Venerdì sera avevamo preso i biglietti per La Cimice (recensione della quale seguirà) e data la sua lunghezza abbiamo pensato di mangiare qualcosa prima dello spettacolo. La zona dello Strehler non manca certo di posti per un aperitivo: la nostra scelta stavolta è caduta sull’Obikà, che ci aveva fatto una buona impressione appena aperto. Mal ce ne incolse. Il locale non era nemmeno strapieno: non c’erano posti liberi, ma nemmeno gente in attesa. Insomma, una condizione perfetta. Invece no. La logica di questi posti è che tu paghi cifre invereconde per un calice di vino – otto euro, tanto per non fare prezzi – e poi ti mangiucchi le schifezze qua e là. A parte i tempi per riuscire a ottenere le nostre bevande, compresa l’attesa per i due frullati la cui ordinazione sembra essersi persa per strada, bisognerebbe stendere un velo pietoso sul resto. A parte le patate che erano presenti in quantità industriali, i vassoi venivano lasciati vuoti per un bel po’, confidando probabilmente che la gente stufa ordinasse un piatto pronto. A un certo punto era miracolosamente tornata un po’ di roba da mangiare… ma non c’erano più i piattini. Quanto alle posate di portata, solo forchette, niente cucchiai (secondo Simona fanno così per far prendere meno roba. A parte le patate, c’era del “riso” da mettere tra virgolette: io gli ho dato un’occhiata e ho pensato fose meglio lasciarlo al suo posto, chi ha osato servirsene un po’ alla prima forchettata mi ha dato implicitamente ragione non toccandolo più. Il pinzimonio aveva sicuramente visto settimane migliori: il finocchio sembrava essere lì come muta testimonianza di un remoto passato. Poi c’era la “bruschetta”, sempre tra virgolette: i pezzettini potevano essere più correttamente denominati pane raffermo. Il tutto con un sottofondo di musica tunz tunz tunz che magari piacerà anche a qualcuno ma mi faceva solo pensare a una scena di distruzione.
Insomma, pollice verso. Ma molto verso.
Ultimo aggiornamento: 2009-05-25 07:00
Non c’era neanche l’ampio parcheggio?
lì o ci arrivi con la metro (come abbiamo fatto noi) o lasci in doppia fila la tua Lamborghini.
Capisco tu sia un po’ confuso, quindi ti aiuto: la recensione alla Cimice l’hai già scritta e pubblicata.
avrei dovuto scrivere “segue sotto”, in effetti.
(i due post sono stati scritti assieme, poi ho deciso di postarli in ordine inverso. Anzi, mo’ che ci penso ho anche un post arretrato di qualche settimana…)
ma dai? mi suona stranissimo…quel locale ha sempre avuto il mio favore. E’ molto carino e si mangia davvero bene…non il solito riso, per l’appunto!
L’ultima volta il buffet era enorme e ricordo benissimo di essere uscita sazia e appagata!
Ritornerò ed indagherò!
ciaooo
sono rientrato in italia da un mese, continuo a lavorare nel mondo dell’import-export, durante un ultimo soggiorno a tokyo ho visto obikà e ci ho mangiato, assai bene per essere servito e deliziato da staff tutto japs (non ho visto nessun italiano). sono cosi ritornato a brera per fare i miei complimenti e sinceramente mi sono trovato a mio agio e non ho trovato questi disastri commentati. credo purtroppo che questi locali dipendano invece dal personale in turno , all’estero ho notato piu equilibrio.
comunque , io torno perche sono simpatici e molto semplici e cosa non ultima, non si atteggiano a niente . mozzarella piu che buona, taurasi buono. per me pollice in su.
ciao