A otto anni dalla nascita di quello che al tempo era un progetto ausiliario per la creazione di un’enciclopedia “classica”, Wikipedia è ormai una realtà incontrovertibile. Io non sono uno dei primissimi contributori dell’enciclopedia – avevo provato a vedere l’edizione in inglese subito dopo che era stata lanciata, ma non ero in grado di dare un contributo utile in un buon inglese, quindi lasciai perdere e non entrai nel primo nucleo di pionieri della versione in lingua italiana. Però ho comunque una certa qual anzianità: ho iniziato a contribuire nel luglio 2004, subito dopo le grandi diatribe sulla scelta di inserire tutti i comuni italiani e passare così da meno di 15000 a più di 22000 voci. Ho perciò visto buona parte dell’evoluzione dell’enciclopedia e credo di poter dire qualcosa al riguardo. Ho pensato così di raccontare qualcosa da un punto di vista un po’ mio e un po’ – se ci riesco – di una persona che Wikipedia la usa, vorrebbe magari saperne di più, ma non è per nulla interessato a sapere come funziona tecnicamente. Mi concentrerò sull’edizione in lingua italiana (it.wiki, per gli amici) che poi è quella che interessa maggiormente noi italiofoni, anche se confesso che a volte vado a consultare quella in lingua inglese, perché in certi casi la versione italiana non è ancora così completa.
Il testo che troverete in questi giorni sul blog è nato dopo uno scambio di email con Fabio Metitieri, e con l’aiuto di Gianluigi Gamba, Mario Benvenuti e Frieda Brioschi; spero sia superfluo aggiungere che tutto quello che scriverò è a titolo puramente personale e non ha nulla di ufficiale.
Lo trovate anche sul mio sito.
Ultimo aggiornamento: 2009-01-20 07:00
Una delle cose più belle di wikipedia, secondo me, è la facilità di accesso alle versioni esistenti nelle varie lingue della voce a cui si è interessati. A volte la più completa non è quella che ci si aspetta, più spesso in una qualche lingua “minore” si trovano dettagli assenti nelle versioni italiana e inglese.
E’ verissimo.
Mi ricordo che una volta sono andato a cercare qualcosa su un tizio polacco: in italiano c’era giusto uno “stub”, mentre in Wiki inglese c’era già una bella voce di mezza pagina. Per curiosità sono andato a vedere sulla Wiki polacca, e sono stato sommerso di parole e di fotografie.
Oddio, conoscendo il polacco al pari del birmano, ho sofferto un po’, e ho pensato proprio che forse il passo successivo potrebbe essere quello di avere le “versioni nazionali” in lingua internazionale (inglese), ma ho l’impressione che poi la cosa si complichi un po’ troppo.
Ma forse no.
Wikipedia è una grande risorsa con grandi difetti. Per fortuna che c’è, però è davvero inspiegabile come alcuni di questi difetti – la resistenza ad eliminare il contenuto diffamante, un frequente bias politico di sinistra, l’impossibilità di individuare gli autori in modo che si assumano la responsabilità civile e penale di ciò che scrivono, i meccanismi per cui certe pagine sono ostaggio di ragazzini che revertono immediatamente le modifiche altrui, o il fatto che un esperto di subacquea e uno di storia antica vengano a contestare a me esperto di Internet se la mia voce storica su it.arti.cartoni è enciclopedica – vengano testardamente conservati.
Wikipedia si basa sugli errori di prospettiva tipici di Internet: che la verità si decida a maggioranza, che la popolarità sia un indice di qualità, che il “social network” che ti permette di chiamare gli amici a sostenere il tuo punto di vista debba prevalere sulla competenza. Per fortuna spesso non è così, ma continuo a trovare assurdo che non si evolva verso un modello in parte meno anonimo e più tradizionale, come se i 250 anni spesi dalla collettività per individuare i criteri migliori con cui gestire una enciclopedia fossero da tirare nel cesso tutti indistintamente.
@vb: Le pagine che ho letto finora spesso fornivano riferimenti controllabili, e in genere erano un buon punto di partenza (ammetto però di non avere alcun interesse per it.arti.cartoni). Le mele marce ci sono sempre, ma temo che questo sia vero anche per le enciclopedie tradizionali.
Per il resto, mi suoni un tantino nervoso ;-). Devi averci investito davvero tanto tempo. Approfitto per ringraziare tutti quelli che su wikipedia ci scrivono, io non lo farei mai (troppa fatica).
@piotr: secondo me wikipedia è un buon motivo per imparare un’altra lingua, ma d’altra parte a me imparare lingue nuove (male e con accento orrendo) è piaciuto fin da bambina.
bene bene, mi piace leggere le storie, anche quella di Wikipedia. Che è migliorata, devo dire, da un po’ di tempo trovo un po’ meno strafalcioni (specie in italiano, ma anche in inglese non mancano eh).
