Lo si è capito: Berlusconi sta invecchiando – anche se lui vivrà fino a 120 anni – e sta pensando al suo futuro: quindi la Costituzione s’ha da rifare tutta come piace a lui.
Anche sabato ha reiterato la dose, spiegando che la Costituzione è «una legge fatta molti anni fa sotto l’influsso di una fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come un modello». Le stesse parole sono riportate dal Giornale, posso immaginare che sia proprio quello che ha detto. Poi si può immaginare che domenica ha detto di essere stato frainteso: ormai lo conosciamo tutti, le cose che escono dal cuore sono sempre le prime.
Cosa possiamo evincere da questa semplice frase? Un sacco di cose. Innanzitutto, il nostro PresConsMin è un integralista. Io non riuscirei a dire che per definizione tutto quello scritto nella costituzione sovietica (non “russa”) sia sbagliato a priori. Chessò, l’articolo 21 dice che “I membri del parlamento rappresentano la nazione tutta. Non devono seguire altro che la loro coscienza e non sono legati a vincoli esterni”… ehm, forse ho fatto l’esempio sbagliato. Proviamo con l’articolo 14: “le leggi federali sono messe in esecuzione dalle autorità statali, a meno che esse non definiscano altrimenti”. Converrete che non c’è nulla di male. Ecco, per Lui invece sì. Non ci può essere nulla di buono: d’altra parte noi italiani siamo esperti e possiamo anche lavorare autarchicamente, vedi Lorenzago.
In secondo luogo, il nostro PresConsMin (forse) non sa oppure (con maggiore probabilità) fa finta di non sapere che dei 556 Costituenti i comunisti erano 104. I 115 socialisti erano divisi sulla vicinanza all’URSS, tanto che subito dopo ci fu la scissione di Saragat. Insomma, una minoranza nemmeno troppo ampia, che avrebbe intortato a tal punto Einaudi, La Pira, De Gasperi per far sì che uscisse fuori una costituzione in stile sovietico? Dai, di battute ce ne hai fatte di migliori. Sfòrzati un po’.
Ciò detto, non è che tutto questo sia poi così importante: è comodo per fare le battutine, ma porta lontano dal vero problema dell’esternazione del PresConsMin: che cioè sia naturale che Lui (con i suoi yesmen, ma fondamentalmente Lui) possa per grazia di Dio e volontà della Nazione riscrivere la Costituzione, esattamente come le linee guida aziendali che da noi si rifanno daccapo più o meno ogni anno o due.
Intendiamoci: non sono della scuola che dice che la Costituzione sia intoccabile, anche se con gli anni ho capito che entrambe le Grandi Modifiche votate con referendum (uno passato, l’altro no) sono state più che altro una iattura. Il mio è un approccio matematico: la Costituzione è l’insieme degli assiomi da cui poi discendono le leggi, e scrivere articoli come il 117 è molto peggio che infilare il postulato delle parallele nella geometria euclidea. Se insomma la si dovesse riscrivere potrei anche accettare la cosa in linea di principio. Però su un principio credo non si possa transigere: la Costituzione non è una semplice legge a maggioranza. La Costituente del 1946 è stata eletta col proporzionale, ed è giusto ne facessero parte i trenta qualunquisti, i sedici monarchici e finanche il rappresentante del Partito dei Contadini (!), perché quello che serviva era il concorso delle idee di tutti. Anche dei bolscevichi, sì. L’altra cosa che poi occorre è la volontà di fare un lavoro lontano dagli interessi di parte e pensato al futuro, come è stato fatto nel 1946. Ci sono stati tanti compromessi, molte cose sono state demandate a un tempo più o meno futuro (presente l’articolo 40? credo che fino al 1970 non ci sia stata una legge che regolamentasse il diritto allo sciopero, pur previsto dalla Costituzione), ma l’impianto c’era. Ora no: per Berlusconi bisogna fare tutto subito, senza nessuno che rompa i marroni, e naturalmente secondo i Suoi dettami. Solo che magari tra una quindicina d’anni Silvio non ci sarà più, ma la Costituzione resta; ed è di quello che mi preoccupo.
Ultimo aggiornamento: 2009-02-09 07:00
Beh, se non fosse per la citazione riguardante il tuo approccio matematico sarebbe un post perfetto sul blog di Leonardo.
In linea di principio sono pienamente d’accordo col tuo articolo, però vorrei farti notare che sei un portasfiga!!! Ancora quindici anni ci dobbiamo sopportare lo psiconano?
(Ok, ok, se cassi questo commento lo capirò, non sia mai che ti oscurino il sito :D)
@gf: la mia prosa non è degna di Leo – anche se in matematica sono più bravo di lui :-)
Ovviamente condivido tutto quello che hai scritto.
Tuttavia quello che più mi ha colpito in questa vicenda è la totale assenza di voci dissonanti nel governo (tranne un timido: “io vorrei votare contro..” della Prestigiacomo, subito ricondotta all’ordine da SB) e nel centrodx in generale.
Apis: Quindi tu hai sentito delle voci dissonanti (a parte un po’ di svogliato token effort) nel Partito Democratico?
vb: non così dissonanti come le avrei volute, ma bisogna distinguere di cosa parliamo.
Io non mi riferivo al caso di Eluna Englaro di per sè, ma alla questione della decretazione d’urgenza applicata ad un caso particolare già deciso dalla Cassazione e in presenza di un chiaro segnale da parte del capo dello Stato che non avrebbe firmato il decreto.
Sul caso EE di per sè invece, mi pare che la situazione sia veramente desolante
> la Costituzione è l’insieme degli assiomi da cui poi discendono le leggi,
Mhhh… Il parallelo matematico non mi convince[1].
Se fosse vero, le leggi dovrebbero essere dedudicibili dalla Costituzione.
Credo che la Costituzione sia più un sistema di vincoli di partenza, a cui poi si aggiungono quelli attuali, derivanti anche da fattori esterni[2].
E trovare una buona legge è equivalente al problema di trovare dei valori che rispettino tutti i vincoli (Costituzione+necessità attuali).
Con la conseguenza che quando il problema risulta insolubile, o si decide che ci sono stati degli errori nell’acquisizione dei dati [attuali|reali], o si desume che i vincoli iniziali siano inadatti e si devono quindi [rilassare|modificare|eliminare].
[1] Eh, lo so, vado nel fancazzismo più puro…
[2] Si può scrivere finché si vuole che “la Repubblica promuove…”, ma se non ci sono i mezzi, resterà sempre lettera morta.
L’articolo 21 che citi è invero molto simile all’articolo 41 dello Statuto Albertino che recita testualmente: “I Deputati rappresentano la Nazione in generale, e non le sole provincie in cui furono eletti“. Credo sia una norma introdotta genericamente per limitare la frammentazione della rappresentanza parlamentare.
Un terribile refuso
bisogna stare attenti alle citazioni.