A quanto pare, anche l’ultimo tentativo di campagna pubblicitaria dell’UAAR sulle fiancate degli autobus è saltato. La frase, “La buona notizia è che anche Zeus non esiste. Quella cattiva, è che solo di Zeus puoi dirlo”, sembra che andasse bene; ma la “firma” no. Per la cronaca, il messaggio era siglato “uaar.it – Liberi di non credere in Dio.
A me la frase scelta per la campagna (e che ricordo non è la traduzione di quella apparsa nel Regno Unito) non è che piaccia, però è preoccupante che qualcuno – chiunque sia stato – possa obiettare sul testo “Liberi di non credere in Dio. La logica conseguenza è infatto che questa libertà non esiste, o a essere molto buoni deve essere tenuta assolutamente nascosta. D’accordo, come cattolico potrei citare Giovanni 8, 31-32 («Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi») ai quali un ateo potrebbe ribattere con Amos 4,10 («Essi odiano chi ammonisce alla porta e hanno in abominio chi parla secondo verità.»); molto più banalmente trovo che non bisogna aver paura di quello che uno afferma, ma solo di quello che uno ti costringe ad affermare.
Ultimo aggiornamento: 2009-05-18 11:58
Grrrr.
D’altra parte, .mau., e’ un Paese in cui il Corsera descrive come “una provocazione” una sala di preghiera/meditazione non cattolica in un ospedale – anche se l’arcivescovo della citta’ ha speso parole di lode per l’inziativa.
Peraltro, bello slogan: e’ un’obiezione interessante – piu’ del solito “se non credi non e’ razionale”.
A Modena la prima campagna pubblicitaria dell’UAAR c’è stata: non sulle fiancate degli autobus, ma su alcuni cartelloni a fianco della strada. Non so perché continuino a dire che è “saltata”…
@rdm: lo slogan è in effetti molto bello e incisivo: resta il fatto che se non è stato accettato come payoff non lo sarebbe stato a maggior ragione come testo pubblicitario (e che secondo me UAAR non avrebbe nemmeno voluto usarlo come slogan!)
Però ieri c’era alla pagina 5 di Repubblica un articolo dedicato: http://www.uaar.it/news/2009/05/16/ateobus-censurati-domani-una-pagina-intera-repubblica/
E’ solo una campagna pubblicitaria pubblica, da non confondere con l’esercizio della libertà di espressione. Io la vedo così. Se presenti un messaggio pubblicitario e paghi per diffonderlo, questo messaggio secondo la legge 49/2005 non deve essere ingannevole. Se viene ritenuto ingannevole, mi pare possa essere censurato. In questo caso come si fa a dire se il messaggio sull’esistenza o l’inesistenza di Zeus (il re o il padre degli dei) è ingannevole o meno? E poi la frase in firma “liberi di non credere in Dio” è tendenziosa e fa passare un messaggio che può essere ritenuto ingannevole. Sarebbe come come dire: “liberi di non credere nell’acqua calda”. I produttori di scaldabagno potrebbero protestare. :-)
@Piero: perché i produttori di scaldabagno dovrebbero protestare se uno dice “liberi di non credere nell’acqua calda”? Chi è che sarebbe ingannato? Paradossalmente potrebbe essere ingannevole dire che Zeus non esiste, ma questo non sembra essere stato il caso.
mau, ingannare significa indurre a credere una cosa per unaltra abusando della buona fede altrui. Nel caso dell’acqua calda, dire di non credere nell’acqua calda significa lanciare un messaggio subdolo secondo il quale l’acqua non è riscaldabile (perché “credere” significa essere convinti di una verità). Quindi se tu dici di non essere convito che l’acqua sia riscaldabile, gli ingannati sono quelli che invece credendo che l’acqua si possa riscaldare, sono indotti a credere che non sia vero e, in questo modo, possono essere condizionati a rinunciare all’acquisto di uno scaldabagno perché se l’acqua non è riscaldabile, a cosa serve uno scaldabagno? Mentre i danneggiati sono i produttori e venditori di scaldabagno che possono vedere calare le vendite e le commissioni e quindi possono protestare.
