Ho dovuto aprire il dizionario per sapere che diavolo significasse la parola (per la cronaca, “relativo alla danza”; e ancor più per la cronaca, il De Mauro registra il sostantivo “coreutica” ma non l’aggettivo).
Ad ogni modo, oggi Mary Star ha presentato la riforma dei licei. Essendo ventisette anni che non ho più a che fare con i licei non so dare un giudizio al riguardo, soprattutto poi partendo solo da un articolo di giornale. Devo però dire che il concetto della riforma mi pare Berlinguer, con la parola liceo che veniva messo davanti a tutto per nobilitare la scelta di prendersi un diploma che servisse a qualcosa subito (vabbè, al liceo coreutico in effetti non c’era arrivato nemmeno lui) e il numero abnorme di indirizzi, non mi è mai piaciuto.
Però mi chiedo: che senso ha raggruppare il tutto in sei tipi di liceo se poi ci sono gli indirizzi? E soprattutto, sarà bello aumentare le ore di matematica e di scienze e le lingue straniere, ma che senso ha fare i licei scientifici dove ufficialmente non si studierà più latino? (indirizzo scientifico-tecnologico) E che senso ha “l’insegnamento, nel quinto anno, di una disciplina non linguistica in lingua straniera” (a parte al linguistico, intendo)? Ma ce li abbiamo professori capaci a insegnare in una lingua diversa dalla loro?
Se qualcuno dei professori liceali tra i miei ventun lettori avesse voglia di commentare (o mettere un link a un post chez eux) gliene sarei grato!
Ultimo aggiornamento: 2009-06-12 15:52
Non sono un professore, né tantomeno un liceale, ma comunque studente uscente dalle superiori.
Il liceo scientifico-tecnologico esisteva già (progetto Brocca), con un orario di, mi pare, 34 ore, niente latino e con informatica.
Perché dal tuo punto di vista non ha senso fare un liceo senza latino?
Penso che in un liceo scientifico dovrebbe insegnare filosofia della scienza (vera, non so come la si facesse ma da quanto mi dicevano non bene) e i meccanismi della letteratura scientifica (tipologie di fonti, peer review, etc.) e anche una buona dose di statistica.
Credo che il latino sia sacrificabile in un liceo scientifico… comunque non trovo sensato che sia, complessivamente, la materia a cui sono riservate più ore.
beh, la storia di insegnare una materia in inglese non sarebbe male. Paragonati all’estero, i ragazzi italiani sanno 0 inglese: tutto cio’ che puo’ migliorare la loro comprensione (e uso) della lingua e’ un bene.
Figurati che io obbligherei per legge a fare il 50% dei programmi tv (in fasce di punta per i giovani) in lingua originale sottotitolata.
Sarà che son strano io ma il mio liceo scientifico dove si facevano per tutti e 5 gli anni più ore settimanali di latino che di matematica mi ha sempre lasciato perplesso. Ancora di più quando penso che gli ultimi due anni quelle 5 ore settimanali erano dedicate alla “letteratura latina” mentre solo 3 venivano dedicate alla chimica. Fare qualche ora di latino allo scientifico potrà anche avere un senso (anche se prima o poi qualcuno dovrà speigarmi quale) ma fare una valanga di ore di latino mi pare un’idiozia bella e buona. Quindi il problema non è questo.
Anche la storia degli indirizzi non è tragica. Fare un liceo scientifico a indirizzo fisico-matematico ed uno ad indirizzo chimico-biologico ad esempio avrebbe senso (anche se dubito verrà fatto).
Un po’ meno bene è chiamare “liceo” qualunque cosa. Mi ricorda molto la riforma Moratti dell’università dove hanno dato la qualifica di “dottori” a chi aveva fatto la triennale col risultato che quando lo racconto all’estero la gente si mette a aridere ed iniziano a fioccare le battutine sugli italiani.
Il problema di fondo però è sempre lo stesso: si tratta di una riforma che non riforma. Cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia e riformulando i nomi degli indirizzi di studio i problemi della scuola (fra cui ricorderei il calo vertiginoso della preparazione dei ragazzi) non vengono spostati di una virgola.
Insomma, tanto rumore per nulla (ed intanto noi siamo ancora qui che aspettiamo il decreto attuativo alle famose disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca che tanto urgenti non dovevano essere dato che sono nel congelatore da novembre).
