Un altro passo verso lo stato di Polizia

Il Senato ha approvato il cosiddetto “pacchetto sicurezza” (ma cos’è, la sicurezza si compra al supermercato come la farina?), che adesso passa all’esame della Camera. Seguendo le sue nobili tradizioni delatorie, la Lega è riuscita a far passare l’emendamento che cancella la norma secondo cui il medico non doveva denunciare eventuali clandestini che si fossero sottoposti a cure mediche: è vero che non c’è l’obbligo e sono certo che la maggior parte dei medici non si sognerà comunque di fare una cosa del genere, ma la probabilità che un clandestino portatore di qualche malattia infettiva possa venire convinto a farsi visitare sarà nulla. Non riescio poi nemmeno a parlare delle ronde padane, pardon “della collaborazione di associazioni tra cittadini”, muniti solo di nodosi bastoni da passeggio visto che non possono girare armate.
Vorrei spendere però qualcosa in più sull'”emendamento Facebook”, presentato dal senatore Gianpiero D’Alia. Innanzitutto D’Alia è riuscito a compiere un’operazione che molti ritenevano impossibile: far sì che il governo correggesse un testo dal punto di vista legale. Il suo testo originale lasciava infatti piena discrezionalità al ministero dell’interno di decretare il filtraggio di un sito che facesse «attività di apologia o di incitamento di associazioni criminose in generale, di associazioni mafiose, di associazioni eversive e terroristiche, ovvero ancora attività di apologia o di incitamento della violenza in genere e della violenza sessuale, della discriminazione o dell’odio etnico, nazionale, razziale o religioso». Detto in altro modo, se io avessi scritto “terroni di merda”, Maroni avrebbe potuto farmi oscurare queste notiziole senza chiedere niente a nessuno. Noticina: il senatore D’Alia afferma nella sua scheda biografica di essere avvocato cassazionalista. Complimenti per gli studi di giurisprudenza.
L’emendamento approvato è ora formalmente corretto, nel senso che è il magistrato che deve far partire l’azione che verrà poi fatta eseguire dal ministro; e infatti l’articolo ora afferma «Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali,», cioè si deve prima aprire un fascicolo di inchiesta e solo dopo procedere al filtraggio. Ma anche se dal punto di vista legale il testo non fa più troppa acqua (anche se Enzo Fogliani continua a trovarci molte magagne – ma in fin dei conti io non sono un avvocato, ho solo qualche conoscenza assolutamente di base – resta sempre il piccolo problema che tecnicamente tutto questo non funziona come il legislatore crede. Mi spiego con un altro esempio. Immaginiamo che qualcuno crei su Facebook il quarantaduesimo gruppo “Uccidiamo Silvio Berlusconi”, e per puro caso qualcuno lo noti e sporga denuncia contro ignoti per apologia di omicidio. Il fascicolo finisce all’unica toga non rossa d’Italia, che avvisa subito il ministero dell’Interno, il quale fa a sua volta partire Escopost; entro 24 ore tutto Facebook dovrà essere oscurato. Non che io personalmente mi preoccupi di FacciaLibro; ma questo è il terzo passo verso la censura ufficiale, dopo il blocco dei siti di scommesse che non passano per i canali ufficiali e siti pedopornografici. Notate che in nessun caso si dice “andiamo a cercare i colpevoli”, che è quello che una persona naif penserebbe sia la cosa da farsi. No, si blocca tutto, e soprattutto si fa in modo che la gente si convinca che quello sia il modo corretto di fare, così ci si può preparare a censurare tutto senza che nessuno possa protestare, Niemöller docet. (Per la cronaca, il secondo passo è stato fatto dal governo Prodi II, giusto per rilevare che questo non è un comportamento limitato al centrodestra: ma credo che i miei ventun lettori lo sapessero già)
Insomma, potremo finalmente evitare di citare la Cina e censurare tutto da soli autarchicamente. Volete mettere, in questi tempi di crisi?
Aggiornamento: (22:00) Marco d’Itri mi segnala che questo è stato il quarto passo, visto che ci sono anche i siti produttori di sigarette, di cui avevo anche scritto.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-07 10:31

6 pensieri su “Un altro passo verso lo stato di Polizia

  1. Alessandro

    “la probabilità che un clandestino portatore di qualche malattia infettiva possa venire convinto a farsi visitare sarà nulla”
    Infatti e’ la prima cosa cui ho pensato.
    E’ chiaro che il medico ha obbligo di segnalazione per ogni possibile focolaio epidemico, questo e’ sempre esistito e la logica e’ evidente.
    Pero’ con questa “voce”, amplificata certamente e distorta dal passaparola, mi chiedo in quanti, magari con una bella polmonite, preferiranno nascondersi sperando di guarire da soli e passando poco piacevolmente all’altro mondo.
    Per quello che riguarda la sicurezza comune… Facciamo l’esempio della TBC. L’obbligo di segnalazione c’era anche prima. Ora pero’ si propaghera’ appunto l’idea “qualsiasi visita medica = schedatura”. Quindi addio anche al rischio epidemiologico. Che sia un’idea fondata o meno e’ irrilevante, il messaggio distorto passera’ e buonanotte.
    Sicurezza? Gia’ il concetto di immunita’ di gregge era a rischio perche’ il gregge non e’ piu’ omogeneo. Gia’ siamo dovuti tornare a forme piu’ aggressive di vaccini. Tra poco sara’ un rischio prendere persino l’autobus. Vien da chiedere ai legislatori: “ma ne siete proprio sicuri?”

  2. Giuseppe

    C’è anche da aggiungere che secondo l’interpretazione del leghista l’altra sera a Otto e Mezzo – a cui non ho sentito obiezioni di sorta – essendo scomparso il divieto di denuncia ed essendo stato introdotto il reato di clandestinità, il medico diventa effettivamente tenuto alla denuncia, cioè, è una scelta che non lascia scelta: il medico è infatti un pubblico ufficiale testimone di un reato. Se non denuncia, commette un reato a sua volta.

  3. .mau.

    @Giuseppe: non vedo però perché mai un medico dovrebbe avere l’obbligo di chiedere i documenti a una persona.

  4. vb

    In realtà, il testo non dice che tu puoi censurare tutto Facebook per eliminare un gruppo: dice che sono cacchi dei provider trovare gli “strumenti appositi” per applicare la censura così come disposta dal magistrato. Quindi se il magistrato dispone di censurare solo le pagine in cui compare quel gruppo, distinguibili solo dall’URL e in realtà nemmeno tutte (es. i risultati delle ricerche…), il provider deve censurare solo quelle; poi come fare a farlo in pratica è un esercizio lasciato all’Internet provider.
    Naturalmente il regolamento attuativo e tecnico potrebbe però poi concludere che “tecnicamente” si censura l’intero sito: ecco, un oscuramento dell’intero Facebook è probabilmente l’unica cosa che potrebbe provocare una rivoluzione in Italia.

  5. .mau.

    @vb: tu sei capace a trovare un modo tecnico per oscurare un singolo gruppo facebook in maniera automatica? (non vale leggere i pacchetti IP, e anche se così fosse ti lascio immaginare i problemi tecnici quando la lista dei nomi supera una certa dimensione)

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