L’inflazione dà i numeri

Oggi sono stati diffusi i dati Istat sull’inflazione dello scorso anno. Vediamo cosa titolano i quotidiani.
Corriere: «Inflazione in picchiata a dicembre»
Messaggero: «Inflazione, confermato calo a dicembre» (come sottotitolo: il titolo è sul taglio dei tassi da parte della BCE)
Repubblica: «Inflazione, il dato definitivo: dicembre -0,1%, 3,3 la media 2008»
La Stampa: «Inflazione nel 2008 al 3,3%, La più alta degli ultimi 12 anni»
Giornale: «L’inflazione vola al 3,3%: ai massimi da 12 anni»
Vi state chiedendo chi ha ragione e chi torto? La risposta è “Tutti, e nessuno”. Aggiungo ancora il titolo del Sole, che è fuorviante ma permette di intuire cosa è successo: «Istat, inflazione a dicembre +2,2%. Nel 2008 a +3,3%».
L’inflazione, intesa come “crescita del costo necessario per acquistare un paniere ‘tipico’ di prodotti”, può infatti essere calcolata in due modi: quello puntuale (se dodici mesi fa spendevo 100, ora quanto spendo?) e quello medio (se nel corso di due anni fa spendevo in tutto 100, nel corso dell’anno appena passato quanto ho speso?) Nel 2008, principalmente per le oscillazioni del prezzo del petrolio, nei primi mesi dell’anno il tasso puntuale è cresciuto moltissimo, mentre alla fine dell’anno è cresciuto molto di meno: addirittura negli ultimi due mesi la differenza rispetto al mese precedente è stata negativa. Se il paniere a novembre 2008 costava 100, lo stesso paniere a dicembre 2008 costava 99,9. Se uno si limita a guardare solo l’inflazione puntuale, a novembre 2008 il tasso era del 2,7% rispetto al novembre 2007, mentre a dicembre 2008 era del 2,2% rispetto al dicembre 2007; in effetti a vederla così è in picchiata proprio come dicono i giornali “ottimisti”, o se preferite dirla in altro modo nel singolo mese di dicembre 2007 era cresciuta dello 0,4% mentre nel singolo mese di dicembre 2008 è scesa dello 0,1%. Se però prendiamo la media di tutto l’anno, visto che ci sono stati mesi in cui era molto più alta allora il risultato finale cresce molto, e arriva appunto al 3,3% con tutti gli alti lamenti dei giornali “pessimisti”. In pratica, il dato medio è sempre in ritardo: in periodi in cui l’inflazione puntuale sta salendo quello medio è inferiore, mentre quando l’inflazione puntuale sta scendendo è superiore.
A onor del vero, bisogna dire che nei sottotitoli il Corriere («Scesa al 2,2% dal 2,7% del mese prima. Ma nell’intero 2008 è stata del 3,3%, la più alta dal 1996») e la Stampa («A dicembre l’inflazione ha segnato un calo congiunturale dello 0,1%, mentre su base tendenziale il tasso di crescita è aumentato del 2,2%») danno una spiegazione abbastanza corretta, tenendo anche conto della compressione del testo necessaria in un titolo. Ma per una volta non volevo lamentarmi dei giornali, quanto far vedere che è molto facile scegliere quali numeri usare per dare una notizia in un modo o nell’altro.

Ultimo aggiornamento: 2009-01-15 14:39

3 pensieri su “L’inflazione dà i numeri

  1. BorisLimpopo

    Vorrei soltanto segnalare che l’Istat si sforza di aiutarci a capire un po’ meglio che cosa succede, sia con pagine e pagine di informazione dettagliata sulle metodologie e sul paniere (http://www.istat.it/prezzi/precon/aproposito/) sia con i suoi comunicati-stampa (quello in discussione è qui: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/precon/20090115_00/).
    Riflessione: ma perché passare ancora dall’intermediazione dei giornali, quando possiamo documentarci direttamente alla fonte?

  2. .mau.

    @BorisLimpopo: ad esempio, perché le fonti sono troppe e non esiste un aggregatore decente per ridurre il tempo necessario a trovare tutto.
    D’altra parte, imparare a leggere i dati è come imparare a pescare: ci vuole un po’ di fatica, ma poi i dati li si riesce a ricavare nonostante la cortina fumogena dei media.

  3. mestesso

    Ma per una volta non volevo lamentarmi dei giornali, quanto far vedere che è molto facile scegliere quali numeri usare per dare una notizia in un modo o nell’altro.
    Pensa che l’azienda che ti impiega (naturalmente come tutte le altre, magari un poco peggio) utilizza cortine fumogene assolutamente analoghe, e che lo stato nei suoi bilanci fa pure peggio! E’ un malvezzo assai comune.
    Cmq, in genere i giornali se vogliono truccare le carte usano tecniche omissive (non dico quello che mi sta sul gozzo) oppure organizzano depistaggi (gridano al lupo al lupo su qualcosa che è marginale per sviare l’attenzione). I numeri li masticano poco, e li usano il meno possibile :-).

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