Ti parlo del liceo scientifico, perché è l’unico che conosco bene. La rivoluzione, in questo caso, non è una rivoluzione. Le sperimentazioni tecnologiche senza il latino ci sono già da vent’anni e sono le più richieste, almeno nelle grandi città: e non cambia nulla. E per il liceo scientifico tradizionale c’è giusto qualche ora in più di scienze il primo anno: 2 invece di 0 e qualche ora in meno di geografia.
Sulla matematica: aumentano di un’ora (da 3 a 4) per tutto il triennio. Ma, c’è un ma. La dicitura non è più solo “matematica”, ma “matematica e informatica”. Cioè? Gli insegnanti attuali di matematica sanno l’informatica? E che cose devono spiegare? I programmi microsoft? Questo non è chiaro.
Scusa l’insistenza. Ma leggo solo ora il commento di JB e sono d’accordo con lui, su quasi tutto. Comunque scrivo qualcosa, magari domani che ho più tempo.
Nella nostra scuola è stato già fatto, abbiamo prof di matematica che insegnano in tedesco e in spagnolo. Ovvio che rientrano anche le conoscenze personali del docente…
Premetto che nella preistoria, quando ho fatto io lo scientifico, geografia c’era solo il primo anno (e non serviva a nulla), e concordo che gli ultimi anni di letteratura latina sono stati inutili e sarebbero potuti essere impiegati più utilmente. Sperimentazioni senza latino c’erano già ai miei tempi, non so quanto erano comuni in questi ultimi anni.
Detto questo, io il latino me lo trovo in giro ancora adesso quando vado a vedere musei vari, e penso che sapere la grammatica (e un minimo di lessico) latino sia fondamentale anche per sapere parlare e scrivere bene in italiano, e credo che questo dovrebbe essere un punto fondamentale per chi esce da un liceo (sì, sono classista e prevenuto).
Quanto alla matematica, a me non pare di averne fatta così poca: al limite ho fatto della roba assolutamente inutile – i problemi di esame degli anni ’70 a mio giudizio non servono a nulla, e metà della trigonometria non ha più senso. Tremo al pensiero di cosa possa essere considerata informatica per i programmi ministeriali, ma imparare a scrivere degli algoritmi matematici è una cosa utillima.
Quanto ai corsi tenuti in un’altra lingua, ripeto: quanti sono i professori che ne hanno la capacità? (non è colpa loro, ovvio: se nessuno li prepara a fare queste cose, non se le possono mica inventare!)
@.mau.: “penso che sapere la grammatica (e un minimo di lessico) latino sia fondamentale anche per sapere parlare e scrivere bene in italiano” “sono classista e prevenuto”
Classista no; prevenuto sì. Soprattutto ti manca l’esperienza del liceo scientifico squallido dove il latino viene insegnato poco e soprattutto male. Io ho dimenticato senza danni tutto il poco latino che sapevo; la seconda e la terza lingua (studiate privatamente e per diletto perché sono secchiona e figlia unica) mi sono servite, e molto.
Non ho fatto greco, ma cosa voleva dire coreutico l’ho capito da sola.
@scorfano: “matematica E informatica”. Orrore nefasto. Tremo al pensiero di ragazzi che imparano a usare Windows e Office a scuola, e credono che sia informatica.
Interessante l’idea del latino per sapere meglio l’italiano :-)… la sapresti applicare anche ad altro? Perchè non insegnare direttamente l’italiano meglio?
Anch’io vengo dalla preistoria e la mia testimonianza è però che le ore di latino erano assolutamente vuote e spesso usate per altro. (ma non la chiamerei sperimentazione).
Sinceramente condivido le preoccupazioni di chi guarda ai programmi e alle competenze.
Non essendo classista e spero di non essere neanche prevenuto mi augurerei che tutti quelli che affrontino un esame di maturità sappiano scrivere e parlare in “almeno una lingua” e se questa è l’italiano non ho preclusioni. Quello che vorrei è una scuola “liceale” (intendo verso la maturità)che apra gli orizzonti e quello che mi spaventa sono i tagli economici.