Scusatemi sono nuovo ma vorrei rispondere a Piero: capisco che hai usato l’esempio dell’acqua calda per rendere chiara la tua argomentazione ma l’esempio (secondo me) non è corretto. Se tu paragoni Dio (un entita non concreta) ad una cosa concerta come “l’acqua calda” parti da un pressuposto sbagliato: l’acqua calda è una cosa certa di cui tutti possiamo fare esperienza, se non ci credo posso comunque constatare da solo. Questo (secondo me) non vale per Dio. Perciò la payoff della campagna non è ingannevole, perchè “liberi di non credere in Dio” può essere semplicemente un voler affermare la propria fede “nel non voler credere a una Dio”. Chi viene ingannato?!?
@Piero: »In questo caso come si fa a dire se il messaggio sull’esistenza o l’inesistenza di Zeus (il re o il padre degli dei) è ingannevole o meno?
Questo non è stato considerato un problema, secondo la ricostruzione dell’UAAR.
»E poi la frase in firma “liberi di non credere in Dio” è tendenziosa e fa passare un messaggio che può essere ritenuto ingannevole.
Quindi affermi che ci si inganna, a pensare di poter essere liberi di non credere in Dio? Oppure che è tendenziosa perché ti fa immaginare che sia davvero possibile non credere in Dio?
@paolo, chi l’ha detto che Dio non sia una cosa concreta? Per me Dio si incarna, per altri no. Per i credenti Dio si è incarnato in Gesù e la Chiesa, come corpo mistico di Gesù, è una cosa concreta, ma l’esistenza di Dio resta una questione legata alla fede.
@mau, guarda che per me sarebbe ingannevole anche un messaggio pubblicitario opposto del tipo: “liberi di credere in Dio”, perché si cercherebbe di far passare per vera una convinzione come l’esistenza di Dio che per altri (gli atei) non è vera, perché l’esistenza o non esistenza di Dio non è dimostrabile al momento e coinvolge l’ambito della fede personale o di un gruppo di persone. Ma se dicessi “liberi di credere nella Chiesa cattolica o nell’UAAR” a quel punto il messaggio non sarebbe più ingannevole, perché la Chiesa cattolica, come l’UAAR, sono organizzazioni concrete presenti nel tessuto sociale.
@piero: se scrivi “liberi di credere/non credere in XXX”, dove mai faresti passare una convinzione per vera? L’accezione di “credere” usata in questo senso è «essere convinti della verità di qualcosa»; essere liberi di credere significa avere il diritto di essere convinti della verità (o della falsità) di XXX, ma non dice nulla di cosa debbano fare gli altri. La frase non è “Dovete credere/non credere in XXX”.
@Piero: “mau, ingannare significa indurre a credere una cosa per unaltra abusando della buona fede altrui.”
Guarda che mi sembra tu stia entrando in un terreno scivoloso. Tutte le confessioni religiose invitano pubblicamente a “credere”. Non vedo perchè fare “pubblicità” a Dio dovrebbe essere considerato lecito mentre fare “pubblicità” al dubbio dovrebbe essere ingannevole. Chi lo stabilisce? I credenti? Mi sembra un punto di vista piuttosto parziale.
Se è ingannevole dire che Dio non esiste è altrettanto ingannevole dire il contrario. E questo al di la di qualunque convinzione personale. Se invece si afferma il principio che sono argomenti su cui esiste la libertà individuale di credere in quello che si vuole, si può anche “non credere” in quello che si vuole. (ma, tornando al post di .mau. non si può dire).
mau, io penso che uno spot pubblicitario debba essere imparziale e non ingannevole, in quanto il compito dello spot pubblicitario è fare conoscere un prodotto o una realtà. A differenza di una conferenza privata o pubblica dove ognuno può esprimere ciò che pensa giusto o sbagliato che sia, nel bene e nel male, lo spot pubblicitario deve sottostare a delle norme di correttezza e imparzialità uguali per tutti, dove i giudizi personali negativi è bene siano messi da parte.
