Dalle barzellette con psicanalista e relativo lettino ai film hollywoodiani, la professione dello psicologo è sempre stata vista con un misto di timore e rispetto quasi magico. In fin dei conti non possiamo vedere quello che c’è dentro la nostra testa, e se immaginiamo che ci sia qualcuno in grado di farlo allora come prima cosa ci mettiamo sulla difensiva, ma subito dopo vediamo se riusciamo a carpirne i trucchi. In questo libro (Silvia Bianconcini, Psicobufale, Rizzoli 2008, pag. 180, € 15, ISBN 978-88-17-02553-9) l’autrice, psicologa, spiega quali sono le cose che noi tutti “sappiamo” riguardo alla psicologia e agli psicologi ma che in realtà sono false: le psicobufale, per l’appunto. Lo stile di scrittura è leggero, e i vari argomenti sono trattati ciascuno in poche pagine – si capisce che l’autrice è abituata a scrivere sul suo blog. Diciamo che dopo un po’ si nota una certa ripetitività, anche perché il messaggio di base – che gli psico-cosi non sono degli indovini, non possono lavorare a macchinetta, e che ogni persona è un caso a sé – non è che possa essere detto in chissà quanti modi diversi. Probabilmente il modo migliore per gustare il libro è leggere un capitoletto ogni tanto: a questo punto sarà più semplice capire che la depressione tanto di moda al giorno d’oggi non è poi altro che l’esaurimento nervoso di qualche lustro orsono e che entrambi i termini non significano in realtà nulla!
Ultimo aggiornamento: 2017-05-18 14:52
“Ho sognato che Toro Seduto mangiava la ciabatta di mia zia, che cosa vuol dire?”
E hai voglia a spiegare che i sogni non si interpretano quasi più e che uno psicoterapeuta non funziona come la smorfia napoletana…
E’ vero, ‘depressione’ non significa più nulla, al punto che per indicare la malattia psichiatrica si parla di ‘depressione maggiore’. In realtà la maggioranza dei termini psicologici utilizzati nel linguaggio comune risalgono alla psicologia del ‘700 o dell’800. ‘Umore’ e ‘Carattere’ per primi.
Cosa vuol dire che “depressione” non significa nulla? Che significa tutto oppure che i malati sono considerati guariti d’ufficio?
Di già che non ho letto il libro dico la mia sul tema. Leggendo psicologi come Freud, Drewermann oppure Frankl mi impressiona come ci possano essere professioni che richiederebbero un intelligenza eccezionale che, ovviamente, sono svolte anche da chi dovrebbe, per il bene della società, occuparsi di altro. E’ un bel contrasto con la fungibilità dell’addetto che caratterizza la produzione, anche intellettuale, di oggi e mi pare drammatica.
Significa che con “depressione” si indicano i disturbi psicologici più vari e diversi, al punto che il termine perde la sua funzione referenziale, diventando inutilizzabile. Come quando (in C) non aggiorni un puntatore.