scuse all’italiana

Non mi verrebbe mai in mente di pretendere che, dopo un disastro come quello dell’ATM di ieri, i vertici aziendali si dimettessero. A parte che non credo che lo facciano più nemmeno in Giappone, non ha un grande senso. Ma che si scusassero, magari sì.
Invece Elio Catania, presidente ATM, dichjara papale papale «Questo guasto è il prezzo che città e azienda pagano per 10 anni di mancati investimenti nelle infrastrutture. Tutti i dipendenti oggi devono chiedere scusa ai clienti per il disservizio inaccettabile.» Bisogna dargli atto di una cosa: bisogna avercene tanta, di faccia tosta, per riuscire a dire una cosa del genere senza scoppiare a ridere. Innanzitutto, le “infrastrutture” non c’entrano nulla, visto che questo è ovviamente un problema di manutenzione. Poi i casi sono due. O gli addetti alla manutenzione delle linee aeree non fanno bene il loro lavoro e dunque i colpevoli sono solo loro e non tutti gli altri dipendenti; oppure – e non so come dirlo, ma io scommetterei più su questo – per poter affermare di avere il bilancio in attivo ATM continua a tagliare sulle cose incomprimibili e incrociare le dita.
Ma d’altra parte il facciaculismo è lo sport nazionale italico. L’assessore milanese alla mobilità Croci (insomma, il capo di Catania), prima di dire che «questo disservizio è inammissibile», ha ricordato che «Abbiamo il metrò più vecchio d’Italia». In effetti il tratto Caiazzo-Cascina Gobba è stato aperto nel 1969. Mi domando solo cosa Croci pensi possa succedere a Parigi o New York, la cui rete metropolitana ha una settantina d’anni in più. Anzi no, non me lo domando. Evitiamo la retorica almeno qua.

Ultimo aggiornamento: 2008-10-07 11:29

10 pensieri su “scuse all’italiana

  1. Terra2

    Tranquillo. In Giappone si scusano, vengono rimossi e se per colpa del disservizio ci scappa il morto, anche il ministro dei trasporti si prende una pausa di riflessione.
    Ed ha anche un senso: l’ipotesi che possa accadere, mette i dirigenti faccia a faccia con le proprie responsabilità, ogni benedetto giorno!
    Probabilmente è un sistema troppo rigido e spesso rotolano più teste del necessario, ma è un sistema che mantiene un senso di umiltà diffuso ed allontana abbondantemente l’ipotesi di ritrovarsi con vertici incompetenti capaci solo di scaricare ad altri le proprie responsabilità.
    T2

  2. mestesso

    Secondo me .mau. la fai troppo semplice.
    Leggo dal sito che l’attivo viaggia sui 2.7 milioni di euro. Così non midice molto: quanto fattura ATM? Cento volte tanto? Una redditività dell’1% è *pessima*: significa che in termini reali stai perdendo il tasso reale di inflazione meno l’1%.
    Bilanci con scritto “guadagno” o “perdo” non significano NULLA se non inseriti in un contesto più ampio.
    L’ho detto nel post precedente e lo ripeto: ATM finanziariamente spende gran parte del suo bilancio per spese fisse (stipendi,benzina, elettricità,ammortamenti vari) e poco, molto poco (sempre in proporzione bisogna ragionare, non in termini assoluti!) per prendere nuovi mezzi, per rifare le linee elettriche, fare le nuove linee e così via.
    Questo è il vero problema di ATM. Il resto è fumo negli occhi.
    Poi naturalmente come tutte le imprese pubbliche, molti soldi finiscono nelle tasche di qualcheduno sotto forma di stecche, ma soldi per rimettere le cose in piedi .mau., non se ne mettono.
    BTW, la metropolitana di Parigi, pur non fermandosi molto per guasti, ti assicuro per esperienza, non è il bengodi e certe volte rimpiangi l’ATM.

  3. .mau.

