Il Codacons supera i patrii confini

Persino la BBC riporta la richiesta del Codacons di mettere un tetto al montepremi (in questo caso del Superenalotto) e distribuire tra i premi minori i soldi che altrimenti sarebbero andati al jackpot. Se non sbaglio non è la prima volta che Rienzi fa questa proposta, anche se stranamente mi sono accorto di non averne mai parlato in occasione delle precedenti ondate di caccia ai sei numeri vincenti.
Sapete benissimo che non sono mai stato tenero con il Codacons, ma in questo caso sono dalla loro parte. So perfettamente che allo Stato fa tanto piacere che il jackpot cresca, perché le persone sono sempre più invogliate a giocare e tanti soldini vanno all’erario. Però è anche vero che non penso la vita cambi molto vincendo cinquanta, settanta o cento milioni di euro (lo so, ci sono i gruppi di giocatori che comprano la quota del sistemone: a parte che da buon matematico non comprendo l’utilità pratica del sistemone, vorrà dire che il numero di giocatori del gruppo si ridurrà). In compenso, tutti i giocatori che fanno tre oppure quattro si troverebbero una sommetta maggiore, il che dovrebbe comunque fare piacere. Occhei, la ridistribuzione del reddito è un concetto prettamente marxista: però non credo che Groucho… ehm, Karl pensasse anche ai concorsi a premi. La televisione ha sicuramente rimpiazzato la religione come oppio dei popoli, ma le lotterie non sono poi così dietro.

Ultimo aggiornamento: 2008-10-22 10:51

11 pensieri su “Il Codacons supera i patrii confini

  1. Francesco

    Saro` cinico e bastardo, ma dato che non gioco, qualsiasi meccanismo che incrementi le giocate (ergo gli introiti dell’erario) mi trova favorevole, dato che i soldi che lo stato prende ai giocatori si spera (mi illudo?) che non li venga a chiedere a me. Stessa filosofia per le tasse sui tabacchi (non fumo). Inoltre, ho l’impressione che come ridistributore di reddito il il superenalotto funzioni a rovescio, nel senso che toglie (col loro consenso!) ai poveri (piu` precisamente ai meno scolarizzati), che giocano di piu`, per dare ai ricchi (o a quelli che sanno fare due conti e valutare la fregatura).

  2. Larry

    Non stai considerando la cosa nel modo giusto, probabilmente perché non conosci nessuno di quei poveretti che lavorano nelle tabaccherie e nelle ricevitorie. In teoria è vero che un jackpot di 100 milioni non cambia la vita di una persona normale più di quanto la cambia 10 milioni di euro, ma alla persona normale questa considerazione di buon senso non interessa. La persona normale giocherà tre, cinque, dieci volte di più di quanto giocherebbe se il jackpot fosse 10 milioni e nessuno ne parlasse, e ciò porterà alla conseguenza che anche chi fa le combinazioni minori prenderà più soldi.
    Mettere un tetto alle vincite fa prendere meno soldi a tutti. Il vero motivo per cui io lo introdurrei è invece quello di invogliare meno la gente a giocare, e quindi fargli perdere meno soldi. Non per niente le lotterie vengono chiamate “la tassa sulla povertà”.

  3. ALG

    Beh, però non stai ragionando da matematico… Mi spiego meglio, ipotizziamo che io giochi al superenalotto con il solo scopo di fare 6; poiché le probabilità di fare sei sono una su oltre quattrocento milioni ed il costo di una giocata è un euro converrebbe giocare (uso la teoria dell’utilità) solo qualora il jackpot superasse i quattrocento milioni di euro. Se tu mi metti un tetto sotto questa cifra non vale più la pena giocare… E’ anche vero che bisognerebbe considerare anche le vincite con 5+1, 5 e 4 e 3 ma non ho tempo di fare i conti…
    Ciao

  4. .mau.

    @ALG: se parli di “utilità” non stai facendo matematica, ma economia. Matematicamente si parla solo di “valore atteso” che in una ridistribuzione del montepremi resta costante.
    @Larry: è possibile che il valore assoluto del montepremi per le vincite minori diminuisca, con un tetto alle vincite. È anche vero che questo capiterebbe relativamente meno di frequente, e che l'”effetto vincitina” potrebbe comunque dare una mano anche in caso di jackpot bloccato a 50 milioni.

