tante sinistre, tanti quotidiani

Leggo che oggi esce il primo numero del nuovo giornale di Piero Sansonetti, “L’altro”. Sansonetti era stato defenestrato dalla guida di Liberazione, il giornale di Rifondazione Comunista, perché era vicino alle posizioni del trozkista Vendola (e perché il giornale non lo comprava nessuno). Adesso parte alla grande, con una tiratura di 90-100mila copie e una distribuzione curata da Mondadori.
Contemporaneamente leggo che Antonio Padellaro, ex direttore dell’Unità, a settembre dovrebbe tornare alla guida di un nuovo quotidiano, nome provvisorio Il Fatto. Obiettivi più limitati, diecimila copie, e strategia completamente diversa: cercare uno zoccolo duro di abbonati, lasciando immagino perdere la distribuzione in edicola se non in posti limitati.
Si potrebbero fare mille battute al riguardo, ma mi limito a una constatazione. In Italia si leggono pochi giornali: com’è che a sinistra non solo ci si divide a ogni piè sospinto ma ognuno vuole crearsi il proprio quotidiano? Stanno cercando di avere un’audience media minore di un blog? (e chi glieli dà i soldi, tra l’altro, che al momento non dovrebbero poter avere nemmeno le prebende statali, non essendo la sinistra rappresentata in Parlamento?)

Ultimo aggiornamento: 2009-05-12 13:25

8 pensieri su “tante sinistre, tanti quotidiani

  1. vb

    Se non ricordo male le prebende sono legate alla dichiarazione di supporto da parte di uno o più parlamentari, immagino che qualcuno nelle fila del PD disposto a farti il favore (in cambio magari di controfavori politici su altro) lo si trovi anche.
    Comunque il vero problema è che questi della sinistra tradizionalista veramente pensano che la gente legga ancora i quotidiani…

  2. mestesso

    Guarda .mau. che *qualsiasi* giornale prende sovvenzioni dallo Stato, indipendentemente se è un giornale di partito o meno. Si chiamano contributi per l’editoria, e se non ci fossero ti posso dire che la metà dei quotidiani chiuderebbe e l’altra metà licenzierebbe il 20% della forza lavoro.
    Se il giornale è organo ufficiale di partito *allora* prende le prebende se e solo se il partito di cui è portavoce ha una minima rappresentanza parlamentare.
    Quanto a fare un quotidiano, si fa in due casi: a) il direttore ha una visibilità tale che il giornale “si vende da solo” b) dietro ha una struttura tale da “garantirne” la diffusione (in rari fortunati casi si avverano le due condizioni contemporaneamente).

  3. .mau.

    @mestesso: i contributi per l’editoria dovrebbero essere relativi alle spese per la carta (retaggio del dopoguerra, mi sa), quindi la distribuzione se ne sta fuori. Quanto alla visibilità del direttore, permetti di dubitare della sua importanza. L’ultimo controesempio è stato La Voce.

  4. mestesso

    @.mau.: certo che i contributi sono per la carta (formalmente, in realtà servono per comprare i consensi dei giornali). Io ti sto dicendo che aprire un giornale, anche con relativamente pochi lettori, oggi non è un affare poi così male dal punto di vista finanziario, bastano pochi soldi!
    Quanto al direttore/immagine, la Voce è partita bene, poi se ne è andata. La partenza la deve alla visibilità del direttore, poi però occorre anche altro, altrimenti è il classico fuoco di paglia. Avere un direttore visibile è una precondizione: ma se i tuoi ex-lettori sono molto conservatori e legati al tuo ex giornale…:(.

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