E’ corretto, secondo te, dire in uno spot pubblicitario, per esempio, “liberi di non credere in Fiat”? Secondo me, no.
@lavos, >”Se è ingannevole dire che Dio non esiste è altrettanto ingannevole dire il contrario”.
E’ quello che ho detto io in un commento precedente delle 10.26.
Un dubbio: ma non è che quel “liberi di non credere in Dio” è stato visto (poiché sembra riferirsi a un’unica entità ben precisa) come politicamente scorretto?
Un po’ come se si fosse scritto: “liberi di non credere in Allah”; che è sicuramente una libertà che tutti hanno e devono avere, ma che dubito verrebbe accettata in un manifesto pubblicitario di un’agenzia che non sia palesemente in cerca di guai (o risonanza).
Magari sostituirlo con un più generico: “liberi di non credere nelle divinità” o “liberi di non credere in nessun dio” (si noti la minuscola) potrebbe avere effetti diversi.
Oltre a essere più corretto (no, non mi riferisco al politicamente corretto, ma proprio alla correttezza logica di una posizione atea).
PS.: prima di inviare sono andato a leggere, sono arrivato a metà nella lista dei commenti… e -tra profezie alla Manzoni (“verrà un giorno…”) e insulti ai “cattocredini” e critiche al Vaticano- pare proprio che per alcuni quel non “credere in Dio” abbia un preciso ed univoco significato.
Che desolazione…
@piero (questa è l’ultima, promesso): “Liberi di non credere in Fiat” è una frase diversa. La Fiat ha un’esistenza tangibile. La frase da mettere sarebbe qualcosa tipo “Liberi di non credere nella qualità totale” o “Liberi di non credere nella regolarità del campionato di calcio”, e non vedo nulla di male nel dirlo. D’altra parte uno spot pubblicitario può fare quello che vuole, fintantoché non fa concorrenza sleale e non dà informazioni false. Non mi pare che i manifesti “Dio c’è. Parliamone” siano mai stati bocciati.
@fang: hai ragione: probabilmente “Liberi di non credere in alcun dio” sarebbe uno slogan più corretto e lo preferirei al payoff attuale. Non so però se sarebbe stato sufficiente e se l’UAAR l’avrebbe accettato, visto che all’atto pratico anche loro pensano di non credere a un dio ben specifico.
@Fang: ‘non “credere in Dio” abbia un preciso ed univoco significato.’
Perdonami, il tuo discorso non fa una piega, se non fosse che questa campagna è figlia di quelle bocciate in precedenza che recitavano “la buona notizia è che Dio non esiste…”.
Per altro la maggioranza dei credenti del pianeta è monoteista. E “Allah” è solo una parola di altra lingua per dire “Dio” così come “Geova”.
E la prima campagna, che magari era discutibile nei toni e nei contenuti pure quella, fu solo la ‘copia’ di una precedente fatta all’estero.
Infine, da socio UAAR, posso dire che lo scopo delle campagne è quello di far sapere ai non credenti che esiste qualcuno a cui fare riferimento, che siamo si in un ghetto, ma piuttosto affollato. Non certo di fare proselitismo fra i fedeli di qualsivoglia religione perchè facciano pubblica apostasia.
(ehm… se la campagnia è stata la ‘copia’ di quella inglese che faceva “There’s probably no God. Now stop worrying and enjoy”, allora è ovvio che gli italiani non sanno le lingue)
.mau., campagnIa. Liberi di credere che l’ortografia non esiste.
Quanto al paragone fra l’esistenza di dio e quella dell’acqua calda, spero che anche chi (a differenza di me) è ancora credente se ne senta offeso.
Vorrei infine far rilevare la presenza sui bus di foto di bimbetto accigliato con la scritta “Mamma, fammi nascere!” che potrebbe ingannevolmente indurre le gravide a ritenere che la cosa che hanno nella pancia e ha un aspetto identico a un embrione di pollo sia un essere umano raziocinante.
“campagnIa” è stato il risultato di una serie di taglia-e-cuci troppo minimali, mi sa.
