Oggi a mezzogiorno ho commesso il gravissimo errore di accompagnare Anna all’Esselunga per fare la spesa. Ero persino relativamente felice, perché avevamo deciso di andare a piedi e notavo con sadica gioia che viale Zara era tutto un ingorgo che nemmeno venerdì alle sei di sera. Poi siamo entrati nel supermercato e ho scoperto la dura verità: si erano dati tutti appuntamento qua.
L’unico vantaggio che ho avuto nel compenetrarmi tra la folla, oltre alla possibilità di scrivere questa notiziola se apprezzate l’autoreferenzialità, è di avere trovato una confutazione alla legge – che credevo essere di Cipolla, ma ho verificato e non è così – che afferma “l’intelligenza totale dell’umanità rimane costante”; da cui il semplice corollario che visto che la popolazione aumenta diventiamo in media più stupidi. La triste realtà è un’altra; se in uno spazio limitato il numero di persone aumenta, l’intelligenza totale diminuisce. Possiamo partire dall’alto, e cioè dal signor Bernardo Caprotti che ritieneche per mandare i commessi con i bancali a riassortire l’ora migliore sia mezzogiorno del sabato; ma naturalmente il problema è spalmato su tutta la filiera. Già mi sono sempre chiesto come mai persone di una certa notevole età che sicuramente durante la settimana possono al più dover accudire i nipotini debbano scegliere di aumentare la confusione il sabato. Ma fosse solo per loro la situazione non sarebbe così tragica. La gente stamattina aveva la tipica espressione di chi fosse appena giunto nel Paese dei Balocchi: si fermava all’improvviso, rapita dalla beatifica visione di un pacchetto di arachidi scontato del 20% o di una confezione tripla di sottaceti. Per la cronaca, l’estasi era di durata relativamente breve, non più di una quindicina di secondi. Superate queste crisi mistiche, si arrivava alla seconda prova: prendere la merce dagli scaffali. Supponendo di passare con il carrello tra le corsie, uno immagina di lasciarlo vicino agli scaffali appena più avanti di dove si trova la roba che ci interessa, prendere gli oggetti, e proseguire. Invece no. Il carrello è sempre a un palmo buono di distanza dagli scaffali, e soprattutto è girato. La parte anteriore fa un angolo dai 25 ai 35 gradi rispetto alla corsia. Per la distanza, immagino che ci siano problemi di attrazione gravitazionale che non permettono di avvicinarsi troppo alla merce in esposizione che altrimenti si riverserebbe immediatamente nel carrello. Ma l’angolo? Non può essere dovuto alla forza di Coriolis, il cui effetto è molto ridotto. Non può essere studiato per impedire alla gente di passare avanti e acquistare prima di noi le altre cose di cui abbiamo un terribile bisogno: un concetto come questo richiede troppa intelligenza. Non può nemmeno essere una forma imitativa, a meno che non sia assolutamente inconscia. No; secondo me è proprio l’imbecillità di base che fa sì che nessuno immagini l’esistenza di altre persone nei dintorni. In fin dei conti il proprio carrello, non facendo parte del proprio spazio vitale, per definizione non esiste, no?
Anche stavolta sono sopravvissuto, però; ho cercato un angolino poco frequentato e mi sono appiattito finché Anna mi ha detto “possiamo andare a pagare” :-)
Ultimo aggiornamento: 2008-12-13 14:17
Sei troppo matematico. Devi adottare modalità di pressione sociale, e, se il carrello ingombrante non viene spostato, anche di pressione fisica.
Ai vecchietti piace andare a far spesa di sabato. Sono spesso soli e amano stare in mezzo alla folla, fare la coda, sentirsi stressati come un tempo, quando avevano tante cose da fare.