Piano industriale Telecom

Non so se qualcuno dei miei ventun lettori si sia chiesto come mai io non abbia parlato del piano industriale presentato la scorsa settimana da Franco Bernabè: so che nessuno me lo ha chiesto, probabilmente perché sanno che io non ho alcun rapporto con l’amministratore delegato dell’azienda in cui lavoro. Il motivo per cui non ho scritto nulla, ad ogni modo, è che non avevo dati a sufficienza per scrivere qualcosa non pretendo sensato, ma almeno con una parvenza di attinenza alla realtà. Adesso che ho qualche notizia in più, provo ad aggiungere i miei due eurocent.
Innanzitutto a me il discorso video che ci è stato messo nella home page dell’intranet aziendale non è piaciuto per nulla. Non tanto per il ritornello “tutti dobbiamo fare sacrifici per Telecom”, quanto per il fatto che nel “tutti” sono compresi anche gli abbonati che si vedranno aumentare il canone. È un problema di linguaggio: se avesse detto qualcosa tipo “ci è anche toccato chiedere un aumento del canone che era del resto fermo da vari anni” almeno sarebbe stato più onesto. Che poi, a ben vedere, l’aumento del canone può essere un boomerang, visto che accelererà l’emorragia che sta facendo passare molta gente da una linea fissa a una mobile (il fatturato sul fisso è previsto scendere del 2.4% da qua al 2011, per la cronaca). D’altra parte è anche vero che – sempre secondo l’azienda – si vuole “privilegiare i clienti a maggior valore (Top Client e Business, pari al 40% degli attuali clienti Telecom)”. Sappiatelo subito.
Ma in genere le misure previste dal nuovo piano triennale mi sembrano assolutamente schizofreniche, concordando stranamente con la Triplice che oggi ha emesso un comunicato. Non sono in grado di capire se effettivamente i 4000 ulteriori licenziamenti previsti sono solo il 5% del valore della manovra, come affermato da loro; però è indubbio che voler ridurre il debito vendendo la branca tedesca e Sparkle è assurdo, perché da un lato – a differenza ad esempio della branca francese che era in perdita strutturale – non sono dei costi sulle spalle del gruppo, e dall’altro non è che darebbero chissà quanti soldi essendo piccole. Altra cosa a mio parere con poco senso è tagliare pesantemente Open Access (ottocento persone in meno…) esternalizzando al contempo alcune attività: se il costo del personale è davvero così alto significa che c’è qualche problema a monte, e allora tanto vale farla davvero, la separazione della rete! Ma quello è un problema ancora diverso. La rete di per sé ha un costo molto alto, checché ne pensi la gente: solo che questo costo al momento non è sostenuto da nessuno, tanto che Telecom non solo non fa praticamente investimenti ma limita al minimo indispensabile se non meno la manutenzione ordinaria. Separare la rete dal resto di Telecom farebbe venire a galla questi problemucci…
Se qualcuno è preoccupato per me, posso dire che nel campo dell’IT sono previsti “solo” 100 tagli; il vero guaio è che vogliono razionalizzare le piattaforme software (e quella su cui si opera noi è assolutamente fuori standard) e integrare le varie software factory sul territorio (per quanto detto sopra, noi siamo difficilmente integrabili, oltre che essere di dimensione un ordine di grandezza inferiore a tutte le altre software factory)

Ultimo aggiornamento: 2008-12-11 19:29

11 pensieri su “Piano industriale Telecom

  1. silvia

    “Solo” 100 esuberi in tutta l’IT? Mi pare un numero troppo basso rispetto alla moltitudine di persone che ricordo io fra TIM e TELECOM (più gli ex-ITALSTAT, etc)
    Bisogna vedere cosa viene fatto rientrare nell’ IT, cosa è già stato ‘esternalizzato’ in questi ultimi anni e quanti esuberi (“su base volontaria”) erano previsti al primo round.
    Cmq mi dispiace per tutti (e anche per lo stato delle nostre infrastrutture di base).

