Sarò il solito irresponsabile spensierato, ma non mi preoccupo più di tanto della noticina al maxiemendamento sul disegno di legge antiintercettazioni, che prevede per i titolari di “siti informatici” l’obbligo di rettifica entro 48 ore. A parte la definizione di “sito informatico” che è sempre difficile da specificare, già adesso c’è chi è capace di denunciarti: una rettifica la si aggiunge senza problemi.
Mi sembra molto più grave il blocco pratico alla possibilità di usare intercettazioni, soprattutto da parte dei giornalisti: e mi chiedo come mai Repubblica (dal Corsera sarebbe troppo, mi sa) non esca un giorno con quattro o cinque spazi bianchi in prima pagina, giusto per far capire l’effetto. Solo che adesso che scrivo questo mi viene in mente che oltre a essere un irresponsabile spensierato sono anche un inguaribile romantico…
Ultimo aggiornamento: 2009-06-11 12:10
Visto dove è posizionata la norma, considerando un’interpretazione sistemica, l’obbligo di rettifica dovrebbe sussistere solo per le testate online registrate.
Mah… chissà come facevano a riempire un giornale prima che inventassero il telefono.
Fabio, questa mi sembra una scemenza: spero di sbagliarmi, ma sembra che tu ti riferisca ai giornali che pubblicano intercettazioni, e sembra che adesso non sappiano come riempire la pagina della cronaca giudiziaria, a causa di questa legge.
I giornali oggi pubblicano atti pubblici, come le ordinanze, i decreti dei tribunali, e lo facevano pure ieri, perché pure ieri i tribunali emanavano le stesse cose e i giornali stampavano attingendo da quelle ordinanze (cosa che non potranno fare domani).
Non pubblicavano le intercettazioni perché non esisteva il telefono, che non potevano quindi essere utilizzati dai criminali e quindi i tribunali non potevano allegare intercettazioni nelle ordinanze (perché non potevano esistere).
La tua affermazione diventa: chissà come facevano i magistrati a indagare prima che inventassero il telefono. La risposta è: chissà come facevano i criminali a delinquere prima che inventassero il telefono.
Si chiama progresso, tanto che oggi la mafia comincia a usare Skype.
Spero di avere equivocato.
Tooby, ho solo trasformato in iperbole il concetto espresso da .mau.
Cmq questa legge ha tanti difetti e le motivazioni con cui è fatta non sono delle più limpide (nel ripasso delle figure retoriche questa si chiama eufemismo), ma tu mi evidenzi proprio l’unico che non ha: che i pettegolezzi vadano a finire in mano alla stampa, come atti pubblici, mi sembra pura barbarie. Esistono dei principi e il livello di civiltà si misura anche in modo inversamente proporzionale al numero di deroghe che si fanno.
Per quanto riguarda la sostanza, se vogliamo parlare di cose serie, invece mi sa che la mia posizione è la più distante da tutti: per me semplicemente non devono essere portate in tribunale, perché è impossibile dare le necessarie garanzie. Ad esempio una frase fuori contesto, un tono di voce possono cambiare completamente il senso, per non arrivare alla manipolazione, ma questa voglio escluderla per fiducia nelle istituzioni (qui si tratta invece di sarcasmo). Sono però uno strumento di indagine utile e per me possono essere utilizzate, nei termini di legge, qualsiasi essi siano, per poter cercare delle prove vere (tra l’altro lo stesso discorso vale per i pentiti).
> i pettegolezzi vadano a finire in mano alla stampa, come atti pubblici, mi sembra pura barbarie
Non mi risulta: i pettegolezzi finiscono in mano alla stampa perché una delle parti li fornisce a qualcuno. Nelle ordinanze è impossibile che vengano inseriti elementi irrilevanti.
Un conto è vietare la pubblicazione le intercettazioni che dovrebbero essere distrutte perché irrilevanti, fornite da una parte disonesta (il male), un altro è impedire che tali intercettazioni vengano fatte (dopo i sessanta giorni per tutti, dico TUTTI i reati). Hanno fatto un bel gioco di rimandi (il ddl si riferisce ai reati di cui al 51.3bis, che rimanda poi – tra gli altri – al 416bis, ovvero a reati di mafia), ma la sostanza è questa: combattere un fenomeno secolare (la mafia) con intercettazioni di 40+20 giorni. Già stanno pensando di passare a Skype… (per non parlare della password tolta ai magistrati di Palermo).
> non devono essere portate in tribunale, perché è impossibile dare le necessarie garanzie
E il processo a che serve, scusa? Mi sembrava di ricordare che i processi servissero ad esaminare le prove, a decidere se la frase è coerente con il contesto, con il tono (oppure se una testimonianza è attendibile, se i video delle telecamere di sicurezza sono veri o falsificati, se i rilevamenti della scientifica sono stati fatti come dio comanda, eccetera) e quindi a decidere della colpevolezza o dell’innocenza. Si chiama valutazione delle prove e il processo serve a questo, mica per fare un tressette col morto.
Con questo ragionamento tu vuoi mandare in galera solo i criminali che fanno lo sbaglio di confessare.
> Con questo ragionamento tu vuoi mandare in galera solo i criminali che fanno lo sbaglio di confessare.
iperbole contro iperbole: quindi dici che l’unica prova certa è una intercettazione (oltre alla confessione)
No, dico che il processo serve appunto a valutare le prove (intercettazioni comprese).