Guardo in generale con diffidenza e sospetto gli istituti professionali e anche quelli tecnici, perchè ritengo che la formazione culturale dovrebbe venire prima di quella professionale… ma il tema era un’altro…
P.S. Anch’io quando ho letto la notizia ho strabuzzato gli occhi alla vista del Coreutico.
Agganciandomi al “coro” avevo immaginato trattarsi di musica, ma in effetti il mio greco è un pochino :-) deficitario
Un Sorriso
@Il più cattivo: hai proprio ragione sul sapere almeno l’italiano. Nella ridente città in cui vivo una larga parte della popolazione indigena ha seri problemi con la nostra lingua (ad esempio usano il condizionale al posto del congiuntivo). Non so se il latino aiuti.
Coreutico: il trucco è pensare a coreografia, e a Corea di Huntington. Basta l’italiano, appunto.
il latino non ha il condizionale :-P
Su “coreografia” ammetto di non averci pensato; quanto a Corea di Huntington sono dovuto andare a cercare anche quella – la mia conoscenza sul campo si fermava a “morbo di Parkinson”, e non garantisco che sarei comunque riuscito a fare il passaggio dal movimento alla danza.
Da ex-liceale, credo che il latino abbia ancora un suo perché, ma non nei modi in cui è fatto adesso.
Non è possibile avere più ore di latino che di matematica, soprattutto quando non si fa più lingua latina ma solamente letteratura (e dalla terza in poi è così), che per la maggior parte degli studenti significa imparare praticamente a mente la traduzione di brani lunghissimi.
Tra l’altro uscendo da uno scientifico si hanno lacune assolute – ad esempio – nella letteratura greca, inesistente, che non credo abbia meno dignita della latina.
Non ho fatto il liceo. Non so il latino. Non sono un prof. Però avevo intuito coreutico :-).
A parte questo, ho montagne di parenti/amici prof, sia ai licei che superiori ed anche all’università. Lato prof, posso dire che il problema sono gli studenti :-): la qualità media degli stessi lascia molto, ma molto a desiderare. E non sto parlando (solo) dell’italiano: di tutto! Una tale voragine ha molte cause, nessuna delle quali toccata da questa ed altre riforme, che cambiano solo l’apparenza delle cose, ma non la sostanza, che peggiora sempre.
Producendo studenti mediamente sempre più asini, sempre meno recuperabili che lentamente affossano sia il sistema produttivo che la scuole stessa. Ma *nessun* ministro ha mai fatto realmente qualcosa, non posso dire che la Gelmini sia peggio di altri.
Cosa fare se i genitori stessi dicono “non ha studiato? Eh cosa vuole, fa tanto sport poi tanto lavora da suo padre..” oppure “lei è troppo severo: dia compiti più facili che mio figlio si impegna ma non capisce. E poi cosa serve nel modo del lavoro sta roba?” oppure “lei sta antipatico a mio figlio e viceversa: gli rende la vita difficile”.
I primi prof siamo noi (genitori). Spero di essere migliore…
Il liceo scientifico tecnologico esiste già (da noi è considerato a un livello inferiore rispetto al liceo scientifico tradizionale – diciamo a livello di istituto tecnico). Per quanto riguarda l’insegnare in una lingua diversa dalla propria, secondo me non esiste nessun insegnante in grado di farlo – diciamo che per qualche strana combinazione casuale è possibile che in Italia ci sia qualcuno che lo fa, ma non potrà certamente diventare la norma. Già gli insegnanti di matematica fanno fatica a insegnare informatica (qualunque cosa il termine “informatica” significhi), figuriamoci se devono spiegare matematica in inglese.
È inutile che vi fate tante pippe sul liceo coreutico. È ovvio che la Gelmini non s’è persa una puntata di “Saranno Famosi” (se non lei qualche dirigente con tutti i meriti necessari per essere dirigente del Ministero della Pubblica Distrazione).
La verità è semplicemente un’altra. Questa riforma “razionalizza” nel senso che taglia. L’emulazione di “Safarrno Famosi” è solo fumo negli occhi. Si tagliano ore e cattedre. Si lasciano a casa docenti (e c’è qualcuno che spera di trovare persone che possano insegnare in una lingua straniera, data anche la stretta sull’immigrazione?!?) e, più in generale si riduce l’offerta di istruzione pubblica. Ovviamente violando bellamente (ma già lo fece Fioroni) la Costituzione aumentando i finanziamenti indiretti (ma anche diretti) alle scuole private.
