Pietro Accame e i sondaggi per le provinciali di Milano

Quando ieri sera sono tornato a casa, Anna mi ha detto che aveva ricevuto una telefonata dallo staff di un candidato del quale non si ricordava il nome, telefonata che aveva chiuso abbastanza in fretta.
Si vede che la telefonata era stata davvero tagliata, tanto che stamattina la signorina dello staff (o magari di qualche società a cui è stato appaltato lo sporco lavoro) l’ha richiamata. Visto che Anna mi vuole tanto bene e sa quanto io aneli di poter scrivere una nuova notiziola, stavolta si è appuntata tutto e me l’ha riferito accuratamente.
La telefonata arriva per conto di tale dottor Accame, candidato non si dice per quale schieramento (è PdL, per la cronaca, ma l’appartenenza è stata rivelata solamente su domanda specifica di Anna). La domanda iniziale richiedeva di dire in trenta secondi qual è il maggior problema della provincia di Milano, cosa che secondo me è semplicemente stupida (la mia risposta sarebbe stata “la sua esistenza”, della provincia e non del dottor Accame); poi non so, visto che all’affermazione di Anna che non avrebbe votato PdL il tutto è terminato (con un’aria scocciata dell’interlocutrice, ma magari era solo una sua impressione oppure la signorina avrebbe dovuto fare una telefonata in più)
Non so quanto le due chiamate siano effettivamente invadenti: le avessi ricevute io avrei forse avuto un’idea più chiara. Però penso che la cosa si possa comunque segnalare.

Ultimo aggiornamento: 2009-05-15 14:54

20 pensieri su “Pietro Accame e i sondaggi per le provinciali di Milano

  1. vb

    Comunque, capisco che va di moda dire che le province fanno schifo e vanno abolite, ma non si potrebbe elaborare un po’ meglio su tale proposta?
    Probabilmente si possono abolire i consigli provinciali (con i relativi costi, qualcosa come 200 milioni di euro l’anno) e le relative segreterie, ma il personale che si occupa di edilizia scolastica, di viabilità o di ambiente dovrà pur continuare a lavorare da qualche parte…
    Il problema non è tanto come si chiama l’ente ma la mentalità e gli scopi con cui gli enti pubblici vengono gestiti dai nostri attuali politici: altrimenti aboliremo le province e il giorno dopo nasceranno 50 “aree metropolitane”, 100 comunità montane e 500 “unioni di comuni”…

  2. .mau.

    @vb (appena uno si candida si vede subito che cambia idea…)
    Molto banalmente, la provincia è un’entità né carne né pesce: troppo grande per lavorare davvero sul territorio, troppo piccola per avere uan visione più globale. Come esempio banale, che cos’hanno in comune Torino e cintura, le valli di Susa Lanzo Ceresole, e ciriacese/eporediese? (oltre naturalmente ad essere tutti sotto la provincia di Torino). Tanto vale ridare le competenze alle regioni, e magari accorpare più comuni per fare praticamente tutto (i consigli comunali si possono anche lasciare)

  3. vb

    Ma io mica ho cambiato idea, anche secondo me le province si possono tranquillamente abolire, ma il discorso va fatto in modo razionale: probabilmente (salvo casi particolari) si possono abolire anche tutti i comuni sotto i 500-1000 abitanti, accorpandoli tra loro o con i vicini, e molte delle comunità montane.
    Allo stesso tempo ci sono attività (ad esempio il ciclo dei rifiuti) per cui la dimensione comunale è troppo piccola e quella regionale troppo grande: quindi magari conviene lasciare delle entità “provinciali” (un po’ come dovrebbero essere, per i rifiuti, le ATO) però eliminando il consiglio provinciale e riportandole sotto la competenza della regione.
    E se poi elimini la provincia ma “accorpi più comuni per fare praticamente tutto” però lasciando i consigli comunali (anche perchè siamo il paese dei campanili), questo accorpamento di comuni come lo gestisci? Non è che finisci per rifare la provincia con un altro nome? Insomma, dire “aboliamo aboliamo” è facile, poi se approfondisci ti rendi conto che non è così immediato.
    P.S. Perché non ti candidi anche tu?

  4. .mau.

    @vb: perché dovrei candidarmi? Non ho grandi capacità politiche né conoscenze (nel senso che non sono esperto di temi politici); poi vado avanti per la mia strada il che non funziona affatto in un partito.

  5. Piero

    @vb, in effetti non è facile usare il verbo “abolire”, è meglio dire riformare (formare di nuovo) con criteri più aggiornati e adatti ai tempi che cambiano. Le province come i comuni, le regioni e la maggioranza della classe politica andrebbero riformati, tagliando e accorpando in modo da rendere la gestione amministrativa più snella, più semplice, meno burocratica e più economica.

  6. vb

    Sui partiti ti do ragione, infatti è il momento di mettersi a fare liste civiche (grilline o meno importa poco) :)

  7. .mau.

    @vb: la mia strada non funziona nemmeno in una lista civica, non ho sufficiente carisma.