@mau: “There’s probably no God. Now stop worrying and enjoy”
Quindi secondo te: “Probabilmente non c’e’ nessun Dio, smettila di preoccuparti e goditi la vita” sarebbe stata accolta meglio?
@layos: probabilmente no, ma almeno sarebbe stata una traduzione letterale :-)
@mau: probabilmente no, ma almeno sarebbe stata una traduzione letterale
Su questo siamo d’accordo :)
Quello che voglio dire è che, licenza di traduzione a parte, l’intendo dell’UAAR è stato fin dall’inizio quello di replicare il successo della campagna degli umanisti nel Regno Unito, ne più e ne meno, per far conoscere l’esistenza di un movimento laico che riunisce atei e agnostici. Il “Liberi di non credere in Dio” è una naturale conseguenza del fatto che tutte le proposte precedenti sono state censurate (e non credo che sia stato per intercessione di qualche ulema o di qualche rabbino).
Per altro anche io preferisco la versione degli umanisti inglesi, visto che, essendo ignostico, preferisco e mi riconosco maggiormente in una formula dubitativa ad una formula di certezza, sulla non esistenza di Dio.
Come ha detto Margherita Hack, atea convinta ed ostinata, il non credere in Dio è irrazionale tanto quanto crederci, un razionale può, con gli elementi disponibili per valutarlo, solo essere agnostico (o, come me, ignostico). Infatti lei scrive che: “L’idea di un Dio creatore che tutto conosce e di tutto dispone non mi sta bene per niente”.
@ Barbara, sono stato offensivo?!? Mi scuso ma non capisco. Quando ho fatto quel paragone era semplicemente per far notare che l’argomentazione di Piero (per me) fosse corretta per chi crede in quella fede, ma esiste anche chi non ci crede.
Come ho scritto, io non credo in Dio ma non per questo non rispetto la fede altrui (forse questo avrei dovuto specificarlo e non darlo per scontato). Non ritengo un comportamento corretto, invece, quando in un paese le istituzioni screditino o boicottino una campagna pubblicitaria (o meno) che voglia far emergere un pensiero Anti-Confromsita.
Perché è questo che si tratta, di un pensiero anti-conformista (sicuramente forte) nel significato ma sostanzialmente “un pensiero che non si conforma alle tradizioni, alla cultura e agli stili di vita convenzionali”. Secondo me, se esistesse un modo di confrontasi più aperto (stò parlando in generale, non in questa sede dove invece sta avvenendo) non nascerebbero queste campagne dai toni forti. La scelta della strategia provocatoria è sicuramente criticabile, non lo metto in dubbio ma, è criticabile anche boicottarla e non farla arrivare al giudizio dei singoli cittadini.
Io non volevo offendere nessuno, Barbara, ma perché devo pensare una cosa e non poterlo dire, rischiando, se lo faccio di offendere qualcuno !?!
@layos: non lo garantisco non essendo un teologo, ma non credo che nemmeno per la religione cattolica Dio “di tutto dispone” (“che tutto conosce” sì): la formulazione corretta dovrebbe essere “che di tutto può disporre” (“is able to”), altrimenti il libero arbitrio va a signorine dai facili costumi.
ups, non mi capisce nessuno :-).
.mau., TU hai scritto campagnia al #18 e io ho messo maiuscola la I (servizio proto).
paolo, trovavo offensivo Piero #5 (o siete lo stesso, come il 29 giugno?). Intendevo dire che credere nell’acqua calda è cosa banale: tutti possiamo convincerci dell’esistenza dell’acqua calda aprendo un rubinetto. Credere in Dio, anche per chi crede, è cosa fortemente non banale e in genere si prega (boh, almeno così usava quando io frequentavo) per chiedere di rinforzare il dono della fede, proprio perché ci si rende conto che non è cosa facile né automatica.
Ora mi cheto, e mi scuso col padrondicasa che deve sempre tener d’occhio i commentatori ostinati.
