giornalismo

Promuovo questa tumblata a un post vero e proprio, perché l’argomento mi pare meriti più di una singola frasetta.
La domanda iniziale di Gaspar Torriero è «esiste uno scenario in cui si potrebbe fare a meno del giornalismo? Per esempio, se tutti gli atti del tuo comune fossero su internet, se ogni consigliere avesse un suo blog su internet, se le sedute fossero diponibili live su internet, e se ogni cittadino potesse accedervi via internet, sentiresti ancora bisogno del reporter che segue i consigli comunali?»; e la mia risposta è un convinto «sì».
La ragione è molto banale: nessuno di noi ha la possibilità di seguire tutto fino all’ultima parola, e quindi abbiamo un bisogno estremo di qualcuno che sintetizzi le cose bene e di cui ci possiamo fidare. Nello scenario di cui sopra, potrei andare a campionare ogni tantole sorgenti su quanto sta capitando, per stabilire se il giornalista sta facendo un resoconto corretto; ma una volta che ho stabilito che fa bene il suo lavoro, lo seguirei. E pagherei anche per seguire qualcuno, esattamente come oggi pago il giornale. Naturalmente, da buon bauscia importato, io pago e pretendo: e quindi un giornalista del futuro dovrà essere molto meglio di quelli che ci propinano aggratis la maggior parte delle notizie online oggi, con un livello di qualità tale che potrei farlo molto meglio io che da giornalista non ho mai studiato. Ma mi sa che sarà sempre più difficile trovare appunto del giornalismo di qualità; non necessariamente per colpa dei giornalisti, ma semplicemente perché anche loro saranno costretti a fare troppe cose in troppo poco tempo :-(

Ultimo aggiornamento: 2009-03-16 14:52

10 pensieri su “giornalismo

  1. mestesso

    Manca un punto fondamentale (nel post cui fai riferimento).
    L’informazione non è (solo) scegliere, riassumere e pubblicare un dato fattuale ma è anche la sua interpretazione. E’ impossibile scindere l’una dall’altra!
    La sola funzione di filtro, intesa come tipo di informazione da dare in mezzo al mare di informazione disponibile, è già una forma di interpretazione della realtà che viene data insieme alla informazione stessa.
    Visto che i 21 lettori di .mau. sono più adusi al Principio di Indeterminazione, potete vedere questa caratteristica come una forma inevitabile di perturbazione che rende un qualsiasi evento (“la notizia”) non conoscibile con esattezza assoluta.
    Quando voi leggete un sito, comprate un giornale od una rivista, voi non comprate solo l’informazione stessa, ma anche l’interpretazione od elaborazione che vi fornisce il giornalista e la testata stessa, che vi piaccia oppure no.
    Da tutto questo ne segue che Non esiste l’informazione “vera” o “corretta”, non fosse altro perché è impossibile conoscere con esattezza la “verità”.
    Questo non signfica che il giornalista sia libero di distorcere la realtà: significa essere liberi di interpretarla come si vuole. L’unica cosa richiesta è rendere facile al lettore la discriminazione tra il dato effettuale e la sua interpretazione.
    Il Giornalista *deve* dare una interpretazione dei fatti. E’ scritto nel suo codice deontologico. Altrimenti non fa il giornalista, fa il copia ed incolla dell’Ansa. E’ un altro tipo di lavoro.
    Io leggo .mau., giusto per essere chiari, non perché pensi che .mau. sia corretto in termini assoluti ma perché so che ha una visione vicina alla mia. E mi separa bene il dato dalla sua interpretazione. Così io mantengo la mia visione, ma imparo qualcosa.
    L’informazione corretta è un falso mito, così come è un falso mito il post di Gaspar Torriero. Il suo post non è sul giornalismo, ma sulla trasparenza della ammistrazione pubblica. Io direi che ha sbagliato proprio il soggetto.
    Ma mi sa che sarà sempre più difficile trovare appunto del giornalismo di qualità; non necessariamente per colpa dei giornalisti, ma semplicemente perché anche loro saranno costretti a fare troppe cose in troppo poco tempo :-(
    Sulla qualità, il fattore tempo certo è importante. Ma conta ancora di più il modello di business. Quante persone sarebbero disposte a pagare X per un sito internet di news? Oggi come oggi, molto poche.

  2. .mau.

    @mestesso: è vero che mi sono dimenticato di aggiungere quel punto, ma non lo ritengo affatto preoccupante.
    Concordo che non esiste una notizia pura, ma solo una notizia interpretata, per quanto si possa stare attenti a separare i fatti dalle opinioni. Però io parto dal principio che un giornalista onesto, per quanto parziale sia, lo sia in una maniera coerente e verificabile. Detto in altro modo: i miei ventun lettori immagino sappiano bene quali siano le mie idee politiche, almeno a grandi linee. Quindi sanno che io parlerò di certe cose piuttosto che di altre, e che nelle cose di cui parlerò avrò un certo taglio piuttosto che un altro. Ma questo non significa che uno lontano dalle mie idee non mi possa leggere: semplicemente farà la tara e metterà le cose che io dico nella sua prospettiva. D’altra parte, se qualcuno dice quello che avrei detto io, mi basta mettere un link al suo pezzo, no?
    Per quanto riguarda il modello di business, boh. In questi anni il modello di business della carta stampata è stato drogato dalla pubblicità; e la pubblicità online non funziona praticamente mai, soprattutto quando è troppo invasiva. Non è detto che ci possano essere altri modelli “notizie premium più pubblicità più offerte speciali” che funzionino meglio col digitale.

