Quest’estate il prezzo del gasolio per autotrazione aveva eguagliato quello della benzina. Ieri sono passato davanti a un distributore vicino casa che indicava gasolio a 0,986 euro e benzina a 1,129, con un divario del 15% circa.
Comincio a chiedermi se col variare del prezzo del greggio cambia anche la proporzione dei vari idrocarburi… (Sì, in fase di raffinazione si può fare qualcosa, ma non a questi livelli)
Ultimo aggiornamento: 2009-03-09 08:00
Non è che scaricavano una parte maggiore dell’aumento del greggio sul diesel per evitare di raggiungere prezzi esagerati della benzina?
Comincio a chiedermi se col variare del prezzo del greggio cambia anche la proporzione dei vari idrocarburi
Risposta corta: sì. Rispondo da ex-chimico, specializzato in petrolchimica :-).
Risposta lunga: il costo industriale di un idrocarburo (senza quindi l’effetto del mercato che incide parecchio sul prezzo finale) è funzione di tre elementi: 1) il costo di estrazione 2) il costo di raffinazione 3) l’abbondanza relativa della frazione ricercata sul totale.
1) è ovvia, e non la discuto qui. 2) è *molto* variabile da petrolio a petrolio. Il petrolio siberiano ad esempio praticamente non si raffina: è quasi limpido all’estrazione, non nero come è nella conografia classica. Il colore nero deriva dalle frazioni più pesanti (note come nafta, oli pesanti e bitumi). Quello americano invece è ricco di frazioni pesanti. Se un petrolio è molto (geologicamente) vecchio, è poco frazionabile, e meno costoso da raffinare.
3) è conseguenza di quanto detto prima: l’abbondanza relativa di una frazione influisce molto sul prezzo finale. Non mi addentro sul processo di raffinazione, se qualcuno vuole sono in grado di spiegare ad un buon livello di dettaglio il processo, cmq è assolutamente normale che tanto più leggera è la frazione, tanto più il costo industriale aumenti.
L’entità della variazione tuttavia è bassa comparata ad altri fattori, in primis i costi di distribuzione. Quello che vedi tu alla pompa, è essenzialmente il frutto della (scarsa) efficienza della rete distributiva italiana, che privilegia il prodotto meno venduto versus quello più in auge.
Per vedere un mercato più efficiente vicino al modello industriale, consiglio di vedere il prezzo degl idrocarburi in Francia. Non ho link disponibili, ma so per analisi di mercato che è quello più “fair” in europa occidentale.
Aggiungo una cosa a quanto detto (benissimo) prima: in raffineria è pressoché possibile trasformare un idrocarburo in qualsiasi altro. Ad esempio, col cracking trasformi olii e gasolio in benzina mentre col reforming fai il contrario. Queste trasformazioni però hanno un costo, percui vengono fatte solo quando il mercato le rende convenienti. La proporzione tra idrocarburi che si ha in partenza e che dipende dalla qualità del greggio in entrata dalla raffineria, può quindi essere fortemente modificata.
@mestesso, fabio: nonostante io sia un matematico, so bene che le percentuali dei diversi idrocarburi derivanti dalla raffinazione del petrolio non sono fisse, ma possono variare. Quello che nessuno dice è quanto possono variare e con che costo relativo. Insomma, non credo che un differenziale del 15% (del costo alla pompa, quindi ancora di più rispetto al costo industriale, perché è vero che l’Iva è in percentuale ma le accise no) in più l’anno scorso e in meno quest’anno abbia chissà quale correlazione con la differenza di costi di raffinazione per ottenere chessò più o meno diesel.
@.mau.: per il quanto, ripeto, guarda il mercato francese.
Cmq, a parità di condizioni, mi aspetto un differenziale
sigh, minore del 3 per cento…uffa sti tag
usa & le; (≤ se non si vede) e via, no?