@barbara: secondo te, IO scrivo una risposta in maniera lineare, senza tornare indietro e copincollare pezzi, spostare parole, magari lavorare anche lasciando a metà una frase? Avevo capito quello che intendevi, anche se non ho corretto il MIO commento…
Ah, oky.. scusate!
@.mau.[#16]:
>Liberi di non credere in alcun dio
Piccola nota linguistica. :)
Anch’io, forte di innumerevoli “non sussiste alcuna ragione”, nonché di un certo innato senso logico, avevo scritto “non… alcun…”.
Il fatto è che, colto da atroce dubbio, sono andato a verificare, prima su un Paravia del ’57 -che però non mi è stato d’aiuto- e poi su un Garzanti dell’80, decisamente più voluminoso. Quest’ultimo, alla voce alcuno, dopo decine di righe, conclude: “nelle frasi negative è sostituito da nessuno: non c’era nessuno (e non non c’era -)”.
Ok, l’esempio è banale, però la perentorietà dell’affermazione ha fatto in modo che il tarlo ormai si sia insinuato nella mia mente: non riuscirò mai più a usare alcuno in frasi negative con la serenità passata. :)
@layos[#17]
> E “Allah” è solo una parola di altra lingua per dire “Dio” così come “Geova”.
E però se lo scopo è neutro non ci vuol niente a sostituire quel “in Dio” con “in nessun dio”.
Tanto più che negli stessi commenti (perché alla fine me li son letti tutti) FaberIptius fa notare che frase e payoff sarebbero dovuti essere differenti (e il link in effetti lo conferma). La frase incriminata in particolare era in origine: “UAAR-Liberi di non credere.”
A questo punto mi sa che cercate di ottenere lo stesso effetto (ma anche di più) senza sganciare uno sgheo. :)
Però guarda che così non sembrate atei o agnostici, ma “semplici” avversari del Vaticano (e pure col braccino corto, anche se molto furbi :P).
@Fang: la mia Bibbia su questioni linguistiche (il Serianni) afferma a VII.158: “Frequente, almeno nella lingua scritta, l’uso di alcuno come indefinito negativo invece di nessuno […] soprattutto come aggettivo. Come esempio dà “ormai non c’è alcun dubbio”. Al VII.196, poi: “Come aggettivo, nessuno si alterna con alcuno in frasi negative; anzi, costituisce la scelta più usuale nel linguaggio parlato, ben rappresentata anche nell’italiano scritto di qualsiasi livello”.
È vero che Serianni non è un prescrittivista, ed è anche vero che un blog dovrebbe essere più vicino al parlato, ma direi che posso tranquillamente mantenere “alcuno”. D’altra parte, qui è pieno di matematici che preferiscono evitare due negazioni in una frase, visto che non si sa mai :-)
@Fang “Però guarda che così non sembrate atei o agnostici, ma “semplici” avversari del Vaticano”
Combattendo per la laicità dello Stato è con il Vaticano che ci si scontra principalmente. Ma ti garantisco che non siamo per nulla simpatici ne agli ebrei ne ai musulmani. E in ogni caso insisto. Non abbiamo voglia di risultare simpatici a nessuno, ne di fare proseliti, ne di convertire alla miscredenza. L’associazione cerca di essere un baluardo di valori laici e cerca di farlo sapere ad altri che magari condividono le stesse idee.
#13 penso che uno spot pubblicitario debba essere imparziale [cut]
??? uno spot “imparziale” ??? la realtà è talmente diversa che è possibile fare spot comparativi (purchè non si diano informazioni false); per esempio dire “la Coca è più bevuta della Pepsi (se ci sono dei dati che supportano autorevolmente tale informazione), ci sarà un motivo?” Mi sembra perfettamente lecito; esattamente come dire che “Dio è più “creduto” di Allah; ci sarà un motivo? “(migliore qualità o migliore business plan…il riferimento è solo al primo paragone, ovviamente). Certo che, se hai una terza Cola-nonCola, e non puoi fare pubblicità comparativa – nel modo che ritieni più opportuno – contro Coca e Pepsi, si tratterebbe di un abuso…