C’è una categoria di post che è più frequente di quella sulla fine dei giornali: parlo dei post sulla fine dei blog. L’ultimo a parlarne è stato Andrea Beggi, che martedì ha spiegato come scrivere un post costi sempre fatica e tempo che dopo un po’ iniziano a farsi sentire e a mancare, che oggidì noi abbiamo già detto (quasi) tutto, se non l’abbiamo detto noi è probabile che tra i millemila altri blog qualcuno abbia già espresso il nostro pensiero, e che ci sono tanti altri strumenti oltre al blog. Fin qui nulla di nuovo. Ma una cosa nuova, anche se non nuovissima, c’è: la colpa di FriendFeed che assorbe le discussioni e drena via commenti dal blog, tarpando l’ego del bloggher.
Innanzitutto un’affermazione del genere implica che il blogocono è davvero piccolo, una specie di piazza virtuale. Non c’è un risultato per la googlata “friendfeed” sugli articoli di www.repubblica.it, ce n’è uno solo (di nientemeno che Elmar Burchia!) su www.corriere.it. Sarà vero che l’Italia segue immediatamente gli USA nel buzz su questo servizio, ma a parlarne sono sempre i soliti noti. Ma questo non è poi così importante per un egocentrico quale io sono. Più divertente leggere appunto che FriendFeed ruba commenti al blog. Sarà che i miei ventun lettori sono da un lato molto affezionati a me e dall’altro dei grafomani, ma non mi sono mai accorto della cosa: su FF i miei post sembrano essere dei lebbrosi da quanto poco sono commentati, o anche solo segnalati, mentre qua sul blog ci sono alcuni temi che hanno il loro bel dibattito, vedi anche il post sull’economia di ieri. (Recensioni e matematica da questo punto di vista appaiono rari nantes in gurgite vasto, ma non si può pretendere troppo dalla vita.)
Insomma, da queste parti siamo tutti dei bastian contrari ;-)
Ultimo aggiornamento: 2009-03-19 08:00
Eheheh anche dalle mie parti: i miei 4 commentatori ci sono sempre, e non sono cambiati ;)
Mi sembra che ci sia una sorta di selezione naturale, i blog che hanno lettori/commentatori e un autore che ha voglia, passione e competenza di scrivere sopravvivono, gli altri prima o poi spariscono.
Io ho chiuso il mio quest’anno, lo usavo per pubblicare i miei disegni. Un po’ perché non mi filava nessuno (zero commenti…), un po’ perché ogni tanto mi linkavano le immagini da siti e forum imbarazzanti senza curarsi del creative commons, un po’ perché dopo l’entusiasmo iniziale postavo sì e no una volta ogni tre mesi, ho lasciato perdere.
Direi che oggi l’ego del blogger viene gratificato di più dai social network tematici, che danno più occasione di generare interesse, traffico e commenti. Nel mio caso non tanto Facebook quindi, che è generalista, ma Deviantart.
So Long As It’s Black
C’era un tempo in cui gli uomini erano uomini e usavano lo stesso strumento per segare le ossa e tagliare gli alberi.
Poi le cose si sono evolute, e adesso ci sono le seghe a motore per chirurghi e quelle per taglialegna; e non credo si debba rimpiangere i bei tempi andati.
Ciascuno di noi ha esigenze diverse, sia dal punto di vista dell’apprendere che dell’esprimersi.
Io proprio non riesco a scrivere nulla su FF (l’ho fatto una sola volta, ieri ;-) perché lo strumento non risponde alle mie esigenze espressive. E non è che abbia sempre avuto la necessità di scrivere pipponi: ci sono centinaia o forse migliaia di miei post monoriga o monoparola su IAT, per dire. Ma oggi mi sento così: didascalico; e mi piace leggere i pipponi di chi racconta, diffusamente, il mondo della scuola, i problemi dei bailouts o anche, perché no? le curiosità della matematica.
Di contro c’è chi si trova nella fase in cui vuole leggere e/o scrivere mororighe, e costoro certo troveranno il blog superato, come strumento, e si rivolgeranno altrove.
Intendiamoci: non è che la sega da chirurgo sia più nobile di quella da boscaiolo; e così ho il massimo rispetto per chi cazzeggia su FB, FF, XYZ etc etc., non foss’altro perché l’ho fatto a lungo anch’io. Ma quando mi vengono a dire che la vita in rete si sposterà su FF, beh, mi sento come un boscaiolo al quale un consulente di Accenture dicesse che da quel momento in poi dovrà usare la sega da sterno per buttar giù una quercia.
Personalmente preferisco i blog che seguono una propria linea editoriale, restando fedeli alle scelte fatte all’inizio, senza farsi distrarre troppo dai contenuti del feedback o dei commenti o dal loro numero, perché l’audience cerca sempre l’audience e va dove ne trova di più. Ma un blog lo si fa per dare e non per prendere, anche se un buon feedback aiuta a mantenere vivo l’entusiasmo.
@Piero: un semplice sillogismo mostra che tu non dovresti apprezzare queste notiziole, che non hanno mai avuto una linea editoriale e che in sette anni e mezzo sono completamente cambiate come “scelte editoriali” :-P
mau, è vero. I sillogismi sono gabbie logiche che procedono per deduzione senza tener conto di ragionamenti che procedono per induzione e che mi portano a dire che probabilmente cambiare completamente è la tua linea editoriale.