Non mi sembra ci sia niente di nuovo. Le famiglie cominceranno a pagare da settembre quando dovranno integrare le carenze scolastiche, il paese nel suo complesso sta già pagando, anche se al paese il conto vero di questo attacco sfrenato all’istruzione arriverà tra qualche anno.
http://www.massimomanca.it/ephemera/?p=256
Anche io ho fatto secoli fa lo scientifico e, nonostante all’epoca trovassi l’idea assurda, concordo sull’estrema utilità di conoscere il latino. Questo non i serve solamente per parlare meglio l’italiano, ma anche con le lingue straniere che hanno spesso parole derivate dal latino.
Certamente eliminare un po’ di letteratura latina non sarebbe stato male ;)
Per quello che riguarda le lezioni “tecniche” in lingue straniere ho un amico che insegna inglese in un istituto tecnico. Tra i corsi che tiene ce n’è uno di meccanica. Ovviamente non ne sapeva niente, ma studiando e consultando amici “tecnici” ha acquisito quel tanto di conoscenza sufficiente ad insegnare ad un liceo.
Comunque sono convinto che finchè non si tornerà in maniera convinta dal “diritto al diploma” al “diritto allo studio” qualunque riforma sarà pressochè inutile.
Quando si parla di riforma della scuola mi pare meglio attingere alle fonti, senza perdere tempo con intermediari che fungono da esecutori senzatesta delle scelte strategiche prese altrove. Ovviamente la fonte lascia spazio alla fantasia nazionale sul “come”, anche se suggerisce come evitare il nascere di situazioni troppo critiche, ma il “cosa” non è più oggetto di discussione.
Questo è il link
http://www.oecd.org/dataoecd/42/36/22027701.pdf
Ma basta il primo paragrafo per capire perfettamente quali “ideali” hanno orientato le scelte post-Gentile, perché in tutti gli stati ci sono proteste popolari esattamente per gli stessi motivi, ecc. ecc.
Expenditure on services like public administration, law enforcement, defence, infrastructure, and the wider range of education, health care and social services like childcare and long-term care for elderly and disabled, jointly constitute one-fifth to one-third of GDP in OECD countries, and much of this is publicly funded based on
general taxation or mandatory insurance contributions. Well beyond the classical examples of truly collective services such as defence, there are sound welfare economic motives, including insurance market failures, credit constraints and human capital spillover to society at large, for ensuring the provision of services such as compulsory education by public funding. These motives, however, do not always
necessitate provision via traditional public sector institutions. Changing the management system within the public sector or introducing competition and involving a broader range of suppliers may often improve service provision and cost efficiency.
OECD Economic Studies No. 35, 2002/2
Sono un professore di Matematica con diploma del liceo scientifico e laurea in ingegneria, ho 55 anni, non mi piace questa riforma fatta prevalentemente per risparmiare. Il vero problema del liceo scientifico non è stato tanto la presenza del latino ma quanto lo scarso peso della cultura scientifica. Ci sono pagine interessantissime di Primo Levi su questo problema, sull’influenza ed invadenza della cultura idealista e crociana sulla scuola italiana. Per 86 anni il Liceo Scientifico è stato il Liceo di serie B, infatti doveva essere una specie di parente povero del Liceo Classico secondo le intenzioni di Gentile, gli istituti Tecnici la scuola di serie C e gli Istituti Professionali quella di serie D. Per chi non lo sapesse sui programmi ministeriali ufficiali di matematica del Liceo scientifico del biennio c’è ancora scritto “vedi programmi del liceo classico”. La scuola italiana si è nutrita di malintesi, per anni si è creduto che il liceo classico era la scuola migliore perché da lì uscivano ottimi ingegneri ed architetti e medici, ma si confondeva la causa con l’effetto, per decenni al liceo classico in Italia sono andati gli alunni migliori perché era una scuola d’elite. Con la diffusione del liceo scientifico si sono evidenziate tutte le magagne e oggi si vedono i 100 e 100 e lode del liceo classico che non superano i test di medicina mentre lo superano anche i 75 e gli 80 del liceo scientifico e adesso al liceo Classico lo hanno capito e corrono ai ripari andando a lezioni private di matematica, fisica, chimica, biologia. Il latino e il greco dunque non svolgono alcun ruolo significativo nella preparazione scientifica. Un altro nodo che spero verrà risolto è l’insegnamento della fisica, per decenni la fisica è stata insegnata soprattutto da laureati in matematica, cioè praticamente non veniva insegnata perché la sapevano poco e non l’amavano. In Italia molti pensano che la Fisica sia una sorella minore della Matematica mentre è una scienza che ha bisogno oltre che di un grande bagaglio di conoscenze specifiche anche di un approccio culturale completamente diverso. Al Liceo scientifico forse si è fatta troppa matematica ma certamente si è fatta malissimo la fisica. Per il latino vale quello che disse Beniamino Placido va studiato non perché serve (ma che vuol dire “servire”?) ma perché è bello. E visto che non si può fare tutto è ragionevole farlo al Liceo Classico e non al Liceo Scientifico.
