre, a (_ma questa è una mia opinione_) non perdere occasione per buttare fango sul progetto.
(1) http://www.corriere.it/esteri/09_giugno_29/nytimes_reporter_rapito_nicola_bruno_de5104a8-6498-11de-91da-00144f02aabc.shtml