  2. mestesso

    esternalizzando al contempo alcune attività: se il costo del personale è davvero così alto significa che c’è qualche problema a monte…
    sulle esternalizzazioni sono un esperto avendole vissute in prima persona :(. Il mio sito è nato per quello…
    Le esternalizzazioni si fanno *esclusivamente* per portare fuori dal perimetro aziendale (tradotto dal CFO speaking: portare fuori dal bilancio Telecom) asset non più interessanti, togliendo quindi i costi correlati agli asset dismessi. Per ditte in debito questa è sempre una opzione interessante. Non è un problema di costo del personale in senso stretto: è il rendimento di una certa divisione che interessa, ed il suo impatto sul bilancio aggregato.
    Lo scorporo della rete non verrà mai fatto per un semplice, banale motivo: gran parte del valore (in bilancio) di Telecom sta lì dentro. Col debito alle stelle lo scorporo significherebbe decuplicare il debito e, diciamo che aprirebbe le porte ad a) acquisizione da parte di terzi o b) amministrazione controllata. Ti posso assicurare che ad un certo livello discorsi tipo “problemi tecnici che verrebbero a galla” non importano nulla a nessuno. Tant’è che il tronchetto, che è un finanziere e non un industriale, ha messo telecom come la trovi, cioè industrialmente zoppa.
    I magnager non hanno coscienza: servono i propri interessi. E vengono assunti dagli azionisti con la speranza che i loro interessi coincidano con quelli degli azionisti. E bada, non sto mica scherzando: funziona proprio così.
    Ah, dimenticavo un dettaglio importante: hai detto bene è importante ridurre il debito, ma assolutamente non eliminarlo. Eh sì, perché così non pagano le tasse ;-). Ed inoltre, ti ricordi di una certa Blu, e le sue licenze, e quei 200-300 milioni di euro che ballano tra lo stato e Telecom, se ben mi ricordo? Se ci fossero plusvalenze, e Berly è alla disperata ricerca di soldi, dove se ne andrebbero?
    Meglio rimanere in perdita, credi a me.

  3. Marco Antoniotti

    Evvai! Finalmente, dopo la “razionalizzazione” delle piattaforme software potrai usare Lotus Notes!
    Ntuniott

  4. vb

    Non è che non volessimo chiedertelo, è che siamo qui seduti sul divano con popcorn e coca-cola aspettando la prossima Alitalia: Telecom è ben messa per diventarlo.

  5. Bubbo Bubboni

    Applaudo all’ottimo commentario di mestesso che mette tutto nella giusta prospettiva! Questi processi si governano “da sopra” e così vanno capiti.
    C’è un solo errore. Non è vero che “I magnager non hanno coscienza” è solo che non la usano per tenerla pulita più facilmente…

  6. .mau.

    @mestesso: beh, correvano voci che si volesse fare lo stesso per Tre (strutturalmente in perdita, e i cinesi si sono stufati da mo’). Non dite che non ve l’ho detto.
    D’altra parte qualche mese fa si parlava del debito pubblico e si diceva che un 50% del PIL, tenuto conto di inflazione e tutto, è una cosa sana…

  7. mestesso

    @.mau.:
    La fusione Tre-TIM è andata definitivamente nel cassetto. Non era una voce, i due si sono parlati a lungo.
    La cosa è definitivamente tramontata per motivi politici (nazionali ed UE). Primo, l’antitrust avrebbe avuto seri problemi nel avallare una simile cosa. Secondo, l’UE (o meglio Viviane Reading) ha, giustumente per altro, una pagliuzza nell’occhio che si chiama Telecom Italia che, in un modo o nell’altro, si fa approvare provvedimenti legislativi a suo favore e a sfavore degli altri :-).
    Si dice nei miei corridoi che la commissione per vendetta avrebbe impugnato le tariffe di terminazione e pressato per lo scorporo il nostro governo, e TI ha deciso che era meglio mollare l’osso.
    Tieni presente .mau. che dal punto di vista puramente finanziario l’operazione era a vantaggio di entrambi: Tre chudeva con una ottima plusvalenza l’avventura UMTS, e TIM si pappava a prezzo di sconto abbonati e servizi avanzati che a tutt’oggi non ha, oltre che diluire l’enorme debito tramite l’acquisizione degli asset attivi di Tre e la vendita dei restanti a terzi. Parecchi magnager di alto livello delle tue parti .mau. ha pianto lacrime amare, te lo garantisco, sentivo l’eco fin qui nel mio ufficio…

  8. robxyz

    Per curiosità, visto che lavoro anche io per la stessa azienda: a quale piattaforma fuori standard ti riferisci?
    (quale delle tante, più che altro).

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