concordo con il professore di matematica in quanto mi sono sempre rammaricata nonchè stupita di vedere nei programmi del liceo scientifico tradizionale solo tre e ribadisco solo tre ore di matematica nel triennio…e poi l’indam mette a concorso borse di studio per chi si iscrive a Matematica (PROGETTO LAUREE SCIENTIFICHE), ovvio…se la matematica non la conosci e non fai in tempo ad amarla, poi non la scegli e così in Italia ci sono pochi iscritti alle lauree scientifiche…ma tant’è…
Ora faccio io una domanda, che differenza vi è tra uno scientifico tecnologico e un liceo della comunicazione – opzione tecnologica e maturità scientifica? E’ solo una denominazione differente con contenuti simili? Grazie, saluti.
una domanda a chi pensa che allo scientifico si faccia poca matematica: ma voi che ci aggiungereste? (o che ci togliereste?)
Per esempio equazioni differenziali e serie, che fanno parte del programma delle quinte di alcuni istituti tecnici.
Al programma di matematica del liceo scientifico aggiungerei la statistica, fondamentale per acquisire una mentalità scientifica, beninteso aumentando le ore o aggiungendola come materia a parte. Non aggiungerei serie ed equazioni differenziali in quanto si faranno all’università alla fine di Analisi I o ad Analisi II. Essendo un liceo deve preparare ad affrontare gli studi universitari, meglio concentrarsi sulle basi di matematica infinitesimale. Concordo con chi pensa che le materie scientifiche si possono amare solo se vengono insegnate con criterio. Oggi la matematica del Liceo scientifico produce soprattutto lezioni private.
Buongiorno, riguardo alla riforma Gelmini ho scritto un testo che ho
inviato al MIUR e che mi piacerebbe far circolare in quanto penso sia un
problema non ancora emerso:
>Gentile sig. Ministro, Le scrivo riguardo la riforma della scuola
superiore
>per farLe notare una incongurenza relativa alle iscrizioni già effettuate
>questo anno e quindi anno scolastico 2009/2010.
>L’abolizione del liceo economico e del liceo tecnologico potrebbe portare
>problemi ai ragazzi ed alle famiglie in caso di bocciatura in anni
successivi
>al primo. Non discuto sul merito ma voglio chiederLe come mai ha pernesso
che
>le scuole mantenessero attive le iscrizioni ai suddetti licei, visto che poi
li
>ha aboliti? Mi spiego meglio, se uno dei nostri ragazzi dovesse trovarsi
a
>rimanere bocciato in anni successivi al primo, dove troverebbe
collocazione
>nella scuola italiana?
Altro problema: mio figlio è iscritto alla prima liceo della
>comunicazione tecnologica – liceo del quale non ho trovato corrispondenza
nel nuovo sistema delle superiori… come lei ben sa questo liceo , la cui
maturità è scientifica non prevede il latino
>ed ha una sola lingua straniera. Nel caso malaugurato di una bocciatura,
>poniamo in seconda classe, il ragazzo non troverebbe un liceo che lo possa
>accogliere nel sistema scolastico italiano, così come concepito. Non vorrei
proprio che mio figlio che ha iniziato con un liceo
>debba finire la carriera scolastica chissà dove…
Spero si tratti di una “dimenticanza” alla quale si potrà trovare rimedio…