Gli enigmi del caso (libro)

[copertina] Scrivere un’autobiografia non è mai troppo semplice, ma quando si è un matematico la cosa è ancora più complessa, visto che in fin dei conti bisognerebbe anche parlare del proprio lavoro in maniera comprensibile ai più. In questo caso (Mark Kac, Gli enigmi del caso [Enigmas of Chance], Boringhieri 1986 [1985], pag. 161, € 18,08, ISBN 978-88-339-0905-9, trad. Umberto Sampieri) secondo me non si è arrivati al risultato richiesto. A parte una certa piattezza del testo – che secondo me è più legata alla prosa originale di Kac che alla traduzione – le parti matematiche del libro sono scritte in modo da spaventare il lettore. Un peccato, per vari motivi. In primo luogo, perché le formulacce piazzate qua e là nella parte centrale non erano poi così importanti per capire almeno qualitativamente il campo di studio di Kac (processi casuali). Inoltre, perché così si perdono le parti interessanti: il racconto della sua gioventù in Polonia (ed essere un ebreo non aiutava affatto anche prima dell’invasione hitleriana), e il suo punto di vista su come la matematica pura sia assolutamente sterile, perché i problemi dobbiamo trovarceli e non porceli. Non che io sia così d’accordo su quest’ultimo punto, però ha una sua logica.

Ultimo aggiornamento: 2008-12-05 15:30

5 pensieri su “Gli enigmi del caso (libro)

  1. delio

    va detto che il concetto di “matematica non pura” nell’accezione di kac è molto diverso da quello tipicamente in voga (equazioni di navier-stokes utilizzate per calcolare il flusso in una caffettiera e cose così): per kac i problemi veri sono quelli motivati (abbastanza alla lontana) fisicamente. per dire: kac è riuscito a formulare una delle piú belle congetture di tutta la storia della matematica (“can one hear the shape of a drum?”). se “non puro” vuol dire che una congettura può essere compresa anche da chi non sa niente di un settore specifico (in questo caso l’analisi spettrale), ben venga la matematica “non pura”.

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