Oggigiorno si sente parlare di imam e ulema, oppure di fatwa, abbastanza spesso, e si suppone di sapere tutto a riguardo. D’accordo, non è così, ma quella è almeno l’idea che si ha. Questo libretto (Josef Van Ess, L’alba della teologia musulmana [Prémices de la théologie musulmane], Einaudi – Piccola Biblioteca 398, 2008 [2002], pag. xxii-142, € 15, ISBN 978-88-06-18899-3, trad. Paolo Piccardo), come del resto dice il titolo stesso, non spiega in effetti direttamente questi termini, ma li contestualizza spiegando come nei primi secoli dopo l’Egira, mentre la potenza militare araba faceva conquiste su conquiste, nascesse una teologia islamica. Per chi conosce un po’ di teologia cristiana ed ebraica, le differenze che trova sono notevoli: nell’islam infatti la teologia nacque dalla giurisprudenza, e non dalla filosofia o dal misticismo come ci si sarebbe potuti aspettare. Inoltre non c’era solo la divisione attuale tra sciiti e sunniti, ma varie correnti in lotta tra di loro, nonostante ci fu almeno una scuola che disse “ogni opinione ragionevole è corretta”, tentando di riportare l’unità e facendo notare che il Corano afferma che i musulmani sono meglio dei cristiani proprio perché sono uniti. Nel testo vengono trattati alcuni dei problemi teologici fondamentali, che in un certo senso durano a tutt’oggi: le interpretazioni del Corano creato (e non eterno) e del libero arbitrio contrapposto al determinismo della volontà di Allah; la possibilità che un miscredente conoscesse Dio; la possibilità di affermare che i propri governanti non fossero veri musulmani, e quindi poter fare jihad contro di loro. Il tutto in un contesto molto tecnico, e difficile da comprendere se non si è giàesperti. Certo la supervisione di Ida Zillo-Grandi è stata utilissima per tutte le note al testo che ci permettono di avere un’idea dei personaggi e dottrine che Van Ess dà per scontate. Ma forse era meglio trovare anche qualche altro editor, perché magari è stato Van Ess stesso a scrivere a pagina 30 “Per i cristiani, Gesù è elevato al cielo direttamente dalla croce, senza morire” e – con meno probabilità – a pagina 34 “Il cristianesimo aveva risolto il problema con l’idea di reincarnazione”; però leggere queste cose non dà molta fiducia sulla qualità del resto del testo.
Ultimo aggiornamento: 2008-12-10 01:00