  8. Pietro Accame

    Leggo con curiosità e disappunto lo scritto di tal Signor Pipponi che cerca con uno stile tipico degli stalinisti di gettare fango sulla mia campagna elettorale e sui miei collaboratori. In relazione a ciò, mi preme dissentire categoricamente da quanto sopra affermato, visto che credo sia il mio un segnale di buona politica chiedere alla gente e quindi agli elettori quali problemi hanno e vorrebbero vedere risolti.
    Non ho appaltato nessun sporco lavoro a nessuno, e i commenti disseminati sopra sono la riprova che i comunisti, non avendo più alcun tipo di consenso nel paese ne tanto meno la vecchia e apprezzata militanza dei “compagni”, non recepiscono che nel Popolo della Libertà ci possano essere tanti amici e volontari disponibili per combattere delle giuste battaglie ideali, anche passando la propria giornata o tempo libero al telefono per contattare e recepire le istanze degli elettori.
    A quale sfascio amministrativo cui si è assistito negli ultimi 5 anni di guida “rossa” della Provincia, noi non ci vogliamo rassegnare!
    Mi sembra quanto mai utile quindi chiedere alla gente cosa vorrebbe una volta che i politici sono eletti a ricoprire una qualsiasi carica.
    Cordialmente
    Pietro Accame
    -candidato collegio provinciale numero 2 PDL –

  9. .mau.

    [Il commento precedente è stato approvato perché il diritto alla parola qui è sacro: altri spot elettorali no]
    @Pietro Accame: comprendo che per Lei la parola “comunista” sia uno dei peggiori insulti che la Sua mente riesca a concepire; Le comunico solo che io mi metto solo a ridere se mi si dà del comunista.
    Aggiungo che è indubbiamente utile chiedere alla gente cosa vorrebbe dai politici; magari però sarebbe più utile chiederlo ben prima delle elezioni, giusto per avere un programma elettorale… il tutto tralasciando minuscoli particolari tipo il fatto che la comunicazione politica in periodo di elezioni deve sottostare a regole ben precise di comunicazione.

  10. Barbara

    Domanda tecnica: ovviamente non c’è modo di dimostrare che sia davvero il candidato Accame ad aver lasciato il commento #8, vero? Perché chiunque sia, la storia del “Signor Pipponi” è mitica! Ho riso per cinque minuti.
    Rileggendo il commento con un occhio a grammatica e ortografia, l’impressione è che l’abbia davvero scritto qualcuno di destra ;-).

  11. .mau.

    @Barbara: io non posso dimostrarlo; ma se il (vero) candidato Accame volesse saperlo, può sempre chiedere informazioni alla Polizia Postale: io ho i dati della sua connessione, che verrebbero confrontati con quelli dell’internet provider. Poi è da vedere se l’articolo 7 del codice civile si può applicare, cioè se quanto scritto dalla persona in questione possa portare pregiudizio al candidato Accame.

  12. mfisk

    Io sono talmente stordito che pensavo che Pipponi fosse Bubboni: non avevo capito a che si riferiva.
    Comunque non è tanto un problema di articolo 7, bensì di 2043; e, soprattutto, mi sembra che se anche fosse un imitatore, dovrebbe aver reso alla perfezione il pensiero e lo spirito di un candidato PdL.

  13. mfisk

    Vuoi dirmi che il “Le comunico solo che io mi metto solo a ridere se mi si dà del comunista” era lì per pura fortuna?

  14. .mau.

    @mfisk: ero convinto avesse dato dal comunista a tutti coloro che avevano scritto nel thread.

  15. .mau.

    Per vostra curiosità: dall’indirizzo IP da cui il sedicente [*] Accame ha scritto (dopo parallela ricerca di “Pietro Accame” via google e link dal mio FriendFeed) si sono connessi due computer diversi: uno con Safari su MacOSX e uno con Opera su XP.
    [*] nel significato etimologico del termine.

  16. massimo turci

    Sono anch’io candidato alle provinciali per il PdL nel collegio Segrate/Peschiera Borromeo. Non vengo a dirti che le Provincie sono indispensabili, non lo penso, penso che in questa fase siano utili per creare i presupposti reali e non teorici per la città metropolitana. Per cui io qualora eletto non ho problemi a partecipare alla creazione dell’istuzione che verrà. L’importante è ricordare che in Provincia di Milano ci sono ottime professionalità tra i dipendenti, persone capaci e attente anche di più forse rispetto a Comune e Regione. Se poi pensiamo che la Regione dovrebbe avere la funzione di programmazione e coordinamento, ecco la necessità di avere un ente sovracomunale di raccordo sul territorio. Una cosa è sicura bisogna ridurre i costi migliorando la funzionalità delle istituzioni. Possibile? Credo di sì, ci vuole gente di buona volontà….

  17. Barbara

    @massimo turci: un politico locale può ignorare molte cose, ma almeno come si scrive il plurale di provincia dovrebbe saperlo. In compenso almeno grammatica e sintassi sono a posto.

  18. .mau.

    [modo MOLTO pignolo on]
    @Barbara: nì. Le provincie con la i sono come le ciliege senza i che la buon'(?)anima della Fallaci volle come titolo del suo libro postumo.
    In pratica, la regoletta che studia(va)mo a scuola, vale a dire “se la parola in -cia e -gia ha una consonante prima della c/g, allora il plurale è in -ce e -ge; se ha una vocale allora il plurale è in -cie e -gie” è una regoletta nata dopo la seconda guerra mondiale. Cent’anni fa la regola era diversa: “se la parola in -cia e -gia aveva già la i in latino, allora il plurale mantiene la i; altrimenti la perde”. Quindi da cerasus, -i si ha ciliege e da provincia, -ae si ha provincie.
    Aggiungo che un milanese si trova la sede storica della Cariplo che nel bronzeo titolo recita “Cassa di risparmio delle Provincie Lombarde”.
    [modo MOLTO pignolo off]
    Nel tema, le province sono inutili, e la provincia di Milano – soprattutto adesso che non c’è più la Brianza – è totalmente inutile. Si applichi la Costituzione, si abolisca il comune di Milano, e si mettano assieme le nove zone e i comuni limitrofi per fare la Città Metropolitana (ok, forse san Colombano al Lambro lo si rimanda nella provincia di Lodi, ché tanto è un’exclave)

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