Non è esattamente il miglior periodo per fare un’assemblea in Telecom Italia, visto cosa sta succedendo alle azioni. Però c’era stato un (mezzo) accordo tra azienda e sindacato per le 5000 persone da far fuori – gli “esuberi”, come ormai si dice, forse perché la parola assomiglia a “esondazione”, e quindi sono iniziate le assemblee per votare sul (mezzo) accordo.
Perché “mezzo”? Perché – ammetto di non essermene accorto – la SLC-CGIL non ha firmato la parte dell’accordo relativo al piano industriale; e in effetti ieri mi era arrivato un comunicato Fistel-CISL che si lamentava con i colleghi dell’altra parrocchia. Bisogna dire che mi sono piacevolmente stupito del fatto che nonostante tutto abbiano messo in piedi un’assemblea unitaria e i sindacalisti delle due sigle non si siano picchiati nemmeno metaforicamente, limitandosi a riconoscere le differenze e a presentare il proprio punto di vista. In Italia è ormai diventata una cosa così rara da essere incredibile. Altro stupore l’ho avuto notando che la partecipazione era piuttosto alta, anche se mi sa che sia legata alla paura di cosa possa accadere. L’età media è semre quel che è, considerando che un riferimento a Catalano per un’ovvietà è stato tranquillamente compreso dai presenti, ma quello lo si sa già.
Dopo una non-votazione (non ho esattamente capito cosa sia successo, una “approvazione vocale con alzata di mano”?) ce ne siamo tornati in ufficio: non so bene cosa avesse fatto col suo badge il tipo che era uscito, ma ci siamo visti abbassarsi la serranda che chiude l’ingresso alla nostra sede. Sì, in attesa che la receptionist capisse che fare abbiamo fatto il giro dalla rampa per il cortile: resta il tatto che continuo a trovarmi davanti brutti presagi.
Ultimo aggiornamento: 2008-10-09 11:50