Se ho capito bene, Chrysler finirà in amministrazione controllata (il Chapter 11 della relativa legge americana: mfisk avrà sicuramente apprezzato che ieri Mario Deaglio, intervistato da radiopop, abbia gentilmente spiegato al giornalista che bankruptcy non significa affatto bancarotta); si creerà una newco con il 55% in mano al sindacato USA, il 20% alla Fiat, e il resto ai governi USA e canadese. Mentre la Fiat gioisce, i sindacati italiani sono preoccupati per le ricadute sull’occupazione in Italia.
Mah. Sicuramente al momento la Fiat ci guadagna, visto che non sborsa un euro ma solo del know-how, e si prepara per il futuro dove potrebbe forse raggiungere la maggioranza dell’azienda. Ma anche a me resta il dubbio dei sindacati italiani. Quando si fanno sinergie in genere si tolgono posti di lavoro, è una cosa ormai ben nota. Ma soprattutto se è vero che la capacità produttiva di automobili supera del 30% quella ricettiva allora è ovvio che bisogna tagliare la produzione; ma questo non lo si fa con le fusioni… a meno che i lavoratori non siano scarti della fusione stessa. Non sarebbe giusto parlare anche di queste cose?
Ultimo aggiornamento: 2009-05-02 08:00
Infatti me ne compiaccio.
Giusto una notarella: si parla sempre del 205, ma in effetti le percentuali di possesso, a regime, dovrebbero essere le seguenti, sia pur approssimate: Fiat (35%), the existing Chrysler Voluntary Employee Benefit Association (55%), Treasury (8%) and EDC (2%). Ownership percentages are approximations on a fully diluted basis. Fiat’s initial ownership is 20% and will increase after certain conditions are met. In no event while Treasury is a lender or equity holder in the Stalking Horse will Fiat obtain a greater than 49% interest.
La citazione è tratta dalla dichiarazione del Tesoro, che si trova su Epiq
D’altra parte, in termini economici, quel che dice Marchionne è corretto: la crisi provocherà una ulteriore ondata di consolidamento in cui la Fiat, per le sue attuali dimensioni, sarebbe stata quasi certamente fagocitata da qualcun altro e divenuta un satellite di qualche aggregazione con sede a Tokyo, a Detroit, a Parigi o in Germania. Insomma, non esiste la scelta “non facciamo niente e restiamo nel nostro orticello con i nostri attuali impianti e i nostri attuali lavoratori”, l’economia globale non funziona così… tanto è vero che la Fiat sta già ampiamente mettendo la gente in cassa comunque, fusione o meno.
Ciò non toglie ovviamente che i nostri sindacati e i nostri politici debbano darsi da fare al massimo per far sì che nella fusione i lavoratori e gli stabilimenti italiani siano trattati il meglio possibile… però questo è senz’altro più probabile se è Fiat che entra in , piuttosto che che entra in Fiat…
Ah, l’escape… volevo dire che è meglio se Fiat entra in [azienda straniera], piuttosto che [azienda straniera] che entra in Fiat…
Bisognerebbe parlarne sì, anche perché non mi è assolutamente chiara la posizione dei sindacati sull’eccesso di produzione o è la solita, ovvero quella dello struzzo? (tanto per chiarire la mia posizione sui sindacati: apparentemente ce l’ho con loro, ma solo per il fatto che sono una delle istituzioni più conservartive, la cui risposta ai cambiamenti di modi di vita, di esigenze produttive etc è il totale rifiuto, anziché cercare di adattarsi ed evolvere)