Purtroppo non è così: non ci ho investito “tanto” tempo (in tutto saranno state due o tre giornate, anche se il tempo medio di investimento è di mezz’oretta). Il problema è che la frazione di tempo che è andata sprecata tra discussioni, testo poi cancellato da altri, voci intere messe in cancellazione con necessità di passare il tempo a montare campagne d’opinione per non farsele cancellare, ricerche di fonti per dimostrare che 2+2=4 e togliere i “citazione necessaria” messi a tappeto(*), e così via, è stata tipo i due terzi del totale…
In sostanza, il rischio è che Wikipedia diventi l’enciclopedia scritta da “quelli che pensano di saperne ma non sanno poi veramente” perché i veri esperti non si mettono certo a perder tempo a litigare con i net-kook e i ragazzini per difendere ciò che hanno scritto… insomma, per quel poco che ho visto, il meccanismo di editing “piatto”, specie se su voci un po’ visibili, finisce per scoraggiare gli esperti e premiare chi ha tanto tempo per cazzeggiare. Paradossalmente va meglio con le voci sufficientemente astruse da far sì che a nessuno venga in mente di metterci mano, se non ai superesperti…
(*) Una volta uno aveva riempito l’intera voce “Torino FC” di “citazione necessaria” a mazzi, decine e decine, solo perché il calcio gli stava antipatico e voleva aggrapparsi a qualsiasi cosa per contestare la voce! Ho dovuto passare un’ora abbondante della mia vita a toglierli: ma perché? Avessi 15 anni ci starei, ma un adulto con impegni professionali come fa?
@vb: quello che tu sembri proporre è un’organizzazione di tipo tecnocratico, tipologia organizzativa che però presuppone sempre che ci sia qualcuno che a sua volta decida chi sia competente e chi no e se questo qualcuno è un individuo o gruppo ristretto di individui in genere poi tende a farsi influenzare da legami consociativi nella sua decisione. Wikipedia ha proposto un modello diverso basato sul consenso comunitario che ha ovviamente pregi e difetti ma nel complesso ha avuto certamente successo.
Il comprensibile disagio che tu provi nel sentire mettere in dubbio quanto scrivi da un incompetente è certamente lo stesso di un Nobel per l’economia che diventa ministro e si trova a doversi sentire attaccato da avversari politici che non ci capiscono nulla di finanza ma dispongono di ottime capacità dialettiche. La soluzione è capire che in un contesto democratico la competenza non è sufficiente se non sei in grado di difenderla adeguatamente. Anche per questo su Wikipedia sono nati i progetti, ovvero raggruppamenti di contributori esperti di un certo ambito che possano fornire il loro supporto per dirimere questioni che richiedano competenze tecniche.
Purtroppo questa discussione si sta un po’ sfaldando tra i vari post che il nostro anfitrione ci ha preparato prima delle vacanze: infatti vedo solo ora il commento di vb che la pensa come me sul tema delle “citazioni necessarie“.
Ad Alberto vorrei far presente che la democrazia è una gran bella cosa, ma non è la panacea per tutti i mali. Senza andare a tirare in ballo Hitler, che le vinse, le elezioni, è chiaro che se mi dovessi ammalare di tifo seguirei la cura ordinatami dall’ordinario di medicina, quand’anche fosse da solo contro il parere delle sue cento matricole del primo anno.
Il grosso problema è quello di saper riconoscere chi -indipendentemente dall’acquisizione di un titolo accademico- sia portatore di una specifica competenza -e quindi ne possa scrivere- e chi non lo sia. Purtroppo uno dei pochi mezzi oggettivi che abbiamo a disposizione è proprio il possesso di un titolo accademico!
Per altre materie, come nel caso di I.A.C., l’unico mezzo di riconoscimento è il consensum, che è cosa del tutto diversa dalla maggioranza (e wikipedia stessa ne è ben consapevole, quando ammonisce a raggiungere il consenso e non correre ai voti).
Purtroppo per raggiungere il consenso bisogna essere in pochi. La difficoltà di raggiungerlo cresce esponenzialmente al numero di partecipanti, e la massa critica è stata ormai superata da tempo. In tale contesto -secondo il mio piccolo parere- solo gli strumenti di democrazia rappresentativa possono funzionare: la democrazia diretta diventa una gara a chi urla di più o, nello specifico, a chi passa più tempo davanti alla tastiera, obliterando necessità sociali e fisiologiche come lavoro, cibo, amici e sesso.
Io lavoro su esperimenti globali di democrazia partecipativa da una decade, sono ben cosciente di tutti i problemi che ci sono; anzi, proprio perché ci lavoro ho visto che, a lungo andare, il problema di come far sì che la democrazia partecipativa faccia emergere le persone competenti invece che quelle simpatiche diventa drammatico e soluzioni se ne vedono poche (a parte insegnare alle persone competenti ad essere anche simpatiche).
In questo senso, Alberto, il motivo per cui Wikipedia ha avuto successo in termini quantitativi è (triste, ma credo vero) che al mondo ci sono molti più cretini simpatici che persone competenti… E’ come l’educazione: prima ti era richiesto di studiare 15 anni per aprir bocca sull’argomento, poi trovi un posto dove anche se non ne capisci una mazza ti stanno a sentire come gli altri. Logico che la maggior parte delle persone smetta di studiare e vada a divertirsi nel luogo del secondo tipo…
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