  3. Gaspar

    Mi permetto una precisazione, che il mio post forse non è stato sufficientemente chiaro e me ne scuso. Di bravi giornalisti io ne conosco tantissimi, e sono pienamente consapevole del loro “valore aggiunto” nel riportare una notizia. Anche quando, o soprattutto quando, dichiarano apertamente una opinione di parte.
    Ma qui il punto è un altro: mettiamo, come sembra sempre più probabile, che nessuno sia più disposto a pagarlo (io sono disposto, ma lui non ci campa, ha bisogno dei grandi numeri), e mettiamo che il giornalismo come mestiere scompaia dalla faccia della terra. Ecco, in questo caso, che succede? crolla tutto o internet può essere una soluzione? Questa era la mia domanda.

  4. mestesso

    Detto in altro modo: i miei ventun lettori immagino sappiano bene quali siano le mie idee politiche, almeno a grandi linee.
    Sbagliato, ma in bene: nei tuoi post si capisce a priori la distinzione tra fatto ed interpretazione. Almeno nella maggior parte delle volte ;-). Indipendentemente dalle tue convinzioni…
    Però io parto dal principio che un giornalista onesto, per quanto parziale sia, lo sia in una maniera coerente e verificabile.
    Stai dicendo quello che ho detto io con altre parole ;-). Rileggi il capoverso che contiene .mau.. Non ti senti giornalista inside :-)? Guarda che mica bisogna essere iscritti all’ordine :-)!
    In questi anni il modello di business della carta stampata è stato drogato dalla pubblicità;
    Fino a venti anni fa circa era possibile fare un giornale che vivesse solo sulle copie vendute. Ora, se esisti (non dico guadagnare cifre folli, ho detto *esistere*) devi fare un buon quantitativo di pubblicità. Guarda il Manifesto ;-). Non è una droga, è il *pane quotidiano*. Di una droga ne fai a meno, magari soffrendo, ma ce la fai. Senza pane non vivi.
    e la pubblicità online non funziona praticamente mai
    Huh? Guarda che corriere.it, repubblica.it etc sono esempi proprio del contrario! Se esistono è perché fanno abbastanza soldi con la pubblicità. Il loro mandato è forte e chiaro: indipendenza finanziaria. La frase corretta è “se hai abbastanza traffico sei OK, altrimenti…”.

  5. .mau.

    @gaspar: tu pensi che la gente non compri i giornali perché si abbevera alla fonte dell’internette? Io no, a meno che non vada a cercare donne (più o meno nude) motori e notizie sul Grande Fratello.
    @mestesso: io al limite mi sento un divulgatore e uno di quelli che parlano a chi sta ad ascoltarli, stile Hyde Park. Il mio non è giornalismo, non vado a cercare la notizia. Ho messo me come esempio (a) perché sono egocentrico e (b) perché è quello che conosco meglio.
    Quanto ai quotidiani, la pubblicità li ha gonfiati a dismisura, tranne appunto il Manifesto. Quali sono i ricavi della pubblicità on line? il NYT può permettersi di fare 175M$, mi pare di avere letto oggi; ma corriere e repubblica sono a ordini di grandezza in meno, e lo si vede dalla qualità delle notizie che riportano (quando non sono ossi presi dal giornale cartaceo)

  6. mestesso

    Il mio non è giornalismo, non vado a cercare la notizia
    Non è un tratto qualificante del giornalista. Un giornalista si distingue da un altro da cosa e come racconta le cose ;-).
    il NYT può permettersi di fare 175M$, mi pare di avere letto oggi; ma corriere e repubblica sono a ordini di grandezza in meno, e lo si vede dalla qualità delle notizie che riportano
    Quindi secondo te fatturato e qualità vanno a braccetto? Mmmh, che dire di fogli tipo The Sun, oppure Gente in Italia, che da trenta e passa anni sono pubblicazioni di successo che non sentono crisi? E soprattutto, le dimensioni relative: in Italia Corriere e Repubblica sono le testate più vendute (=fatturati relativamente più alti) esattamente come lo NYT è uno dei più grandi giornali USA. Dove sta la differenza, scusami?
    NYT si rivolge ad un tipo di pubblica che premia un certo tipo di pubblicazione. Corriere e Repubblica hanno semplicemente un altro tipo di pubblico ;-). E’ tutto qui, credimi. So che può sembrare incredibile, ma sono i lettori che scelgono che giornale avere, e non le redazioni. Almeno nel lungo periodo. Con buona pace di crede il contrario.

  7. .mau.

    @mestesso: una persona si distingue da un’altra da cosa e come racconta le cose. Ci sono centinaia di migliaia di italiani che sanno raccontare le cose :-)
    Quanto ai giornali online, credo semplicemente che da noi nessuno abbia mai pensato che abbiano una sia pur minima dignità, tutto qua.

  8. mestesso

    Eh, magari una persona si distinguesse da un altra dal modo di raccontare le cose! Del resto implicitamente lo dici anche tu: “ci sono centinaia di migliaia di persone che sanno raccontare le cose”.
    Devo quindi concludere che gli altri 50 milioni di italiani non sono persone? Non credo, semplicemente *non* si distinguono le une dalle altre (dal modo di raccontare). Snobismo culturale?
    Chiunque sappia raccontare qualcosa è un giornalista. Del presente, del futuro o del passato. Forse perché sono un fan di Marquez…

  9. .mau.

    @mestesso: “saper raccontare le cose” non è una caratteristica necessaria in una persona, né più né meno che “saper riparare un tubo che perde”. Non vedo nessuno snobismo, non è che una persona sia migliore di un’altra perché sa raccontare le cose… anche se in Italia sembra che tutti abbiano un libro nel cassetto!

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