Segnalo, via Fausto Raso, che la Dante Alighieri ha preparato una nuova serie di esercizi sulla lingua italiana. Lui è molto più pignolo di me, e si lamenta perché scrivere “morí” invece che “morì” sia considerato errato; è vero che le edizioni Einaudi usano indicare che la i è una vocale acuta, ma il segnaccento generalmente utilizzato è quello grave. Inoltre la Dante Alighieri si occupa dell’italiano come lingua straniera: probabilmente è meglio fare in modo che gli ispanofoni tengano a mente che mentre nella loro lingua tutti i segnaccenti sono acuti (áéíóú) da noi non è così. (Poi possiamo chiederci che tastiera usa Fausto Raso, visto che in quella italiana la i accentata è “ì” e non “í”; sono io che ho la tastiera virtuale US-International e quindi nessuna lettera accentata)
Più grave, invece, vedere come la forma “dette” per il passato remoto del verbo dare non è considerata valida. Il De Mauro riporta “diede o dette”. Il Garzanti riporta “diede o dette”. Insomma, non toglieteci le poche certezze della scuola elementare!
Ultimo aggiornamento: 2009-04-09 10:17
Essendo per stranieri, è davvero un po’ troppo facile. Cioè, se si arriva a sbagliarne troppe ci si deve davvero preoccupare, insomma… :-)
E dire che nella Grammatica di riferimento della lingua italiana per stranieri di Giuseppe Patota, pubblicata proprio dalla Società Dante Alighieri con Le Monnier, appaiono entrambe le forme, con dette semplicemente indicata come meno comune…
Per completare la carrellata di dizionari: Zingarelli, Devoto Oli, Treccani e Sabatini Coletti riportano sia diede che dette, senza preferenze, e gli ultimi due indicano anche la forma antica/poetica diè (con accento grave).
PS La grammatica per stranieri di Patota è veramente ben fatta, la preferisco a molte grammatiche italiane per italiani.
la “i” non è una vocale “acuta”, ma una vocale “stretta”.
Credo che ci siano dei limiti tecnici imposti dalla scarsa esperienza degli sviluppatori che hanno scritto la pagina dei test: probabilmente viene accettata una sola risposta corretta.
Venendo all’argomento principale, i test al livello C2, gli unici a cui ho dato una scorsa, sono davvero troppo semplici, il C2 è il livello di quasi madrelingua, in cui si dovrebbe essere in grado di districarsi tra i trabocchetti linguistici e interpretare correttamente diversi registri letterari e gerghi specializzati. Anche tenendo conto dei pregiudizi del madrelingua, dell’approssimazione e della generale non indicatività dei test online, non mi sembrano appropriati a quel livello (che è quello del Cambridge CPE per l’Inglese o del JLPT Level 1 per il Giapponese, che sono esamoni da 8 ore l’uno).
Mau si domanda quale tastiera uso. Quella “normale”. Per ottenere la “í” acuta (come deve essere, correttamente) ricorro ai “simboli speciali” che si trovano su http://www.tedmontgomery.com/tutorial/ALTchrc.html
In sintesi: la “í” si ottiene tenendo premuto il tasto “alt” e digitando sul tastierino numerico “1 6 1”.
Quindi: alt + 161 = í
A me viene naturale diede, ma credevo anch’io che dette fosse corretto. Nella frase del titolo sta comunque malissimo (deTTe reTTa… brrr).
Quanto agli accenti, io li ho imparati sulla macchina da scrivere. Sospetto che Fausto Raso sia giovane al punto di non averne mai vista una.
PER BARBARA
DETTE è correttissimo!
Quanto agli accenti, checché ne dicano le… tastiere le vocali “i” e “u” hanno SOLO quello acuto (í ú). Si veda, in proposito, ciò che scrive il “fonetista” prof. Luciano CANEPARI.
Sempre per Barbara
Veda questo sito: http://www.achyra.org/matteucci/files/iu.pdf
@Fausto Raso: credo che da queste parti siano tutti concordi: “i” e “u” toniche sono sempre chiuse, mentre la “a” è sempre aperta, e la “e” e la “o” possono essere aperte o chiuse (anche se credo che la o accentata in italiano sia solo con l’accento grave).
Ciò detto, la regola per il segnaccento non è detto che segua la regola per l’accento: facevo l’esempio dello spagnolo, dove la á ha il segnaccento acuto pur essendo aperta. Canepari è un sostenitore della associazione vocale chiusa-segnaccento acuto, ma è in minoranza, e le norme UNI prevedono comunque l’accento grave per “i” e “u”.
Insomma, io non ho capito: si scrive “morì” o “morí”?
@ zar e Fausto Raso: informazioni esaurienti sull’accento grafico in italiano nel
Portale Treccani
SI SCRIVE morí (l’accento DEVE essere acuto).
Uhm, secondo il portale Treccani quindi esistono parole con la ò e altre con la ó: mi chiedo quali siano queste ultime e perché non abbiamo la ó sulla tastiera…
(Ma quindi Einaudi fa tutto al contrario? Scrive perchè invece di perché, per esempio? Roba da matti, poi dicono che la matematica è complicata)
@zar: Einaudi segue la regola “se la vocale è aperta, il segnaccento è grave; se la vocale è chiusa, il segnaccento è acuto”. Però in italiano la o accentata in ultima sillaba è sempre aperta, quindi l’accento acuto non lo si usa.
Quanto a come scrivere, la norma UNI 601567 dice Il segnaccento, nei casi in cui è obbligatorio, è sempre grave sulle vocali: a, i, o, u.. Un grammatico prescrittivista non può più dire null’altro :-)
@.mau.: Le norme UNI sono degli standard dettati unicamente da ragioni pratiche, e pur basandosi su (alcune) regole grammaticali italiane, non ne sono nè un sostituto e neppure un succedaneo. Sono solo delle piccole norme pratiche per permettere ai costruttori di tastiere che simboli mettere, o poco più di questo.
Insomma, non è valido utilizzarle come regola di lingua italiana :-).
Cmq, per tutti: nel tempo l’uso dell’accento è cambiato nella lingua italiana. Le difformità che vedete sono usi effettivamente esistiti e (ai tempi) corretti. Ora vige la semplificazione, che vuol dire diminuire le variabili e le distinzioni tra acuto e grave ;-).
Tra i grammatici di prestigio anche il Gabrielli raccomanda l’uso dell’accento acuto su “i” e “u”, ma riconosce e tollera ampiamente l’uso opposto, avvertendo che è inconsistente con la pronuncia.
Del resto da quando ho fatto le elementari io sono già cambiate svariate regole grammaticali: le lingue evolvono.
@.mau., certezze delle elementari: quando andavo alle elementari io, c’erano TRE aggettivi dimostrativi.
@Fausto Raso: insisto a dire che, su una macchina da scrivere, codesta i accentata non sarebbe stata possibile.
Ho provato a fare alcuni esercizi. Ci vuole la tastiera italiana per farli: geniale, in una pagina web per stranieri.
Sentirmi dire che almeno uno fra riparlare e strafare non e` italiano mi ha sorpresa molto (per la cronaca, li segna sbagliati tutti e due). Voi esperti che ne dite?
@Barbara: a dire il vero, il De Mauro li riporta tutti e due (“se ne riparlerà un’altra volta”; “non cercare di strafare”)