    @mestesso: sei tu che la stai facendo troppo semplice, a dire il vero.
    Una società di trasporti come ATM è istituzionalmente sovvenzionata (da Stato, Regione, Provincia, Comune) e la cosa mi va assolutamente bene: non per un malinteso senso di criptocomunismo, ma perché un servizio pubblico efficiente toglie autoveicoli dalle strade, e quindi riduce tutta un’altra serie di costi. Però sono anni che ATM è fiera di dire ogni anno di essere in pareggio o in leggero attivo, mostrando di non capire che non è quello a cui noi cittadini e utenti siamo interessati: quello che vogliamo è che sia efficiente (nel senso “ci vogliano i soldi che ci vogliono, ma che siano spesi bene”). Insomma, non ha proprio senso parlare di “redditività”.
    Hai ragione quando dici che il bilancio ATM deve essere presentato in maniera diversa, anche se la mia divisione sarebbe un po’ diversa: benzina, elettricità e (parte degli) stipendi in realtà sono “costi vivi”, nel senso che sono più o meno linearmente dipendenti dal numero di Km/anno che vengono percorsi. Ammortamenti, investimenti e manutenzione sono tre voci che dovrebbero essere separate.
    Per la metro parigina, tutte le volte che l’ho presa non ho mai avuto problemi con i treni. Possiamo parlare delle stazioni, ma non è Milano ci faccia sempre una bella figura.

  4. vb

    Se volete parliamo della SAGAT, la società che gestisce l’aeroporto di Torino, metà degli enti pubblici e metà di Benetton: l’aeroporto fa schifo, non ci sono voli per praticamente nessun posto e i collegamenti con la città sono inservibili, ma fa ogni anno svariati milioni di euro di utili per cui il CdA continua a dire “non investiamo per far venire le low cost o aprire nuove rotte, se no c’è il rischio che il dividendo dell’anno prossimo si abbassi”. (Qui peraltro c’è chi dice che il degrado di Caselle sia anche parte di un patto per salvare Malpensa, visto che il bacino di utenza è in buona parte lo stesso, chissà.)
    Comunque sul fantastico sito Giromilano puoi costruire facilmente un percorso per la “casa di riposo per musicisti G. Verdi” ma nell’elenco dei luoghi di interesse manca l’aeroporto di Linate…

  5. .mau.

    @vb: ma l’aeroporto di Linate è nel comune di Peschiera Borromeo, mica a Milano! Ringrazia ancora che ti facciano pagare la tariffa urbana per arrivarci.

  6. mestesso

    > quello che vogliamo è che sia efficiente (nel senso “ci vogliano i soldi che ci vogliono, ma che siano spesi bene”).
    Ecco, bravo. Io quello che ho detto (e ripeto, visto che non mi sono spiegato bene evidentemente) è che i soldi non ci sono. That’s it. Quindi la tua frase è falsa, perché manca il presupposto di base ;). Non ci sono i soldi che ci devono essere…
    Per Parigi, il problema maggiore sono i sindacati :). Nel senso che quando c’è sciopero a Parigi, lo si fa sul serio. Io mi ricordo una serrata *totale* di quasi tutta la metro (tranne l’unica linea automatica, che ha solo 7 stazioni…), per tre giorni consecutivi. Niente fasce di rispetto come da noi “dall’inizio del servzio alle 8.45 e dalle 16.45 alle 18”. Ti lascio immaginare il risultato…

  7. .mau.

    @mestesso: se i soldi non ci sono (e lo so che i soldi non ci sono), serietà vuole che lo si dica esplicitamente, e poi ci si metta a decidere per quanta parte questi soldi devono essere messi dagli utenti con i biglietti e quanti da Stato ed enti locali con i trasferimenti… oppure si tagli esplicitamente il servizio: essendo per default in perdita, ridurre le corse fa risparmiare.
    Sugli scioperi e il blocco della metropolitana, non vedo che c’entri la cosa.

  8. mestesso

    Sugli scioperi e il blocco della metropolitana, non vedo che c’entri la cosa.
    Che l’utente paga sempre per colpe non sue ;).

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