  5. ALG

    @.mau.: Ok, ho unito matematica ed economia… Ma non capisco la storia che il valore atteso nella redistribuzione del montepremi resta costante… Dipende da come viene fatta la redistribuzione, poi io ho fatto un assunto, conviene giocare solo per fare 6, al massimo 5+1, gli altri premi li escludo dal calcolo…

  6. .mau.

    @ALG: o abbiamo una definizione diversa di valore atteso, o c’è qualcosa che non va. Il valore atteso è dato dalla sommatoria delle probabilità di avere (un tipo di) vincita moltiplicate per la vincita stessa, il tutto dopo avere sottratto il costo della giocata. Se il montepremi è il 37% delle giocate, continua ad essere il 37% in qualunque modo lo redistribuisci. Poi mi chiedo come si faccia a giocare “solo per fare 6, al massimo 5+1”. Non siamo al lotto, dove puoi scegliere se giocare ambo, terno o cinquina…

  7. Fang

    @Larry:
    > La persona normale giocherà tre, cinque, dieci volte di più di
    > quanto giocherebbe se il jackpot fosse 10 milioni e nessuno ne
    > parlasse, e ciò porterà alla conseguenza che anche chi fa le
    > combinazioni minori prenderà più soldi.
    Credo di no: supponendo che non ci sia un prelievo fisso da parte dello Stato, ma solo a percentuale, rimanendo costante la probabilità di vincita, resterà (mediamente) costante il valore della vincita, qualunque sia il numero di combinazioni giocate.
    Se giocano X persone, avrai V=p*X tre che si divideranno S=g*X; se giocano 10X persone avrai 10V=p*10X tre che si divideranno 10S=g*10X. (Lezione numero 1 di: “Della vulcanizzazione: come scrivere in maniera complicata cose semplici”)
    Se sbaglio, certamente De Pignolinis mi correggerà. :)
    @.mau.
    > Se non sbaglio non è la prima volta che Rienzi fa questa
    > proposta,
    Non ricordo se era il Codacons o un’altra associazione di consumatori, però, no, non è la prima volta.
    > Però è anche vero che non penso la vita cambi molto vincendo
    > cinquanta, settanta o cento milioni di euro
    Perché vincerne 20 invece di 16…

  8. ALG

    @.mau.:
    Appunto mediamente, ovvero su molte estrazioni; ma localmente il valore atteso varia a causa del Jackpot (considera cosa accade ora). Quanto al fatto che devo considerare tutti le vincite è vero, stavo semplificando… Poi è anche vero che uno non gioca per fare 3 al SuperEnalotto anche se poi non getta via i soldi se fa 3… uno gioca per fare 6. (e poi non avevo ne voglia ne tempo per fare i conti, c’è gente che lavora pure ora!)

  9. .mau.

    @Fang: naturalmente sai benissimo la differenza tra il dire “c’è una persona con una ferita sospetta” e chiedere documenti e permesso di soggiorno di una persona che arriva con la febbre a 40, vero?

  10. S.

    Oppure un sistema all’americana. I premi vengono liquidati in tante rate mensili per 40 anni.
    Certo che anche con 208mila euro al mese si camperebbe quasi decentemente.

  11. .mau.

    @Fang: Come da regolamento (pdf), il montepremi del superenalotto è pari al 38% delle giocate (più jackpot), ed è diviso così:
    20% ai 6; 20% ai 5+1; 15% ai 5; 15% ai 4; 30% ai 3. Se non escono 6, i soldi finiscono nel jackpot; se non escono 5+1, metà soldi finisce nel jackpot del 5+1 e l’altra metà in un fondo che verrà messo nel montepremi del 6 la volta successiva a quella in cui qualcuno vince (per non avere un crollo troppo forte del valore del montepremi).
    Premesso tutto questo, è facile calcolare che se l’incremento delle giocate causa jackpot sempre più ricco è maggiore del 5% rispetto all’incremento causa “non è uscito il jackpot, quindi stavolta è più facile che esca” allora al giocatore conviene che cresca il jackpot; è da vedere se l’assunzione fatta è vera o falsa.
    @ALG: nella mia ipotesi i soldi delle vecchie giocate non vinte ci sono sempre, semplicemente spalmati su più categorie di vincita.

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